giovedì, novembre 08, 2007

Nella pancia della balena/astronave III: recensore esterno YARI

Dimenticata la patina dell’esordio stagionale, la stagione sinfonica della prima orchestra d’Italia cerca la cosa più difficile, cerca la ‘normalità’ senza nomi di clamoroso richiamo, cerca di affascinare i suoi abbonati. Quelli che si siedono al proprio posto salutandosi. Vista l’indisposizione del maestro Jeffrey Tate, con un atto di fiducia ben ripagato, la direzione dell’orchestra viene affidata a Carlo Rizzari direttore in seconda dell’Accademia, 43 anni e, mi tolgo subito il pensiero, per quello che me ne capisco io, bravo, davvero molto bravo, mi è piaciuto soprattutto nelle parti più movimentate (che sono un punto di forza dell’orchestra).
Se dovessi riassumere in un titolo quello che ho ascoltato, sarebbe ‘musica per cuori rossi’.
In sostanza musica perfetta per fare innamorare qualcuno, musica da abbordaggio, musica fatta per evocare sentimenti e sospiri. A saperlo prima...uno magari si organizzava anche meglio, vabbè.
Parte prima, Ravel (che non ha scritto solo il Bolero, ma quello gli è rimasto cucito addosso come il Tenente Colombo a Peter Falck). Qua è tutt’altra cosa, una serie di 5 brevi pezzi, definiti infantili e scritti per essere eseguiti al pianoforte dai figli dei coniugi Cyprien.
Belli, una lezione di semplicità. Una lezione di quello che si può fare senza scegliere strade troppo complicate. Dei cinque pezzi ho preferito gli ultimi due: i Dialoghi della bella e la bestia (ascoltateli, è facilissimo capire quando parla l’una o l’altro o quando le due voci si fondono) e il lento arioso e fantastico Il giardino fatato. Quest’ultimo io lo immagino come sottofondo ideale dei quadri di Marc Chagall, tanto per capire qual è il grado di romanticismo di cui parlo.
La prima parte si chiude poi con il concerto per pianoforte ed orchestra di Aaron Copland .
Potrei parlarne per ore, potrei dirvi di come il pezzo è nato nel 1947 su commissione di uno dei più grandi Clarinettisti di sempre, Mr Benny Goodman, potrei tessere giuste e circostanziate lodi di Alessandro Carbonare, il solista di questa sera, e dirvi come l’orchestra si sia evidentemente divertita nel suonarlo, ma tralascerò tutto questo. Dirò soltanto che in principio è sentimentale come una dichiarazione d’amore sotto una pioggia di zucchero, poi tutto si ferma, il clarinettista suona da solo per almeno 20 battute e con un raccordo memorabile la butta clamorosamente in jazz, come se dopo quella dichiarazione, l’uomo felice corresse ad avvisare il mondo della sua felicità fischiettando...il secondo momento, per ovvi motivi temporali e strumentistici ricorda tantissimo la Rapsodia in Blue di Gershwin, il finale tira su applausi scroscianti convinti.
Uno qui si sarebbe potuto accontentare tanto tutto era già sufficientemente bello, ma se invece, come me, ha scelto di restare, non ha sbagliato.
La seconda parte del concerto è stata, infatti, dedicata alla settima, ed ultima, sinfonia di Prokof’ev. Sinfonia in do diesis minore tonalità non proprio frequentatissima nella storia della musica.
Prokof’ev mi piace molto, trovo che sia come leggere Pirandello, sai che non ti tradirà, sai che magari il linguaggio potrà sembrare superato ecc ecc, ma te ne freghi, ti piace e te lo ascolti/leggi e rileggi. Questa sinfonia assomiglia molto al suo ‘Romeo e Giulietta’ (senza raggiungerne però il livello) che ho avuto modo di ascoltare l’anno scorso, il romanticismo, la simmetria e la capacità di variare nel riproporre i temi ne fanno un’opera evidentemente matura e piacevolissima. Il movimento che mi è piaciuto di più è stato il terzo. Ho trovato bravissimi e molto impegnati, per una volta, i percussionisti allo xilofono ed al vibrafono. Anche qui l’orchestra ed il direttore c’hanno messo del loro, la musica è diventata, per una volta ancora, un bel vestito da portare in un’occasione speciale. Quando mi sono seduto, arrivato appena in tempo per colpa del lavoro e del traffico, avevo gli occhi rossi e stanchi, quando me ne sono andato, sono certo che in una qualche maniera stessero luccicando e che la mia cassa toracica trasparente mettesse in bella mostra un bel cuore rosso felicemente pulsante.
Programma: j. Maurice Ravel (Ciboure, 1875 – Parigi, 1937)Ma mere l’oye - 20’
Aaron Copland (New York 1900 – 1990)
Concerto per Clarinetto – 18’
S. Sergeevič Prokof’ev (Sontzovka, 1891 – Mosca, 1953)Sinfonia N.7 – 30’
Alessandro Carbonare Clarinetto Orchestra dell’Accademia Nazionale di S. Cecilia Direttore Carlo Rizzari

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