martedì, luglio 31, 2007

Giovanni Allevi, Cavea dell'Auditorium - Roma

Ci sono sogni che fanno di tutto per essere realizzati e sicuramente in questo aiutano e supportano il portatore sano che li desidera.
Io questo concerto lo volevo vedere da tanto e quando mi sono rotta il naso volevo tanto andarci lo stesso e alla fine ce l'ho fatta, con il gessetto e l'ansia che mi dessero una gomitata ce l'ho fatta, anche grazie a Yari che mi supporta nella mia malattia musicalmente classica quando il gonzorte si defila immantinente.
Allevi è un genio, piuttosto ansioso, ma non sregolato, se non quando vola con le sue mani sulla tastiera creando delle melodie indicibili. Kurt Cobain voleva scrivere la canzone pop perfetta, quella che non ti avrebbe stufato nemmeno dopo averla ascoltata un milione di volte, Allevi ha scritto un brano per pianoforte che pur prestato alla pubblicità (BMW serie 3 touring) riesce ancora a farmi venire i brividi e quando la propone al bis e infila anche Prendimi ho pensato che basta per favore, davvero il mio piccolo cuore non può sopportare altro, se non ti fermi mi sento male, e se poi cado mi rompo un altra volta....
Questo concerto, con tutti i brani di Joy, Monolocale 7.30 a.m. e due da No Concept, che tra l'altro mi piace leggermente di più dell'ultimo, è stato come fare un bagno nel velluto caldo. Sensazioni ed emozioni si sono susseguite velocemente, al ritmo accelerato dei suoi pezzi, fino a portare ad un'estasi mistica (e se pensate che sto esagerando è perchè ieri non c'eravate) in cui la frase "pace dei sensi" acquista improvvisamente un significato nel quale ci si può crogiolare.
Un sacco di critici si accaniscono sulla sua presunta tecnicità poco comunicativa, già già, ma per esempio io Jarret lo odio, che dire? magari quello che ha detto il direttore di Umbria Jazz e cioè che possiamo fare a meno di lui ma non della sua musica; il mondo è bello perchè è vario e il mio è più bello da quando lo ascolto e, tra l'altro, il benessere è perdurante e anche stamattina mi sento decisamente bene, con tutto che devo andare dall'otorino per sapere se posso partire, se non è un miracolo questo...

lunedì, luglio 30, 2007

Harry Potter and the Deathly Hallows - Bloomsbury

In sensibile ritardo, ma viva (né alluvionata, né esplosa), la Gonza Alta ritorna dalla missione più attesa, lontana e importante dell'anno.
E si coccola con aria tronfia l'ultimo nato di casa Rowling, letto in due gg e mezzo circa, aspettato insieme a centinaia di pazzi in Piccadilly Circus e poi acquistato (e che siamo scemi) con un colpo di coda e niente fila nella Waterstones di Trafalgar Square, appena più in là.
E si... è finita.
L'ultimo brivido di emozione nel prenderlo dagli scaffali e portarlo alla cassa, l'ultimo sguardo alla dedica (e già lì…mano ai kleenex), l'ultimo tuffo in quello che molti definiscono un prodotto per bambini e a distanza di anni è ancora una delle poche cose che mi fa estraniare dal mondo, ridere, esultare, piangere.
E' finita e ora abbiamo chiare molte cose.
Prima fra tutte che i giornalisti italiani sono indegni. Che in nessuna altra parte del mondo ci sono stati spoiler tanto invadenti e inopportuni e forse bisognerebbe spiegare a chi si è sentito un gran figo nello sbandierare il finale sulle prime pagine, che a chi non legge i libri della "saga" di come si chiude non importa nulla, mentre a chi lo aspettava da DIECI anni, forse un po' di rispetto in più andava dato (e cagotto eterno vi colga).
Fortunatamente tra un gate e l'altro, mantenendomi estranea al fuoco di fila mediatico, sono riuscita a rimanere indenne e per questo motivo non anticiperò nulla.
Sappiate però che:
- non è il finale finale la cosa importante e nessuno potrà mai togliervi il gusto del percorso.
- se le prime 300 pagine sono nebbiose, incasinate e difficili mordete il freno, le 300 successive voleranno e voi con loro.
- lei non va leggera. Fazzolettini di carta nelle vicinanze…
- gli ultimi capitoli sono meravigliosi, coinvolgenti, degni di sette libri appassionanti.
- trovarsi in mezzo alla festa a cui abbiamo assistito è stato esaltante, divertente e catartico!
Il resto sono trovate irresistibili, battute, giallo, paura, attesa, diverse morti e colpi di scena.
E quando si chiude…un'unica domanda. "Come faccio ora senza la mia dose di Harry ogni due anni?".

