Tanto per essere chiare da subito: questa non sarà una recensione obiettiva.
E non lo sarà per un motivo semplice, irrazionale e del tutto personale: mi sono innamorata di questo libro.
Correggo: mi sono innamorata del suo autore a Massenzio, del suo gilet, della sua ironia e della gentilezza composta e grata con cui mi ha salutato alla fine del reading mentre io, occhi luccicanti e sorriso ebete spiccicavo un "May I just say you were great!" (ovviamente la socia bassa avrà i denti aggricciati).
Volevo ritrovare quell'ironia e quei filtri sulla realtà, nevrotici e un po' storti forse, ma puri.
E non sono stata delusa. Quando ho chiuso Eureka Street, sabato scorso, dopo averlo sottoposto a trasporti improbabili, sole e sabbia mi sono chiesta, come da tempo non mi capitava: "Come faro' a vivere senza Jake?".
E senza la pletora di amici da pub, le riflessioni sul suo Paese, le considerazioni taglienti e amare sullo scontro cattolici-protestanti (ancora vivo e sanguinoso nell'epoca del romanzo), l'amore disperato, quasi rabbioso per Belfast?
Senza Roche e il suo turpiloquio, senza quel ciccione fortunato e nonsense di Chuckie?
E si, è un racconto scoordinato, in alcune parti. E una montagna duretta da scalare in inglese. E verso la fine mi si è inventato un po' troppe cose, forse.
Ma si sa che la realtà supera la fantasia. E quando uno mi inserisce un capitolo intero su Belfast di notte senza annoiarmi per nemmeno un rigo o mi da la descrizione più da brivido di un attentato con rischio lacrima…io perdono e dimentico e continuo a leggere.
Robert McLiam Wilson io ti adoro.
E non lo sarà per un motivo semplice, irrazionale e del tutto personale: mi sono innamorata di questo libro.
Correggo: mi sono innamorata del suo autore a Massenzio, del suo gilet, della sua ironia e della gentilezza composta e grata con cui mi ha salutato alla fine del reading mentre io, occhi luccicanti e sorriso ebete spiccicavo un "May I just say you were great!" (ovviamente la socia bassa avrà i denti aggricciati).
Volevo ritrovare quell'ironia e quei filtri sulla realtà, nevrotici e un po' storti forse, ma puri.
E non sono stata delusa. Quando ho chiuso Eureka Street, sabato scorso, dopo averlo sottoposto a trasporti improbabili, sole e sabbia mi sono chiesta, come da tempo non mi capitava: "Come faro' a vivere senza Jake?".
E senza la pletora di amici da pub, le riflessioni sul suo Paese, le considerazioni taglienti e amare sullo scontro cattolici-protestanti (ancora vivo e sanguinoso nell'epoca del romanzo), l'amore disperato, quasi rabbioso per Belfast?
Senza Roche e il suo turpiloquio, senza quel ciccione fortunato e nonsense di Chuckie?
E si, è un racconto scoordinato, in alcune parti. E una montagna duretta da scalare in inglese. E verso la fine mi si è inventato un po' troppe cose, forse.
Ma si sa che la realtà supera la fantasia. E quando uno mi inserisce un capitolo intero su Belfast di notte senza annoiarmi per nemmeno un rigo o mi da la descrizione più da brivido di un attentato con rischio lacrima…io perdono e dimentico e continuo a leggere.
Robert McLiam Wilson io ti adoro.