domenica, ottobre 29, 2006

Stephen King "La storia di Lisey" Sperling&Kupfer 18.00 €
Finalmente è tornato, altro che Cell, un libro da dimenticare, o Colorado Kid, un antipasto sul niente. Il re è tornato e lo ha fatto in grandissimo stile, 600 pagine di una storia di paura e d'amore, di fantasmi, di mostri e di cattivi, il tutto impastato condito e sformato con una ricetta di quelle che non dico si avvicina ai suoi capolavori, ma almeno si distanzia dalle ultime porcate e di molto.
La storia è quella della vedova di uno scrittore, Scott Landon, da lei molto amato e decisamente molto ricambiata la quale (Lisey da cui il titolo), a due anni dalla sua scomparsa, decide di liberare lo studio del marito per cedere alcuni dei suoi cimeli alle varie università che li richiedono, e qui non è difficile scorgere una specie di autobiografia dell'autore, però stavolta ha almeno evitato di entrare nel libro come ne "La torre nera".
Da questo momento in poi, ovviamente, come ogni kinghiano che si rispetti sa, tutto smette di essere come appare e ci spostiamo bruscamente su realtà parallele, costellate da donne catatoniche (It), fantasmi (Mucchio d'ossa), cattivoni che aspettano nell'ombra (Il gioco di Gerald), e varie altre amenità a cui il re ci ha abituato.
Storia di un matrimonio al di sopra di ogni sospetto in cui ogni capitolo sembra preso da Incubi e deliri, cioè si potrebbe estrapolare ogni storia e farne un racconto autonomo e resterebbe comunque un bel racconto, ma tutti insieme in un libro sono quasi commoventi, tre giorni a leggere e a non vedere l'ora di poter riprendere per vedere come va a finire, e sia chiaro, come ogni volta non è andato a finire come pensavo.
Mi piace pensare che l'autore si sia perso dalle parti della pozza delle parole, anzi ci sia caduto, e che per fortuna è tornato non tanto meglio di prima quanto piuttosto simile a quello dei suoi romanzi più stupendi, che per quanto mi riguarda sono, nell'ordine: L'ombra dello scorpione, Il talismano+La casa del buio (con P. Straub), It e Gli occhi del drago.
Da leggere e regalare, poi da rileggere e ripensare, quasi per tenersi dentro i personaggi il più a lungo possibile, e mi raccomando: niente frutta dopo il tramonto!

mercoledì, ottobre 25, 2006

Orhan Pamuk è un piatto complicato

Una di quelle ricette che vanno avanti per ore, con piu’ preparazioni laterali altrettanto esigenti di pazienza e attenzione.
Di quelle che a un tratto non ne puoi più e pensi a chi te l’ha fatto fare “e guarda quanto manca, ancora” e vorresti ordinare una pizza (o una Kinsella qualunque in questo caso), mandare all’aria tutto e ripulire la cucina.
Mollare, insomma.

Poi, magia.
Finito di rimestare e unito il tutto, lasciato in cottura per un po’, con testardaggine e una presa di scetticismo…il piatto arriva in tavola.
E ha un sapore buonissimo. Persistente, armonico, fuori dall’ordinario.
Non dirò quindi che i romanzi di Pamuk sono alla portata di tutti.
Anzi, se non vi va di leggere con calma, di riprendere le frasi e siete colti da fame impellente o, viceversa, è un momento di scarso appetito, lasciate perdere.
Rischiereste di odiarlo e bollarlo per sempre.
Se invece, magari parallelamente ad altro, avete voglia di qualcosa di spesso, orientale e misterioso, da assaporare pian piano e con cui occasionalmente litigare…Se non vi fa paura un autore verboso, che procede con un ritmo irregolare e che non si sa dove arriverà o se volete essere a la page da veri radical chic “oh si, ha vinto il Nobel per la letteratura, l’ho letto!” , se avete amato la Turchia come la sottoscritta e volete ritrovarla nei suoi aspetti piu’ quotidiani e sfaccettati…qui sotto c’è la sua produzione tradotta.
Neve e La nuova vita li ho adorati. Dopo essere stata vicina a lanciarli dalla finestra…

Roccalba (o Il Castello Bianco)
La casa del silenzio
Il libro nero
La nuova vita
Il mio nome è Rosso
Neve
Istanbul

