Cugia è l'autore dei testi di Jack Folla, personaggio che alcuni anni fa era il personaggio di uno programmi radio tra i più ascoltati, mi sembra su Radio 2. Io l'ho sempre odiato, quando passavo per caso su quelle frequenze dopo dieci minuti mi veniva da vomitare, la retorica delle parole del presunto carcerato nel braccio della morte mi sembravano più populistiche di quelle dell'ex e attuale premier del suo partito, ex e attuale presidente della sua squadraccia, ex e attuale chansonnier, tutto e il contrario di tutto, silvione riportone.
Quindi avevo accuratamente evitato di leggere qualsiasi cosa scritta da lui fino a quando non ho scoperto che questo libro parlava della morte di Francesco Narducci, dottore (sembra) morto suicida nel lago Trasimeno e, forse, implicato nei delitti del mostro di Firenze. Di questo personaggio avevo sentito parlare parecchio, fondamentalmente perchè il gonzorte proviene dagli stessi ameni luoghi del dottore e poi perchè, prima Lucarelli poi Polidoro, ne avevano discusso nei loro libri in relazione al caso pacciani e compagni di merende.
Racconto interessante, fatto in prima persona dall'autore che incontra per caso la vedova di Narducci e si fa raccontare la sua versione dei fatti e facendole, probabilmente, la domanda che tutti avremmo voluto farle senza magari averne il coraggio e cioè "Come si fa ad essere la moglie di un mostro e non rendersene conto?" Probabilmente la stessa domanda fatta più volte ai parenti di Ted Bundy o di altri personaggi similari.
lL risposta è semplice, non c'è peggior cieco di chi non vuol vedere e forse certe cose sono proprio troppo inimmaginabili per farsi venire anche solo dei dubbi. Ci sono tutte le attenuanti generiche del caso, la giovane età e le antiche famiglie che si schierano a comprire l'onta e la vergogna di non si capisce bene cosa, ma lei è un vero personaggio emerso da una tragedia greca, Eschilo non avrebbe saputo dipingerla meglio.
Bel libro, ben scritto, non apprezzerò mai jack folla, ma potrei leggere qualcos'altro di Cugia.
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