Marai e io abbiamo una lunga storia, di cui chiaramente lui non è consapevole, anche perchè è morto suicida a San Diego nel 1989.
Quando mi consigliarono "Le braci" pensai che l'unica cosa che mi attirava di quel libro era la copertina, quindi bastava. Lo lessi tutto d'un fiato e poi a seguire "Divorzio a Buda" e "I ribelli", dei quali il primo lo ricordo bene, il secondo poco. Ho saltato "L'eredità di Ezter" e "La recita di Bolzano", ma conto di colmare presto la lacuna.
Un giorno da Mel sono incappata per caso in questo libro che non sapevo nemmeno esistesse e chiaramente è tornato l'amore; forse non era proprio il momento adatto per un libro in cui un uomo descrive una malattia che l'ha colpito rendendolo completamente paralizzato per poi lasciare come strascico l'incapacità di muovere solo due dita delle mani, peccato che fosse un pianista.
La descrizione così intima, profonda e dettagliata lascia senza fiato, le parole sono dosate e la pesantezza dell'argomento lascia il solito amaro in bocca a cui l'autore ci ha abituato, ma resta subline, pain is so close to pleasure direbbero gli inglesi.
Avrò bisogno di almeno quattro o cinque libri leggerini per rimprendermi, ne valeva comunque la pena, in alcuni momenti sembra di leggere lo zibaldone leopardiano, lo inserisco nel filone dolente che comprende anche McGrath e che forse potremmo addiritture far risalire a Zolà e Maupassant...sto esagerando, buon fine settimana.
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