Psssttt....Il signor Pamuk è anche uno che non la manda a dire. E che ha rischiato per la sua presa di posizione sui curdi e gli armeni. (Un sottoprefetto ha addirittura ordinato la distruzione dei suoi romanzi nelle librerie e nelle biblioteche).
Se non volete affrontare subito i romanzi, cercate le interviste e gli articoli che ha dedicato alla politica del suo Paese. Ne vale la pena.

martedì, ottobre 24, 2006

Jim Thompson "L'assassino che è in me" Fanucci 7.90€
Ci sono delle volte in cui bisognerebbe semplicemente inchinarsi di fronte ai creatori, a coloro che introducono delle modifiche al sistema che daranno il via ad una serie di reazioni a catena, specialmente se hanno inventato qualcosa come il genere noir.
Questo libro è uscito per la prima volta negli Stati Uniti nel 1952, quando gli americani erano ancora più bambascioni di adesso ed è stato subito scandalo. Il perchè è presto detto, nella stessa america del KKK alcune scomode realtà dovevano venire celate, restare nascoste, tutto doveva sembrare perfetto, poco importa che non lo fosse, quindi chiunque alzasse il tappeto poteva solo soffocare nella stessa polvere che aveva alzato, gli altri si sarebbero girati dall'altra parte.
Il romazo parla di un vicesceriffo, la cui agghiacciante normalità è pari solo alla noia che ispira, peccato che come sempre accade, la realtà è un po' diversa, ma la cosa che distingue questo libro dagli altri romanzi in cui da subito sappiamo chi è il "cattivo", è il fatto che è raccontato in prima persona.
Mentre assistiamo al mondo visto dalle cornee dell'assassino, è piuttosto sconvolgente lasciarsi coinvolgere dai suoi stessi processi mentali e, quel che è peggio, arrivare a volte alle stesse conclusioni e soprattutto temere assieme a lui che le cose non si stanno affatto sistemando, ma che la conclusione si avvicina rapidamente e non è proprio quella che aveva preventivato.
Quasi un sollievo alla fine poter uscire dai suoi panni e trovarsi tranquilli sul proprio divano, peccato poi ricercare quello stesso sguardo negli altri e rendersi conto che alcune cose che abbiamo pensato e provato noi, sono piuttosto comuni, come dicevano in cari vecchi Smashing Pumpkins "...the killer in me is the killer in you".
La Fanucci sta ristampando tutti i libri dell'autore, qualcosa mi fa pensare che questa sarà solo la prima di una serie di recensioni....

sabato, ottobre 21, 2006

Buon Compleanno Libritudine!!
Ieri sera c'era la festa per il compleanno della mitica G. e in qeull'occasione ho realizzato che era circa un anno che Libritudine "viveva", proprio perchè il primo post l'ho scritto in merito al mio fortuito incontro con Stefano Tura, uno dei miei giallisti preferiti, nonchè corrispondente Rai da Londra.
Un anno dopo lo ri-incontro esattamente dove l'avevo lasciato, alla promessa del libro nuovo.
In questo caso sono stata più cauta nelle mie figuracce, mi sono avvicinata affermando di essere una sua lettrice (e con la certezza e speranza che non si ricordasse di me) e abbiamo ri-cominciato a parlare.
Un libro nuovo c'è, ma non uscirà a brevissimo, e confermo la teoria di molti e cioè che scrivere serve a soddisfare il proprio narcisimo, mi ha interrogato sui suoi libri!
Premesso che l'ultimo lo avevo finito quasi 20 mesi fa (e nel frattempo ne avrò letti almeno decinaia) mi ha chiesto se mi ricordavo il secondo (solo il titolo e vagamente la trama ovviamente) e si è arrabbiato perchè mi ha chiesto se era quello che preferivo e ho risposto che non era questo.
Non l'avessi mai detto, tuoni e fulmini, è il secondo il suo libro preferito (Non spegnere la luce), quello catartico aggiungerei io, quello dove la violenza viene spinta al parossismo e più che di un libro giallo si tratta di un libro dell'orrore con assassino espiatorio (riassunto breve delle sue parole).
Ammetto che è stato divertente, almeno stavolta non ho perso del tutto la dignità, ma resta il fatto che non c'è nessun ispettore Gerace in arrivo con nuovo romanzo al seguito, anzi,
SCOOP con
SPOILER
ha ammesso di volerlo uccidere (noooooooo ti prego sarebbe come suicidare Montalbano).
Le parole precise di Stefano comunque sono "Non voglio più scrivere i gialli perchè adesso i gialli li scrivono tutti, guarda, anche Faletti! Voglio scrivere un romanzo fantastico, onirico, un romanzo come "Il profumo" di Suskind, lo hai letto?"
"Si' "- ma ho tralasciato di dire che non mi è piaciuto da impazzire e se proprio mi doveva citare un libro onirico avrei capito di più l'Aleph di Borges.
Comunque Stefano è sempre un po' inquietante e quando mi ha detto "Non pensare che sia pazzo" ho pensato che non mi pagava abbastanza per farlo (e questa la capiamo in pochi), comunque ho anche scoperto che Dazieri è stato il suo editor e gli ho raccontato come si fosse avvelenato perchè non avevo apprezzato particolarmente il suo ultimo libro, tant'è nemmeno io avrei mai pensato che leggesse il mio blog, e poi per alcuni argomenti c'è ancora la libertà di opinione e di espressione, non faccio mica ingerenza spinta come il pastore tedesco.
Buon compleanno Libritudine, mi costi meno di una terapia....