giovedì, luglio 26, 2007

Richard Bachman (S.King) "Blaze"
Direttamente da Amazon, ecco a voi l'ultima, o almeno così dice King, fatica di Richard Bachman, pseudonimo utilizzato dal RE nei suoi primi libri così come in ultimo degli ultimi (I vendicatori, regulators in inglese).
Uno di quei King d'annata, in cui tutto va male da subito, da sempre e non c'è speranza che vada a finire bene, cosa che lo scrittore si è un po' perso per strada, ma credo che comunque non gli piacerebbe sapere che con il tempo si è decisamente ingentilito.
In breve la storia parla del rapimento di un neonato da parte di un omone, ma non gentile e schizofrenico. Non importa se siamo subito portati a prendere le parti di Blaze per quello che gli è successo nella vita, è difficile parteggiare per un adulto quando dall'altra parte c'è un neonato, è proprio una cosa da non fare, come quando da piccoli avremmo voluto, almeno una volta, che non vincessero sempre i buoni nei cartoni animati.
Lo stile è duro, un capitolo di flashback e uno di attualità che con sconcertante puntualità ci portano al finale, classico showdown in cui fino all'ultima potrebbe accadere che magari...e che poi...e quindi....
Duro e crudo, uno di quei libri che non leggi per distrarti dal mondo, anzi, il mondo è un posto migliore dove stare quando certe persone sono nei libri....

domenica, luglio 22, 2007

Douglas Coupland - JPOD
Questo non è il mio primo libro di Coupland, ma è il primo libro di questo autore in cui lui stesso compare in qualcosa che definire un cameo sarebbe riduttivo.
Sullo stesso stile di Microservi, questo romanzo si svolge tutto a partire da Ethan J..., che come i suoi colleghi, Cowboy, Evil Mark, John Doe, Kaitlin e Bree, hanno tutti il cognome che comincia con J e, azzarderei, come anche Kaitlin in seguito, un lieve disturbo autistico di personalità, quasi Asperger, non a caso quest'ultima costruirà una macchina degli abbracci, esattamente come Temple Grandin.
Ethan non è solo un disadattato, ma tutta la sua intera famiglia lo è: il padre è un ballerino professionista e caratterista alla ricerca del suo primo copione in cui parla; la madre colleziona fidanzati dell'età del figlio e coltiva erba geneticamente controllata nella sua cantina, il fratello fa l'agente immobiliare e saltuariamente commercia in espatriati cinesi.
Una serie di situazioni paradossali e assurde in cui, ciliegina sulla torta, il deus ex-machina è prorpio l'autore nei panni di se stesso e porterà a conclusione l'intera situazione in un modo, che mi ha lasciato un po' insoddisfatta, anche perchè il libro l'ho trovato veramente molto molto divertente.
Sequenze dei numeri primi che si intervallano a ricerche assurde su google, una generazione di persone impegnate a costruire videogiochi per crescere la prossima generazione di videolesi, il tutto in grande simpatia e consci dell'inutilità oltre che della dannosità del tutto.
Ve lo consiglio escludendo il finale; altre interessanti informazioni sul libro [spoiler]potrete trovarle qui, e a quel punto non potrete esimervi.

