Stephen King "La storia di Lisey" Sperling&Kupfer 18.00 €
Finalmente è tornato, altro che Cell, un libro da dimenticare, o Colorado Kid, un antipasto sul niente. Il re è tornato e lo ha fatto in grandissimo stile, 600 pagine di una storia di paura e d'amore, di fantasmi, di mostri e di cattivi, il tutto impastato condito e sformato con una ricetta di quelle che non dico si avvicina ai suoi capolavori, ma almeno si distanzia dalle ultime porcate e di molto.
Finalmente è tornato, altro che Cell, un libro da dimenticare, o Colorado Kid, un antipasto sul niente. Il re è tornato e lo ha fatto in grandissimo stile, 600 pagine di una storia di paura e d'amore, di fantasmi, di mostri e di cattivi, il tutto impastato condito e sformato con una ricetta di quelle che non dico si avvicina ai suoi capolavori, ma almeno si distanzia dalle ultime porcate e di molto.
La storia è quella della vedova di uno scrittore, Scott Landon, da lei molto amato e decisamente molto ricambiata la quale (Lisey da cui il titolo), a due anni dalla sua scomparsa, decide di liberare lo studio del marito per cedere
alcuni dei suoi cimeli alle varie università che li richiedono, e qui non è difficile scorgere una specie di autobiografia dell'autore, però stavolta ha almeno evitato di entrare nel libro come ne "La torre nera".
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Da questo momento in poi, ovviamente, come ogni kinghiano che si rispetti sa, tutto smette di essere come appare e ci spostiamo bruscamente su realtà parallele, costellate da donne catatoniche (It), fantasmi (Mucchio d'ossa), cattivoni che aspettano nell'ombra (Il gioco di Gerald), e varie altre amenità a cui il re ci ha abituato.
Storia di un matrimonio al di sopra di ogni sospetto in cui ogni capitolo sembra preso da Incubi e deliri, cioè si potrebbe estrapolare ogni storia e farne un racconto autonomo e resterebbe comunque un bel racconto, ma tutti insieme in un libro sono quasi commoventi, tre giorni a leggere e a non vedere l'ora di poter riprendere per vedere come va a finire, e sia chiaro, come ogni volta non è andato a finire come pensavo.
Mi piace pensare che l'autore si sia perso dalle parti della pozza delle parole, anzi ci sia caduto, e che per fortuna è tornato non tanto meglio di prima quanto piuttosto simile a quello dei suoi romanzi più stupendi, che per quanto mi riguarda sono, nell'ordine: L'ombra dello scorpione, Il talismano+La casa del buio (con P. Straub), It e Gli occhi del drago.
Da leggere e regalare, poi da rileggere e ripensare, quasi per tenersi dentro i personaggi il più a lungo possibile, e mi raccomando: niente frutta dopo il tramonto!
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