giovedì, ottobre 19, 2006

Libri che non ho ancora letto: GOMORRA
Anche se sarò l'ultima in ordine di apparizione, vi vorrei parlare di un libro che non ho ancora letto, semplicemente perchè non ho ancora avuto i fondi neri per procurarmelo, quindi lascerò che un altro blogger di cui sono affezionata lurker, lo faccia al mio posto, perchè non amo parlare di ciò che non conosco, a parte gli uomini.
Buona lettura:
http://letturalenta.net/2006/10/gomorra/
e poi procuratevelo.
Come dice Heine: "... si comincia bruciano dei libri e si finisce bruciando le persone".

lunedì, ottobre 16, 2006

Giorgio Faletti "Fuori da un evidente destino" Baldini Dalai e Castaldi 18.90€
Eccoci qua a parlare di un libro che poteva essere un giallo e non lo è stato, un libro che poteva addirittura essere "de paura" e non lo è stato, un romanzo scorrevole come gli altri due, e non lo è stato, un po' vorrei ma non posso, come la serie 1 della BMW per capirsi.
L'autore, che ai più non piace perchè deve evidentemente scontare la colpa di non essere stato sempre e solo uno scrittore, personalmente non mi dispiace; "Io uccido" l'ho proprio divorato, anche perchè era scritto nello stesso modo in cui anche J. Deaver imposta i suoi gialli, e anche lui è uno dei miei autori preferiti. In "Niente di vero tranne gli occhi" la velocità era già rallentata e nonostante non mi piacesse tanto quanto il primo, era comunque carino pur se completamente surreale, quindi un bel libro da ombrellone, meglio poi l'edizione in paperback, così non pesava neanche troppo sulla pancia.
Questo ultimo romanzo rimane invece come incompiuto, la lentezza è sorprendete rispetto a quanto ci aveva abituato, per essere precisi è dominante, la descrizione intima dei personaggi rimane superficiale e particolarmente scontata, tutto è bene quel che finisce bene con tanto di nemesi.
Una delusione e mi dispiace anche perchè l'ho preso anche per regalarlo e quindi se la festeggiata mi chiederà che ne penso, mi limitero' a un sorrisetto tirato.

