Ci sono pochi racconti che mi rimangono impressi, ma quelli che lo fanno di solito ci stanno per sempre; tanto tempo fa me ne ero accorta per un racconto di Saki che si chiamava "The open window", poi è successo con un racconto di S. King in cui un uomo naufrago su una specie di scoglio in mezzo al niente si mangiava a pezzi mentre aspettava di essere salvato, e poi eccoci qua a questa scrittrice napoletana e all' "Amore immaginato" terzo racconto del suo secondo libro (P.G.R.).
Tutto quello che scrive sembra utile, non un'aggettivo o un avverbio di troppo; una volta lessi che Twain pensava che gli avverbi fossero assolutamente inutili, ecco credo che se avesse letto la Parrella avrebbe avuto un ulteriore conferma del suo teorema.
Forse se avessi saputo prima che mi sarebbe piaciuta così tanto avrei letto un racconto ogni tanto, così durava di più, ma non credo ci sarei comunque riuscita, sono racconti che somigliano alle ciliegie, anche se hanno un retrogusto amarissimo, quello che deriva da un'ironia che non lascia scampo.
Fianalmente qualcosa che sembra valere la pena tra i nuovi scrittori giovani italiani....
2 commenti:
ciao. ma conosci il libro - che mi sembra appena uscito - "Cane rabbioso" di tale Petrella?? me ne hanno parlato un po' di persone ma vorrei sapere com'è
no, mi dispiace...
ciao, Gonzo
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