Ci dovrebbero essere delle regole che impediscano al commissario Montalbano di invecchiare, eh sì perchè se il vecchio volpone invecchia comincia a combinare una serie di minchiate (come direbbe lui) e poi diventa tutto una camurria...
Il nostro eroe ha 55 anni e se ne rende conto e forse, ma dico forse, cerca di fare finta che non sia così, che gli anni passano per tutti, ma non per lui, e la sua soglia di tolleranza inevitabilmente si abbassa, in contemporanea con quella dell'attenzione.
In una Vigatà arsa da una canicola che sudi mentre leggi, si dipana una storia cominciata molti anni prima, ma è una storia vecchia come il mondo per alcuni punti di vista, ma non ve la dico, altrimenti vi levo la sorpresa.
Sta di fatto che questo nuovo romanzo con Montalbano è incentrato quasi completamente su di lui, poche le parti riservate ai soliti comprimari del commissariato o quelle ritagliate per una Livia sempre più stanca di aspettare.
Un finale aspro e malinconico, ma forse mentre leggiamo, il commissario lo perdoniamo tutti, in fondo è solo il personaggio di un libro, che vuoi che sia fraternizzare con le sue difficoltà, nessuno verrà a chiederci come mai prendiamo le sue parti o perchè sentiamo che il giro di boa è stato fatto tanto tempo fa e la strada è tutta in discesa, ma di quelle discese che ti portano ad andare a sbattere sempre più velocemente, piuttosto che aiutarti a fare meno fatica.
Camilleri, per favore, almeno Salvo preservalo dal male, Amen.
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