giovedì, luglio 19, 2007

Fosco Maraini "La gnosi delle fànfole" Baldini Castoldi Dalai, 18 euri
+ CD *
Stefano Bollani & Massimo Altomare, Villa Celimontana
special guest star Yari
Fosco Maraini era una persona che parlava 12 lingue e se n'è inventata un'altra, così, per gradire. Massimo Altomare è un musicista e Stefano Bollani è un mito. Mettete insieme le poesie metasemantiche del primo con l'esperienza trenntennale di un cantautore e la musica di uno dei più famosi jazzisti italiani e avrete un linguaggio che trascende sia la musica che le parole, come certe situazioni.
Quando siamo partiti per andarlo a sentire, avevamo i nostri dubbi: tutto sommato va bene Bollani, ma che cosa cavolo erano le poesie metasemantiche? E io di Maraini avevo letto solo "Ore giapponesi", bel libro, ma dava poche informazioni sul linguaggio inventato dall'autore.
Poi capita che arriviamo prima e Bollani sta provando, tutto per noi (così mi piace pensare) e ci troviamo immersi in un mondo di parole che non hanno un senso se non inserite nella musica e nel contesto della poesia, parole che fluiscono e come quando ti metti la crema, poi ti senti tutta liscia e morbida e il benessere permane.
Queste le ottime premesse, e alla fine delle prove decidiamo di procacciarci del cibo, anche secon il caldo tropicale l'unica cosa che stavo veramente cercando era un Mojito...
(Apro una piccola parentesi: vi consiglio di andarlo a prendere fuori dal parco di Villa Celimontana, al chioschetto del giardino, dove potrete gustare anche uno splendido Cous Cous, mentre, se poi siete ingordi come la sottoscritta e ne prendete un'altro al baretto di fronte al parco sarà peggio per voi, perchè non si è mai sentito che nel mojito ci si mette la mentuccia e non la menta e il risultatoè tremendo).
Lo spettacolo di Bollani e Altomare, con Guerrini al sassofono, Cosottini alla tromba, Ambrogini al contrabbasso e Paoli alla batteria è qualcosa che non si può veramente spiegare.
Se la metasemantica è un'unione mistica tra parole il cui senso si crea grazie alla loro unione, con l'aggiunta della musica si raggiunge la perfezione: le persone si divertono, si spellano le mani e poi all'uscita si comprano il libro e può capitare che le troviate sogghignanti in metropolitana, così contente che il loro sorriso vi potrebbe addirittura perseguitare....e gnacche alla formica ammucchiarona!

martedì, luglio 17, 2007

Milena Agus "Mal di pietre" Nottetempo, 12 €

Ci sono delle volte in cui il libro che non ti spetta ti cade dal cielo e non puoi che essere grato.
Ci sono volte in cui dover aspettare un passaggio si rivela una fortuna e poter aspettare con questo libro tra le mani la raddoppia.
Mal di pietre è il nome che davano in Sardegna ai calcoli renali, quando si partiva e si andava in continente a fare le terme per cercare di guarire.
Questa è la storia di una nonna raccontata da una nipote, una nonna che aveva la luna dentro e per questo gli altri la pensavano matta. Una nonna che scriveva poesie e storie su un quadernino con un marito che le faceva fare le scene delle case chiuse e un figlio che faceva il musicista.
Parole che scorrono come miele anche se possono essere di una tristezza assurda, assurda come la vita, perchè si sa che non ha senso camminare per una città e cercare la persona che amiamo tra la folla con la certezza assoluta che non sarà così, però almeno una volta l'abbiamo fatto tutti, perchè se ci fossimo incontrati, quello sarebbe stato un segno...
Romanzo breve e delicato, regalato alla mammonza e zottato per lettura rapida, che si è trasformato in un lento e compiacente assaporare.
A volte nella vita anche gli incontri con i libri possono essere interpretati, questo per esempio è un segno del fatto che anche le piccole case editrici (anzi soprattutto le piccole case editrici) sfornano dei gioellini, prima Geda e ora la Agus...