venerdì, ottobre 13, 2006

Massimo Carlotto " Il paese della mia anima" Edizioni E/O 15.00€
Come vi dicevo in questo periodo di vacche grasse stanno uscendo un sacco di libri nuovi dei miei autori preferiti, ho già in coda l'ultimo Palanhiuk e stanno arrivando Lucarelli e King, quanta abbondanza...
Questo nuovo Carlotto non è un giallo, ma la storia dall'infanzia ai giorni d'oggi di Beniamino Rossini, quel Beniamino che accompagna l'alligatore in tutte le sue imprese, che lo ha conosciuto in carcere e da allora gli è rimasto amico e accanto.
Questa è una storia che ripercorre grossomodo tutta le vicende italiane a partire dagli anni '20, quando fare il contrabbandiere (o lo spallone come si diceva) era un lavoro rispettato da tutti e i finanzieri non avrebbero mai sparato, anzi avvertivano prima di arrivare.
Beniamino comincia come contrabbandiere e diventa rapinatore, passa dalla montagna al mare, passa da mogli ad amanti, per essere precisi anche da donne a uomini, ma soprattutto vive tutta la vita con un intensità spaventosa, uno di quelli che riescono a vivere ogni giorno come se fosse l'ultimo, che oltre ad essere divertente solo per lui e non per quelli che lo circondano, denota anche una spiccata propensione a non prendersi nessuna responsabilità.
Ma non è soltanto una disamina critica della sua vita quella che fa Beniamino in prima persona, è piuttosto un suo lascito, ora che sta per morire e che di lui, dopo non aver riconosciuto il suo unico figlio, rimarranno solo pochi amici e molte persone che lo hanno temuto, e a ragione. Questa biografia è un modo per fare pace con la morte, ma soprattutto con la vita e forse uno dei grossi privilegi che ha il personaggio del romanzo è quello di poter chiudere qualche conto prima che sia troppo tardi, chissà se basta per morire in pace?

giovedì, ottobre 12, 2006


Joe R. Lansdale "Echi perduti" Fanucci €15.75
Anche per Lansdale vale lo stesso discorso di Ammaniti, libro nuovo di autore preferito, nessun rimpianto, bene!
Ultimamente stanno uscendo una caterva di libri nuovi, il gonzorte ha i capelli dritti, ma tant'è, arriveranno le vacche magre...
Questo romanzo prende probabilmente lo spunto da un vechio episodio di "Ai confini della relatà" se non mi sbaglio, comunque la trama è presto detta, un ragazzino ha un'otite purulenta a sei anni e, da quel momento, i rumori per lui diventano dei tramite per rivivere eventuali scene violente in cui quei rumori si erano sentiti la prima volta, per esempio: se sbatte la portiera di una macchina che aveva avuto un incidente, Harry si ritrova a viverlo come se fosse un fantasma, riprovando le stesse emozioni dei personaggi che vi erano coinvolti. Decisamente un bel problema.
Il nostro eroe inizialmente decide di combatterlo grazie allo stato di stordimento indotto dagli alcolici, fino a quando non incontra un vero personaggio stile Lansdale, un ex-maestro di arti marziali a sua volta alcolista. Assieme Harry e Tad aiutano un'amica di infanzia del primo a risolvere un vecchio giallo che vedeva coinvolto anche il padre della ragazza (Kayla). Detto questo potrebbe essere un thriller come un'altro, ma l'autore lo trasforma in un capolavoro di ironia e sagacia, non c'e' niente da fare un personaggio qualunque in mano a Lansdale diventa uno psicopatico simpatico, e quindi il romanzo è tutto da gustare.
Ho saputo che la Fanucci ha preso l'anteprima sulle traduzioni dell'autore, quindi non ci sarà nemmeno da aspettare tanto per avere i vecchi libri e racconti oltre che le novità!
Grande Fanucci, prima ristampa le vecchie edizioni dell'Editrice Nord e poi sforna questo, vorrei tanto lavorare per voi!

