Puntata monografica stasera, facciamo come "A night with..." e oggi ci troviamo in compagnia di uno scrittore italiano che fa parte di quella minoranza di calabri che derivano dagli albanesi, per essere precisi la comunità arbëreshe.
Mi sono letta tre libri del Sig. Abate, per la precisione "Il ballo tondo", "La festa del ritorno" e "Tra due mari" e l'unica cosa seria che posso fare è ringraziare la compaggggna del cugggggino che mi ha consigliato di leggerlo.
Romanzi brevi che ti lasciano il sale nel cuore, io non conosco molto bene la Calabria, ma non faccio fatica ad immaginarla grazie alle parole che l'autore usa per descriverne la campagna riarsa dal sole, i panorami montuosi che si allungano tra due strisce di diversi mari e le persone che le abitano.
Sono persone con vite raminghe queste, già arrivavano 500 anni fa dall'Albania e poi sono partite in tante come migranti per la merica o la froncia per mandare a casa un po' di soldi, la Germania è stata invece la meta del nostro autore, e che commozione leggere nel racconto le parole di coloro che tornavano solo tre volte l'anno a casa per vedere moglie e figli. Ma forse è proprio quello l'ultimo posto in cui si sente il senso della parola "comunità", quando nessuna famiglia si sente troppo sola in un paese dove tutti si prendono cura di tutti e tutti sanno tutto, in queste situazioni nel bene o nel male deve essere difficile sentirsi troppo soli.
E allora nasce questa nuova generazione di persone mezze calabre e mezze qualcos'altro di europeo, che non vivono bene in nessuno dei due posti e che in entrambi si sentono a casa, li invidio tanto.
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