"Trovo la televisione molto educativa, ogni volta che qualcuno l'accende, vado nell'altra stanza a leggere un libro" Groucho Marx
giovedì, gennaio 26, 2006
sabato, gennaio 21, 2006
venerdì, gennaio 20, 2006
Questo film è uno scandalo.
E' uno scandalo che sia passato decisamente sotto silenzio, uno scandalo perchè non è mai stato riproposto in tv, (e ti credo dati i tempi) soprattutto uno scandalo perchè parla di operai e, per citare una battuta del copione "Ma non erano spariti?".
Se siete abruzzesi o limitrofi capirete meglio molte battute, se siete, come me, milanesi fan sfegatati di Paola Cortellesi ve lo godrete lo stesso. Silvio Orlando, Michele Placido e Claudio Santamaria sono un terzetto azzeccatissimo e la trama, molto semplice della lotta di un drappello di tute blu a causa della chiusura di una filiale al sud di una multinazionale (vi riporta qualcosa alla mente? Fiat...) è toccante e reale, senza togliere allo spettatore anche piu' di una risata.
La colonna sonora poi non è niente niente male. They say it would be wine an' roses If England were for Englishmen again...
martedì, gennaio 17, 2006
A volte basta la mail di un amico. Di uno degli amici lasciati a Milano a cui, forse un anno fa avevi consigliato un romanzo con gli occhi sognanti e che stamattina ti scrive "E' incredibilmente bello, l'ho letto e riletto".
Sgombriamo il campo immediatamente: io ADORO Steinbeck. Si possono avere opinioni diverse sulla narrativa americana, ma trovo che questo scrittore abbia tutte le caratteristiche del creatore di "classici".
E lo adoro proprio perchè ben piu' di dieci anni fa, leggendo uno dei tanti tascabili Mondadori da lire 100 sugli scaffali dei miei mi sono imbattuta proprio ne "L'inverno del nostro scontento".
Un libro che non ha nulla a che vedere con una quindicenne, ma che ha in sè un'attrazione unica, la rappresentazione di ogni tipologia umana, come se fosse un palcoscenico.
E' la storia di Ethan Allen Hawley, uomo di provincia con famiglia, discendente da una stirpe di commercianti e avventurieri,che, in pieno boom economico del dopoguerra, fa il commesso nel grocery store della sua "tranquilla" cittadina.
Metodicamente insoddisfatto e onestamente a servizio di un immigrato italiano, fino a che, dopo mille input ricevuti, a cavallo della Pasqua di "risurrezione", come per una improvvisa metamorfosi, dal bozzolo uscirà una persona nuova e non è detto migliore della prima.
Intitolato da un verso di Shakespeare, "Ora l'inverno del nostro scontento è reso estate gloriosa da questo sole di York" quello di Steinbeck è un romanzo cinico e umanissimo al tempo stesso, nel quale ogni personaggio interagisce secondo una ragnatela fitta di gerarchie, convenevoli e usi, ma è anche incredibilmente solo.
Ve lo consiglio in inglese se avete dimestichezza, non perderete il linguaggio anni cinquanta (per esempio il termine dago usato per marchiare gli italiani...), ma solo perchè la mia versione in italiano è vecchietta e non so come lo abbiano tradotto recentemente...
Fatemi sapere!
domenica, gennaio 15, 2006
giovedì, gennaio 12, 2006
La metà gonzica interista sta ballando una rumba forsennata. Alla faccia di Asia-ma-quanto-so'-gotica-e-incompresa....
mercoledì, gennaio 11, 2006
martedì, gennaio 10, 2006
lunedì, gennaio 09, 2006
domenica, gennaio 08, 2006
sabato, gennaio 07, 2006
di Marco Tullio Giordana
Lo dico subito: questo non è un film perfetto.
E', a volte, sopra le righe, ma se state cercando qualcosa che vi faccia pensare senza che vi addormentiate sul divano (domenica pomeriggio magari) e senza una predica moralista, ve lo consiglio.
E' la storia di Sandro, un ragazzino della ricca provincia padana (perfetta la ricostruzione del papà, tipico bresciano con la fabbrichetta, mi sembrava di essere tornata a casa...) maturo, sensibile, alle soglie dell'adolescenza che per un caso drammatico e quasi impossibile, viene a contatto con la realtà dell'immigrazione clandestina, dei barconi e dei Centri di Permanenza Temporanea.
Sottolineo, non con la realtà dell'immigrazione e basta, perchè il mondo di Sandro è già multicolor: il suo migliore amico è di colore, come quasi tutti gli operai del padre (relativamente tollerante, ma finchè stanno su un gradino diverso). L'esperienza vissuta e gli interrogativi che ne seguono faranno nascere un Sandro diverso, un ex bambino alla ricerca di una verità coerente, che purtroppo non potrà ottenere.
venerdì, gennaio 06, 2006
giovedì, gennaio 05, 2006
mercoledì, gennaio 04, 2006
Gershovitz, questo il suo vero cognome ed anche il nome non era da meno: Jacob Gershovitz. Per dire di come lui ed il fratello Israel rappresentino perfettamente la prima generazione di ebrei-russi-americani, e di come questo c'entri eccome in tutta la sua musica. Il fatto che Gershovitz sia diventato Gershwin e che Jacob sia diventato George, dice tutto sullo stato dell'integrazione nei primi anni del secolo in America. Sarà per questo che George cerca una via sua. Prende le lezioni di pianoforte classico (che mischia alle improvvisazioni inventate come dimostratore di pianoforti) le canzonette del teatro di rivista e la musica nera, quella dei quartieri bassi di New York: blues, spirituals, jazz, dixieland.
Nel 1926, con il fratello Ira, legge una storia di DuBose Heyward intitolata 'Porgy' e deve aver pensato che quella storia fosse l'ideale per quella musica che aveva in testa. L'ideale perché è una storia di neri, di speranze, di tradimenti, di schifezze, una storia dove farci stare tutto: gioia, amore, morte, degrado e bellezza. Questo è Porgy and Bess: è la ninna nanna immortale di Clara che canta "Summertime" (did you listen to Janis version?), la felicità di Porgy quando Bess entra nella sua vita in "I got plenty o' nuttin", un duetto d'amore degno di Verdi come "Bess, you are my woman now", ma è anche una parodia quasi blasfema di un sermone in "It ain't necessarily so" e la canzone disperata ed innamorata di Porgy "I'm on my way to a Heav'nly Land" che parte per inseguire per sempre la sua Bess.
E' un melodramma e quindi in quanto tale è vera opera, la più grande opera di colore che sia mai stata scritta e forse una delle cose migliori prodotte dalla vera cultura americana che è viva quando è sintesi di quello che la anima.
E' stata eseguita la prima volta nel 1935, quelli con il cappuccio bianco erano ancora in giro per il sud degli stati uniti, mentre da questa parte dell'oceano qualcuno parlava di razza ariana.
Non fu un successo.
(grazie a Yari per la recensione, primo non gonzico a scrivere sul blog!)