Non c'è niente di meglio che girare tra gli scaffali di una libreria e trovare un libro di uno dei tuoi autori preferiti che non sapevi esistesse.
Anzi per essere precisi una cosa migliore c'è: girare per gli scaffali mentre la sorellonza cerca un libro di diritto, trovare il libro e sentirsi dire "te lo regalo per il tuo onomastico!".
Quindi eccoci con l'ultimo (forse a questo punto) capolavoro di Abate, un libro diverso dagli altri tre perchè formato da racconti, racconti di emigranti come al solito, racconti di un Amburgo vista dagli occhi di chi ci arriva con il sole in faccia e che, forse per questo, rimane un po' abbagliato, ma solo all'inizio.
Racconti che sono un inno alla vita proprio quando la vita si fa molto difficile, quando vivi per lavorare e non il contrario come dovrebbe essere.
Deve essere stato proprio difficile fare lo straniero in terra straniera una trentina di anni fa, quando più o meno per noi che stavamo qui, gli italiani emigrati assomigliavano tutti al terzo capitolo di Bianco, rosso e verdone.
Non so' come mai sto leggendo tanto su questo argomento ultimamente, che mi prepari ad emigrare? Se anche fosse attualmente è tutto più semplice, anche se il razzismo non è ancora sconfitto e la xenofobia dilaga.
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