sabato, giugno 23, 2007

Fabio Geda "Per il resto del viaggio ho sparato agli indiani" Instar Libri, 13.50€
Un altro libro per gridare al miracolo ed affermare, senza tema di essere smentita, che gli scrittori italiani non sono solo Ammaniti, Camilleri o la Santacroce.
Dalla stessa città di Culicchia arriva questo autore, con un blog molto carino, che ha scritto una storia di quelle che ti rimangono dentro. Non so se vi è mai capitato di conoscere qualcuno che ci piace e chiedersi a volte cosa farebbe al nostro posto, o cosa ne penserebbe. A me capita con alcuni personaggi di certi libri, quando insisto a pensare a come continuerebbero la loro vita al di fuori del libro, a cosa farebbero dopo; con i ragazzi dei libri di Ammaniti per esempio, mi succede sempre, a partire da quello che stava in "Ti prendo e ti porto via", per passare dal ragazzino coraggioso di "Io non ho paura" e arrivando al Cristiano di "Come Dio comanda" e mi è capitato con Anita, la mia vampire executioner preferita oltre che con Hercule Poirot, Sherlock Holmes e i personaggi dei libri di Jane Austen.
Posso da ieri aggiungere Emil, il ragazzino rumeno che arriva con il padre in Italia viaggiando su un camion di riso e dormendo in un garage coperto dai Tex, che diventeranno per lui la strada maestra per imparare l'italiano e giocare con le parole.
La storia di Emil è anche una storia di viaggi, da Torino a Berlino per finire a Barcellona e tornare in Romania, una storia di tre generazioni di uomini di cui l'ultimo è la somma delle parti e di tutti gli amici/nemici incontrati nella vita e nel suo viaggio; personaggi al limite tra la fantasia e il paradosso in città come Torino e Berlino che sono un crocevia di mondi e di situazioni, una miscellanea di storie e di popolazioni che, come nel quartiere multietnico di Lavapiés, non è pienamente immaginabile se non ci sei mai stato.
Emil va alla ricerca del nonno per andare a prendere il padre; Emil scappa da un architetto che è in assoluto il migliore tra gli interior designer, talmente interior che arreda anche se stesso; Emil scappa da Nerone che lo chiama vampiro, accompagnato da Asia e da un cane, insieme a un fotografo del National Geographic, che pure era partito da Torino; Emil vive per breve tempo con un uomo che la moglie ha lasciato con sei figli per scappare con il pediatra e padre della settima. Emil si chiede ogni volta cosa farebbe Tex e gli piacerebbe avere un nonno come Kit Carson e combatte con Mephisto, che potrebbe, a volte, essere pure lui suo nonno.
Un libro che si legge tutto di seguito, si respira solo alla fine e poi si gusta come un vino costoso, perchè ti lascia in bocca un buon sapore e anche un po' più di fiducia nel mondo e nella gente che ci abita.
Nell'eventualità mi credeste sulla parola e decideste di leggerlo, potete anche poi votarlo nella pagina del Sole 24Ore , in modo da farlo rientrare nella cinquina del Premio Strega.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

se lo accosti ad ammaniti non posso che incuriosirmi...

Gonza ha detto...

lo accosto, lo accosto