domenica, luglio 15, 2007

GENESIS - Roma, Circo Massimo

Questo tour dei Genesis tocca Roma in una delle location migliori dell'universo conosciuto, (e sì che è difficile, per chi se lo ricorda, eguagliare la serata al Circo Massimo dopo l'ultimo scudetto dell'UNICA squadra di Roma.)
E devo dire che il trio,[Phil Collins, Mike Rutherford e Tony Banks] quintetto da 20 anni ormai [Chester Thompson e Daryl Stuermer] , c'è quasi riuscito.
All'intro di Firth of Fifth avevo una pelle d'oca che ci si poteva grattuggiare il parmigiano e non è stata l'unica volta. Chi se ne importa se la cantava meglio Peter Gabriel e se parecchie volte Phil Collins non ci arriva con la voce, questo è uno spettacolo da ricordare e se volete sapere com'è stato potete tranquillamente andarvi a comprare il DVD del concerto sul sito dei Genesis (era in vendita dal termine del concerto).
Il palco era a forma di W e si riusciva a vedere anche da lontano, dove eravamo noi insieme alle altre 500.000 persone. Non ci sono stati incidenti, solo molto caldo, parecchio tempo per trovare i mezzi per tornare a casa, e una paresi al trigemino che mi impediva di smettere di sorridere, tipo Joker di Batman.
La scaletta era quella che avevano annunciato ed è forse vero che per i "vecchi"amanti dei Genesis prima maniera, c'erano tante canzoni della nuova era, però almeno, rispetto ai Rolling Stones, sicuramente ai Megadeth e anche rispetto agli Iron Maiden, l'inossidabile trio non dava l'idea di stare per morire da un momento all'altro.
Il duetto di batteria in cui Phil e Chester hanno suonato per dieci minuti gli sgabelli resterà in mente, così come le immagini che passavano sul maxi schermo, che vedevano anche Peter Gabriel in versione fricchettona anni '70 (ed c'è stato un tempo in cui Collins non assomigliava a Montalbano, molto prima che girasse la puntata storica di Miami Vice).
Sembra che i Genesis apprezzino particolarmente la nostra città, la prima volta che ci hanno suonato io ero appena nata e questo lo vedo come un segno, avevo 13 anni ad Invisible Touch e da lì sono tornata indietro e forse questa è la ragione per cui ho apprezzato in egual misura sia I can't dance che Carpet Crawlers proposti al bis...ma come si dice, dei Genesis non butterei via niente e se avessero suonato Dancing with the Moonlit knight avrei pianto, lo ammetto.
C'è anche da dire che se, come si vociferava fino all'ultimo, fosse apparso Peter Gabriel, probabilmente avrei avuto un infarto, mentre di Steve Hackett ammetto non ho sentito così tanto la mancanza, forse perchè non sono in grado di apprezzare il tapping destrorso.
Insomma: per farvela concisa e precisa, sono state due ore di musica molto bella in un posto "molto bellissimo".
Questa la scaletta del concerto: Behind the lines/Duke's end/Turn it on again/No son of mine/ Land of confusion/ In the cage/ The cinema show/ Duke's travels/ afterglow/ Hold on my heart/ Home by the sea/ Follow you, Follow me/ Firth of fifth/ I know what I like/ Mama/ Ripples/ Throwing it all away/ Domino/ Drum duet/ Los endos/ Tonight, tonight, tonight/ Invisible touch/ encore / I can't dance/ Carpet crawlers.

venerdì, luglio 13, 2007

Harry Potter and the Order of the Phoenix (E come potevo non recensirlo…)

Iniziamo subito togliendoci il sasso dalla scarpa, la nota stonata, il quid che non ti fa uscire dal cinema con il sorriso legato alle orecchie:
che la scena finale del dialogo con Silente, motore di sette libri e chiarimento fondamentale di tutta la storia, del destino di Harry, sia stata ridotta a 30'' è francamente inaccettabile. Allungarla di due minuti non avrebbe certo pesato sulla produzione né appesantito il film e i Potteriani non potranno non notarlo.
Mentre altri escamotage anche molto arditi e lontani dal romanzo e una serie di tagli al testo (capirai, 38 capitoli fitti) passano senza creare grossi traumi, perché alla purezza della trasposizione abbiamo detto addio dopo il primo film e questo è innegabilmente il libro più cupo e complesso della serie, quel finale è davvero difficile da mandare giù…e gli sceneggiatori secondo me qualche mal di pancia lo avranno (curato immediatamente dai miliardi guadagnati…).
Per il resto: un film FANTASTICO!
L'interpretazione dei ragazzi migliora di anno in anno, le trovate comiche sono mooolto british, la resa degli effetti speciali è perfetta senza avere quella freddezza che si riscontra in troppe altre pellicole, l'elfo Kreacher è così brutto che ti dimentichi della sua cattiveria e vorresti metterlo in tasca, l'albero genealogico dei Black è meraviglioso, Ron ed Ermione sono la coppia più bella del mondo, Voldemort è IL MALVAGIO per eccellenza, il Ministero della Magia è esattamente come te lo immagineresti e molto di più, il volo su Londra di notte ha fatto saltare sulle poltrone del cinema come delle novenni due donne adulte e vaccinate, Tonks è incredibilmente indovinata e bella, Luna è Luna, la perfida Umbridge è interpretata senza una sbavatura e i gemelli Weasley sono i soliti fighi.(altro che Clooney, datece i twins!!!!)
Insomma, primo tempo perfetto, secondo meno, ma assolutamente da vedere.
(e in lingua originale anche di più, il cinema era pieno di anglofoni in vacanza che non hanno fiatato, un paradiso per me, che normalmente detesto la chiacchiera da cinema e figuriamoci quando di mezzo c'è il maghetto).
Prossima tappa: Londra, alla release del settimo libro, con tappa a Diagon Alley. Cosa deve fare una Gonza per essere "sul pezzo"…