mercoledì, ottobre 11, 2006

Fotoleggendo 2006 - dal 6 al 20 ottobre 2006, Via del Commercio 13, Roma.
Questa mostra di fotografia mi è stata segnalata da un mio amico che partecipava (nella sezione Ostiense 25) e si tiene in una cornice molto bella quale l'Istituto Superiore Antincendi e la vecchia centrale elettrica Montemartini.
Attraverso corridoi e gallerie scopriamo che la mostra non è una, ma tante, tanti argomenti e tanti colori, oltre che tanti bianchi e neri, i miei preferiti. Tra gli autori più importanti c'è anche Fancesco Cito, conosciuto dai più, ma non da me come al solito, come uno dei più famosi fotoreporter italiani; mentre guardavo le sue foto mi sono ricordata di quando al Palazzo delle Esposizioni ero andata a vedere Robert Capa, si assomigliano.
Tante sono anche le foto che hanno come sfondo l'archeologia industriale e i palazzi in generale (Zanchetta - Cattedrali del lavoro e Bortolozzo - Olympia: Torino verso le Olimpiadi 2006), queste mi piacciono proprio tanto, e poi "Costole" di Anna Fabroni che mi è rimasta proprio in testa un po' per l'argomento, un po' perchè avevo un altro amico fotografo che per anni ha cercato di trovare delle anoressiche che si facessero fotografare, a quanto ho capito la sua unica speranza è diventare anoressico a sua volta.
Tenere sono le foto che appartengono alla serie "Seaside" del gruppo ferdinand f di Montepellier, con tutte figure in riva al mare, i bambini sono carini e anche quelle "Sulla riva" di Desideri.
Una bella mostra, ve la consiglio, la strada è la stessa dove si trova l'Alpheus. Buona visione e a seguire la poesia che gli organizzatori della mostra hanno scritto sul volantino:
La Fotografia
Per ricordatte, dice, veramente
de quarcosa che t'è rimasto in core
(n' amico, n' ber soriso, er primo amore)
la devi imprime bbene ne la mente
come fusse un capitolo de storia
oppuro, come fusse 'na poesia.
Ma si nun ciai la giusta fantasia
Osi te fa cileccha la memoria
invece de morì de nostrarggia....
nun è mejo fa' na fotograffia!?
Angelo C. Talarico
(agosto 1990)

lunedì, ottobre 09, 2006

Niccolò Ammaniti "Come Dio comanda" 19.00 € Mondadori
E' tornato, lo stesso uomo che ha scritto "Ti prendo e ti porto via" e "Io non ho paura" è tornato, e le cose non sono cambiate, per fortuna.
Ogni volta che leggo uno dei miei scrittori preferiti ho il timore che mi deluda, anche perchè bisogna ammettere che rimanere su certi livelli non deve essere facile, specie per tutte le pagine di questo libro, invece c'è riuscito.
Di Ammaniti avevamo già parlato alla fine del 2005 e io mi ritengo una sua grande fan, nonostante suo padre una decina di anni fa mi abbia bocciato all'esame di psicopatologia generale e dell'età evolutiva, ma si sa che le colpe dei padri non devono ricadere sui figli...
Quindi nonostante Branchie non fosse un granchè ho continuato a leggerlo e in questo caso quello che ho scoperto è che i romanzi gli vengono meglio dei racconti; deve avere delle origini sudamericane, senza però la necessità di farci affogare in milioni di personaggi.
Anche in questo nuovo romanzo è la disperazione a farla da padrone, una disperazione canalizzata che però esonda in una terribile notte di temporale, una specie di super signora delle pulizie che lava tutto prima di rimettere a posto.
C'è da dire che l'autore si conferma senza pietà, chi deve morire muore e peggio per lui, ma le cose più belle sono i pensieri di Cristiano, protagonista del romanzo insieme a suo babbo, probabilmente l'unico naziskin simpatico sulla faccia della terra, e credo sia dura.
La vita vista da un tredicenne, diversa però dai soliti libri sull'argomento, quelli in cui gli unici problemi sono dati dai brufoli e dalle ragazze: Cristiano ha ben altri problemi e se li risolve tutti da solo, mi ha fatto tornare in mente una frase di Che Guevara, quella che finiva con "...senza perdere mai la tenerezza."
Da un certo punto di vista questo è anche un libro d'amore e di come questo non sia mai lineare, ma trova sbocchi impensati e imprevisti, oltre a deviazioni e burroni, l'amore dal suo lato più dolente. Bel libro, valeva la pena aspettare così tanto.

domenica, ottobre 08, 2006

Melissa Bank "Manuale di caccia e pesca per ragazze", Sperling Paperback 8.90€
Libro pieno di racconti che piano piano si intrecciano intorno alla storia di una delle protagoniste, Jane, che entra nel complicato mondo delle relazioni tra uomini e donne passando dalla porta che le apre il fratello più grande, e che non contribuisce certo a renderle le cose più chiare.
Attraverso l'esprienze delle sue amiche e ovviamente delle sue, Jane apprende dell'inutilità dei libri per farsi sposare [Le regole: all'altare in poche mosse (senza passare dal letto) - un best seller anche qui] e della ricerca di logica e responsabilità personali in un mondo che sembra essere completamente privo.
La storia più lunga è quella che la vede coinvolta con un uomo più grande di lei, probabilmente la più importante della sua vita, che può aprire uno spiraglio alla comprensione di alcune coppie che ci circondano e che si rifanno alla solita vecchia dinamica padre-figlia e relative inversioni di ruolo. Scritto in modo scorrevole, con lampi di cinismo ed ironia che fanno sorridere a denti stretti è un libro corto e carino, da leggere di corsa e poi andare avanti senza rimpianti.

