Terza fatica della scrittrice che con Male di pietre, recensito qui, ha sbancato il botteghino, in termini libreschi, e sono quasi sicura che anche questa nuova favola moderna lo eguaglierà.
La storia, narrata in prima persona da un'adolescente, racconta un microcosmo sardo, un piccolo paradiso salvato dalle speculazioni edilizie dove vivono due famiglie con in mezzo Madame, amante del francese che si veste con i ritagli delle tovaglie e che grande peso avrà nella vita della ragazza. Suo nonno rimane per gran parte del romanzo non solo l'unica figura maschile, ma anche il miglior alleato di Madame per salvaguardare la costa sarda, l'unico che la riterrà non stramba, quanto piuttosto il prototipo dell'uomo del futuro, quello che si preoccuperà cioè più della natura che dei soldi o dei profitti.
Le ali di babbo indicano i lenzuoli che si sollevano nella mente della ragazzina e che la portano a pensare che il padre, scomparso per debiti di gioco, sia morto ma che le sia sempre vicino, mentre la madre, che accanto le è davvero, vive in un costante stato di prostrazione indotto da una sindrome di affaticamento perenne.
Altri personaggi si susseguono nella trama, quasi tutti amanti di madame, che la usano ma non l'amano, fino a quando arriverà qualcuno che la chiamerà con il suo vero nome: Agnese.
Delicata fiaba moderna scritta in modo molto scorrevole e capace di suscitare ottime sensazioni, le stesse che la Quinta sinfonia di Mahler, ieri all'Auditorium, non è riuscita nemmeno lontanamente ad evocare, però insomma, mica è sempre domenica....
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