Ps Se qualcuno non avesse ancora idea di che diavolo io stia parlando...http://en.wikipedia.org/wiki/Harry_Potter

giovedì, luglio 12, 2007

Paasilinna Arto "Piccoli suicidi tra amici" Iperborea 14.00€

E' probabilmente il mio primo libro di uno scrittore finlandese e potrebbe non essere l'ultimo, perchè (almeno questo) dotato di un'ironia molto particolare, quasi una metaironia...da intendersi come un'ironica visione della propria ironia.

Il romanzo parte dall'incontro di due persone che si trovano a dover condividere lo stesso fienile per suicidarsi. Da lì il discorso cade sui motivi che hanno portato entrambi a scegliere di mettere una drastica fine ai loro giorni.
Il passo è breve e invece di morire, decidono di costituire un'associazione (i "morituri anonimi") dove gli aspiranti suicidi, reclutati attraverso un annuncio sul giornale, potranno incontrarsi, conoscersi e discutere dei loro problemi. Una volta che i 600 aspiranti si incontrano, decideranno di affittare un pullman e partire per mettere una fine ai loro giorni insieme, possibilmente in un modo poco cruento, ma efficace, e magari con una bella scenografia...
Non vi racconto come va a finire, ma le loro peregrinazioni, da Capo Nord al Portogallo sono esilaranti.
Un romanzo on the road con un tema particolare come quello del suicidio, trattato sempre con i guanti, senza scadere mai in facili generalizzazioni o nel cinismo.
Carino anche il formato, lungo e stretto, facile in metropolitana, specialmente se siete costretti, come me, a prendere quella che tutti gli altri usano per andare al mare (maledetti, almeno uscite più tardi!!!).

martedì, luglio 10, 2007

Umbria Jazz - Perugia
Sono sempre io, la gonzabassa ed evidentemente senza fissa dimora, stavolta a fare l'inviata speciale da Perugia, dove attualmente si sta svolgendo uno dei miei festival preferiti: Umbria jazz. Per un programma completo potete recarvi qui.
La manifestazione comprende una serie di concerti, gratis e a pagamento, tra cui da stasera Keith Jarrett, poi Pat Metheney, che ci viene sempre, Sonny Rollins e Gilberto Gill, mentre sono già passati Dionne Warwick, Enrico Rava, Stefano Bollani e Giovanni Allevi (sigh, sob, sob, ma tanto ho i biglietti per l'auditorium).
Perugia è bella e nonostante il gonzorte la racconti con parole ternane (solo scale e vento), la Rocca Paolina ha più di un suo perchè, così come le case del borgo arroccate sul cucuzzolo della montagna. Per strada ci sono una serie di concerti gratuiti ugualmente divertenti e carini, tra tutti i The Good Fellas ei Funk Off; in giro trovate tutti i volantini con il programma dei concerti (a pagamento o meno) a partire da mezzogiorno, alcuni dei quali in ambientazioni particolarmente suggestive come l'Arena Santa Giuliana o la Sala Cannonniera della Rocca Paolina. Se siete intenzionati ad andare vi sconsiglio di arrivare dopo le 22.00 o nei fine settimana, in cui non si riesce a camminare particolarmente bene, e i parcheggi sono gonfi, ma vi consiglio comunque di fare un salto anche solo per l'atmosfera che si respira. E se poi non fate in tempo potete sempre ripiegare sull' Italia Wave Festival che si tiene vicino a Firenze e che ha preso il posto di Arezzo Wave... Stay Tuned!
P.S.
Per la croncaca, secondo la classifica di Wikio siamo il 6120° blog più influente in Italia e per BlogBabel il 2075°, chiaramente il nostro apprezzamento è maggiore per quest ultimo....