sabato, ottobre 07, 2006

Sandor Marai "La sorella" Adelphi 16.50€
Marai e io abbiamo una lunga storia, di cui chiaramente lui non è consapevole, anche perchè è morto suicida a San Diego nel 1989.
Quando mi consigliarono "Le braci" pensai che l'unica cosa che mi attirava di quel libro era la copertina, quindi bastava. Lo lessi tutto d'un fiato e poi a seguire "Divorzio a Buda" e "I ribelli", dei quali il primo lo ricordo bene, il secondo poco. Ho saltato "L'eredità di Ezter" e "La recita di Bolzano", ma conto di colmare presto la lacuna.
Un giorno da Mel sono incappata per caso in questo libro che non sapevo nemmeno esistesse e chiaramente è tornato l'amore; forse non era proprio il momento adatto per un libro in cui un uomo descrive una malattia che l'ha colpito rendendolo completamente paralizzato per poi lasciare come strascico l'incapacità di muovere solo due dita delle mani, peccato che fosse un pianista.
La descrizione così intima, profonda e dettagliata lascia senza fiato, le parole sono dosate e la pesantezza dell'argomento lascia il solito amaro in bocca a cui l'autore ci ha abituato, ma resta subline, pain is so close to pleasure direbbero gli inglesi.
Avrò bisogno di almeno quattro o cinque libri leggerini per rimprendermi, ne valeva comunque la pena, in alcuni momenti sembra di leggere lo zibaldone leopardiano, lo inserisco nel filone dolente che comprende anche McGrath e che forse potremmo addiritture far risalire a Zolà e Maupassant...sto esagerando, buon fine settimana.

giovedì, ottobre 05, 2006

OFF TOPIC
Avrei potuto intitolare questo post anche "dell'immenso potere dei blog" o di chi li legge, ma preferisco non anticipare l'argomento della mia personalissima disquisizione sull'argomento.
Poco più di un anno è passato da quando, ho cominciato a girare per la rete a leggere i famosi diari virtuali di persone sconosciute, mi stavo annoiando e non avevo un libro a portata di mano.
Parlandone con alcuni amici sono venuta a sapere che persone a me più o meno note ne avevano di loro e ne ho usufruito, tranquillamente, sono sempre stata una lurker, non ho mai commentato se non per salutare, e nel momento in cui mi sono trovata in violento disaccordo ho scritto una mail personale e privata e per quanto mi riguarda amici come prima.
Detto questo, ultimamente mi sono accorta come la mia presenza o quella di qualcun altro ha spinto alcune persone a rendere i loro blog privati o a chiuderli (o spostarli), non è un delirio di onnipotenza, quanto piuttosto una certezza.
Premesso che ognuno è liberissimo di fare quello che più gli aggrada, trovo piuttosto divertente il fatto che ci siano delle persone che mettono gli affari loro in piazza a patto che non li legga nessuno che li conosce, o quanto meno che non facciano parte di una selezionatissima clientela con caratteristiche simili o uguali alla compiacenza e alla venerazione, di cui la rete sembra assolutamente pullulare.
Potrei fare una serie di esempi, ma credo che il concetto sia piuttosto chiaro, il blog serve a soddisfare un bisogno narcisistico e ci sono persone che si creano proprio una personalità alternativa oppure usano il blog per sfogarsi di torti veri o presunti che siano, ci sono persone che diventano famose raccontando di piselli e cerette - e di cui recensisco i libri - e altre che si accontentano di narrare cose mirabilanti senza nessun riscontro con la realtà.
Io ho cominciato per tenere il conto delle cose che leggevo, per rispondere in una sola volta a tutte le persone che mi chiedevano cosa comprare per regalare e a quel minimo numero che mi chiedeva cosa poteva leggere in questo o quel momento, ma soprattutto ho cominciato e continuerò perchè almeno una volta, chiunque mi ha letto, ha pensato a me.
Quello che mi consola è che non c'è molta discrepanza tra chi scrive e chi vive, almeno per libritudine.