Dalla stessa autrice de "I giorni dell'abbandono" e scritto prima di questo, ecco un altro romanzo la cui lettura è molto difficile. Una volta terminato mi sono trovata a pensare che fortunatamente erano poche pagine (171 scritte grandi), altrimenti sarebbe stato un altro incompiuto nella mia lunga lista di sospesi.
Critiche molto positive sono state fatte all'autrice (massima narratrice italiana dai tempi di Elsa Morante, secondo D'Orrico del Corriere della serva - Elsa mia tappati le orecchie) e al film che Mario Martone ha poi tratto da questo libro, che non ho visto.
La trama ruota attorno al rapporto di una madre, che muore all'inizio del libro, e di una figlia che invece le sopravvive. Tutto è trattato, scritto e descritto in modo molto crudo, a volte anche gratuitamente eccessivo, come se l'autrice avesse voluto spingere il più possibile per vedere chi fosse riuscito a starle dietro; mi sono trovata a rimpiangere di averlo fatto. Anche i luoghi che descrive, la Napoli che racconta, è una città terribile, pericolosa in modo subdolo, come tutti i personaggi di questo libro.
Non mi è piaciuto, solo questo, non mi è proprio piaciuto.
Nessun commento:
Posta un commento