lunedì, luglio 09, 2007

Mother's Milk di Edward St.Aubyn - Picador

Questo libro è l'incognita di un tre per due poco convinto, consumato in Irlanda.
E da buon numero tre, assolutamente sconosciuto, non si portava dietro nessuna recensione rivelatrice, nessun commento, ma alla fine si è fatto volere bene.
Scritto più che discretamente, molto, molto cerebrale, Mother's milk è un romanzo sulla famiglia.
Sulla famiglia e su come, nonostante un'apparenza di armonia, le percezioni siano differenti, sotto un tetto convivano realtà diverse e sconosciute l'una all'altra e di come vecchi rancori avvelenino, se non diluiti, anche le generazioni successive.
E' un libro di alti e bassi, come accade nella vita reale, di tenerezze sorprendenti e distanze enormi quando si vive a un corridoio più in là.
E di rabbia. Tanta rabbia controllata con l'improvvisazione, annegata nell'alcool o messa da parte in un impeto di motherhood autoannullantesi.
Non credo sia molto trovabile qui e non vi direi di ordinarlo, ma se vi capita e siete appassionati di cerebrali menate sui legami di sangue…accomodatevi.
Nota stonata, il finale, chiuso quasi come una porta che sbatte. Peccato.

domenica, luglio 08, 2007

Big English Summer by Boots

Poi dici come fai a non adorare gli anglofoni.
Se Toscani e tutti i suoi tirapiedi avessero anche solo un briciolo di questa ironia...
http://www.youtube.com/watch?v=vBL9Q0du0TI

sabato, luglio 07, 2007


ROLLING STONES - A BIGGER BANG TOUR
ROMA, STADIO OLIMPICO
Special guest: gonzorte, Yari e Roberto
Let me please indtroduce myself, sono la gonza bassa e ho vinto due biglietti del concerto degli Stones che c'è stato ieri sera allo stadio Olimpico.
Queste le premesse, perchè ad aprile i biglietti dei Rolling Stones erano veramente troppo cari e avevamo scelto di prendere quelli del 2/10 per i Police a Torino. Mugugnando e sempre nella speranza del miracolo giovedì rispondo ad un sms della tim e vinco questi biglietti. Non sono stata l'unica (eravamo 2500) e li abbiamo pagati anche cari, considerando quello che e' successo dalle 16.00 alle 17.00 di ieri pomeriggio, quando dopo ore sotto il sole in fila alla cassa accrediti ci hanno cominciato a far correre da una parte all'altra dei botteghini dello stadio, e vi lascio immaginare cosa comportano circa mille persone che si mettono a correre e poi devono passare attraverso le porticine che limitano gli ingressi.
Con i biglietti in mano, e a rush di adrenalina passato, le gambe mi hanno tremato per dieci minuti, ma sono sopravvissuta, pure meglio una volta che ho visto che si trattava di montemario numerata.
Il gonzorte è sceso con tutta la calma che la sua regalità impone e siamo entrati verso le 19.00; a conti fatti non hanno venduto tutti i biglietti e sul prato organizzato con le sedie c'erano molti posti vuoti, ma lo spettacolo offerto da alcuni dei supergiovani presenti ci ha fatto passare meglio il tempo.
Il gruppo di supporto, non ho idea di chi fosse, passa senza colpo ferire, nel mentre sfondano dalle curve e in tantissimi si riversano sul prato, anche se il mio dubbio è che più che di sfondamento si possa parlare di apertura programmata. A quel punto saltano parecchi controlli e dalle tribune scendono in tanti e abbiamo così il piacere di vederci il concerto con Yari e Roberto, arrivati nel frattempo.
Il palco copre praticamente tutto il prato davanti alla tevere e si può immaginare che ad un certo punto, come poi accade, si sposterà in avanti portando la band a suonare più vicino alla montemario tagliando in mezzo al pubblico.
Alle 21.20 si comincia con Start me up e da quel momento è solo energia ed un fluire costante e continuo di emozioni che scorrono sopra e sotto pelle. Charlie è l'unico che non si tinge i capelli, è vero, Mick ad un certo punto si rimette la magliettina (della salute) e Ron e Keith non sono più giovani e si vede, ma non si sente e comunque anche gli altri membri della band, se escludiamo Lisa Fisher (che voce ragazzi) si aggira più intorno ai 60 che ai 40.
Si prosegue con alcuni pezzi dell'ultimo disco (Rough Justice e Streets of Love) mischiati con vecchie glorie e sì Let's spend the night together e Can't you hear me knocking , si resuscita James Brown con I'll go crazy e si mormora OHHH a Ruby tuesday, passando per You got me rockin e Tumbling dice.
Sentiamo cantare Keith con You got the silver e alla giaculatoria It's only Rock & Roll, Satisfaction, Miss you, Honky tonk Woman e Paint it black non ci si regolava già più da tempo.
Breve intervallo e Jagger esce vestito con un trench rosso fuoco, fiamme e fuochi d'artificio per Symphathy for the devil (e il mio pensiero vola verso te Benny e all'angelus di domani) con conclusione su Jumping Jack Flash.
Dico solo APOTEOSI.
Ri-Escono al volo, propongono Brown Sugar e improvvisamente, tutto finisce, e la stanchezza piomba come un macigno su una giornata che non pensavo di poter vivere e soprattutto di ricordare. I know, it's only Rock&Roll, but i like it, like it, yes I do.

