E come avevo preannunciato, una volta scalata la montagna Shantaram, ho terminato la bella e malinconica (oltre che dura) Trilogia di Marsiglia.
Letta in un soffio, un paio d'ore e già mi trovavo di fronte al congedo, letta piena di speranze e illusioni (alla fine di un ciclo ci credo sempre, nel lieto fine) e chiusa con una lacrima all'occhio.
Se di felicità o tristezza non ve lo dico.
Un libro che è una lettera, quasi un testamento, l'ultimo capitolo, in senso quasi letterale per quanto vola via il romanzo, di una storia che ha la sua spina dorsale in Casino Totale, i colori e i sapori in Chourmo e il cuore stanco di Montale proprio in questo Solea.
Da cui ci si stacca con fatica e con il mare negli occhi, anche se, come me, lo si legge in aeroporto.
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