Ci sono delle volte in cui bisognerebbe semplicemente inchinarsi di fronte ai creatori, a coloro che introducono delle modifiche al sistema che daranno il via ad una serie di reazioni a catena, specialmente se hanno inventato qualcosa come il genere noir.
Questo libro è uscito per la prima volta negli Stati Uniti nel 1952, quando gli americani erano ancora più bambascioni di adesso ed è stato subito scandalo. Il perchè è presto detto, nella stessa america del KKK alcune scomode realtà dovevano venire celate, restare nascoste, tutto doveva sembrare perfetto, poco importa che non lo fosse, quindi chiunque alzasse il tappeto poteva solo soffocare nella stessa polvere che aveva alzato, gli altri si sarebbero girati dall'altra parte.
Il romazo parla di un vicesceriffo, la cui agghiacciante normalità è pari solo alla noia che ispira, peccato che come sempre accade, la realtà è un po' diversa, ma la cosa che distingue questo libro dagli altri romanzi in cui da subito sappiamo chi è il "cattivo", è il fatto che è raccontato in prima persona.
Mentre assistiamo al mondo visto dalle cornee dell'assassino, è piuttosto sconvolgente lasciarsi coinvolgere dai suoi stessi processi mentali e, quel che è peggio, arrivare a volte alle stesse conclusioni e soprattutto temere assieme a lui che le cose non si stanno affatto sistemando, ma che la conclusione si avvicina rapidamente e non è proprio quella che aveva preventivato.
Quasi un sollievo alla fine poter uscire dai suoi panni e trovarsi tranquilli sul proprio divano, peccato poi ricercare quello stesso sguardo negli altri e rendersi conto che alcune cose che abbiamo pensato e provato noi, sono piuttosto comuni, come dicevano in cari vecchi Smashing Pumpkins "...the killer in me is the killer in you".
La Fanucci sta ristampando tutti i libri dell'autore, qualcosa mi fa pensare che questa sarà solo la prima di una serie di recensioni....
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