venerdì, luglio 06, 2007

La Tempesta - Toti Globe Theatre - Villa Borghese, Roma.

Un'altra delle rassegne più belle dell'estate romana da cui le Vostre inviano bollettini e recensioni, specie per i non capitolini, (e più che una rassegna una stagione in effetti) è la rappresentazione di alcune delle quasi innumerevoli opere Shakespeariane nella cornice di Villa Borghese.
L'avere ricostruito il Globe all'interno del parco, esattamente come era in epoca elisabettiana fa sì che il vivere il teatro avvenga praticamente all'aperto e la fantasia nell'allestire la scenografia su un palco estremamente semplice e quasi spartano sotto la luna vale da sola il costo del biglietto.
L'anno scorso ho avuto modo di assistere a "Molto rumore per nulla", ieri invece, a un giorno dall'apertura, ho voluto vedere come Camilleri (si si! QUEL Camilleri) avesse riadattato il testo de la Tempesta.
E devo dire che non mi ha convinto.
Premesso il mio Bardismo acuto e premessa l'oggettiva difficoltà di confrontarsi con opere che sono praticamente la Perfezione, il testo riadattato, sicilianizzato in buona parte e modernizzato mi è parso sofrire di parecchi alti e bassi, di una virata verso la volgarità in alcuni momenti e di una mancata sottolineatura di parti che nell'originale sfiorano la poesia.
La recitazione di alcuni degli attori poi, specialmente i giovani, non ha di certo supportato il tutto. E' sembrata, a me e ad altri, un po' "tirata via", superficiale.
Riassumendo: non eccezionale, anche se Shakespeare è comunque un gran bel sentire, ma come sempre splendida l'ambientazione.
Consiglio a chi di passaggio di puntare su Molto rumore per nulla e Sogno di una notte di mezza estate, le prossime in programma (alla seconda ci saro' anche io..).

I prezzi vanno dagli otto euro (posti per terra, come il teatro originario) ai venti delle file superiori, acquistabili fino all'ultimo al botteghino fuori dal teatro.
In ogni caso portate un cuscino.

giovedì, luglio 05, 2007

Subway 2007 - Racconti n. 1-10-13

Se non abitate a Roma, probabilmente non sapete che ogni anno vengono stampati 13 piccoli libriccini, la cui durata viene approssimata al numero di fermate necessarie per leggerli e che vengono distribuiti gratuitamente nella metropolitana.
Attualmente sono riuscita a prendere il numero 1, il numero 10 e l'ultimo.
- Il numero 1 è di Chiara De Fernex e si intitola: "Il moto minore" ed è la storia di due persone, che probabilmente avevano una storia, e che si rivedono. La trama non è una di quelle che proprio non aveva mai scritto nessuno, ma la scelta delle parole non lo è, mi era quasi venuita la voglia di sottolinearne alcune, veramente molto belle, azzeccate.
- Il numero 10 è di Matteo De Cherchi ed è la storia divertente di uno studente delle medie negato per l'atletica e che, si spera, abbia un futuro nella musica, anche se sordo.
- Ma è l'ultimo quello che mi è rimasto dentro, anche perchè parla di una situazione che conosco perfettamente e cioè i bambini Rom nella metro, quei bambini dagli occhi stanchi che cantano chiuaua e che si trascinano da un vagone all'altro e che nel farlo diventano trasparenti. Si intitola "Voglio per sempre ballare" e l'ha scritto Gabriele Camelo che non a caso ha vinto il Premio Metropolitana di Roma.
Non dico che avevo quasi le lacrime agli occhi, perchè dovrei levare il quasi e non vi anticipo altro perchè è un racconto talmente struggente che lo rovinerei cercando di approssimarmi al sublime, però mi ha ricordato una poesia di Erri De Luca (Adottami, sono sempre qui che ti aspetto) e che potete leggere di seguito, oppure qui o qui.
Considero valore
di Erri De Luca
Considero valore ogni forma di vita, la neve, la fragola, la mosca.
Considero valore il regno minerale, l'assemblea delle stelle.
Considero valore il vino finché dura un pasto, un sorriso involontario, la stanchezza di chi non si è risparmiato, due vecchi che si amano.
Considero valore quello che domani non varrà più niente e quello che oggi vale ancora poco.
Considero valore tutte le ferite.
Considero valore risparmiare acqua, riparare un paio di scarpe, tacere in tempo, accorrere a un grido, chiedere permesso prima di sedersi, provare gratitudine senza ricordarsi di che.
Considero valore sapere in una stanza dov'è il nord, qual è il nome del vento che sta asciugando il bucato.
Considero valore il viaggio del vagabondo, la clausura della monaca, la pazienza del condannato, qualunque colpa sia.
Considero valore l'uso del verbo amare e l'ipotesi che esista un creatore..
Molti di questi valori non ho conosciuto.
Vi ricordo anche che stasera a Tivoli, nello splendido scenario di Villa Adriana suonerà Ludovico Einaudi, lo stesso che accompagna il secondo video.

mercoledì, luglio 04, 2007

Andrea Camilleri "La pista di sabbia" Sellerio 12.00€

Torna il commissario più amato dagli italiani dopo Basettoni e lo fa con questo romanzo che ci riporta ai vecchi tempi, con temi nuovi (le corse clandestine dei cavalli e il riciclo dei rifiuti) e vecchi.
Un Montalbano che non si rassegna al passare del tempo, e all'inevitabilità degli occhiali da presbite, e che paradossalmente viene aiutato nella risoluzione delle indagini proprio da Adelina, probabilmente il personaggio più anziano del libro.
Un uomo alle prese con gli stessi temi del Roth di Everyman e che utilizza le relazioni sessuali più o meno occasionali, per recuperare seppur per un breve periodo quel sapore di vita che scorre, quella scintilla che ci fa sentire vivi. Livia si allontana sempre di più e stavolta non scende nemmeno dalla Liguria mentre Ingrid sembra l'unico punto fermo della vita del protagonista.
Un libro con un retrogusto amaro, ma che fa ridere e sorridere come sempre, un commissario in grande spolvero e un Mimì Augello con la testa a posto. Un'indagine che coinvolge e parole che scorrono macari, e allora perchè mi sembra che stiamo scivolando verso un triste finale?

martedì, luglio 03, 2007

Placebo - Roma, Ippodromo delle Capannelle

Come preavvertitovi (chissà se esiste), la vostra gonza bassa si è goduta questa ora e 45 di Brian Molko e compagni.
Anche questo un concerto decisamente "rapido".
Una serie di canzoni da Meds e poi un tuffo nei vecchi ricordi, con una versione decisamente "con brio" di Every you and every me, la mia preferita. La gente balla e di sotto si poga, fortunatamente mi godo tutto dall'alto, compresa la luna che, come il buon Brian ci fa notare, sorge tutta gialla di fronte al palco.
I tre sembrano veramente indemoniati, la pausa e' brevissima, le canzoni si susseguono ad un ritmo pazzesco, credo che la special k faccia effetto, a giudicare anche dalla velocità a cui la suonano, ci sono stati dei momenti di vero speed.
Unica grande pecca, niente Pure morning, che tutto sommato ci stava bene, ma mi posso ritenere soddisfatta, considerando che l'anno scorso avevano annullato la data perche' il batterista si era fatto male (e chiedono anche scusa).
Brian commenta che a lui e a Stefan il fatto che sia chiuso il Gay village il lunedi' dispiace e che quindi Fiesta dovrà trasformarsi all'uopo; interagiscono poco ma suonano molto, e va bene così.
Si chiude con 20 years e rimangono a galleggiare belle sensazioni che durano a lungo, nonostante Armandino fosse scontento, si sa che non si può fare contenti tutti, specialmente chi ha deciso di non esserlo di default.
Da rivedere e da riascoltare spesso e volentieri.

lunedì, luglio 02, 2007

E questa la capiamo veramente in pochi, ma tutti molto proud!

with the courtesy of Reuters, e ci dispiace per la povera S. Williams....