La trilogia di Marsiglia, che vedeva protagonista il flic Fabio Montale, l'avevamo recensita in duplice versione (sia io cha la gonza alta) con lodi sperticate e mi ricollego a quella per affermare che anche "Il sole dei morenti" si annovera tra i capolavori di Izzo.
Non si parte da Marsiglia stavolta, ma dai binari della metro di Parigi, dove, durante un inverno particolarmente rigido, muore un clochard, Titì. La sua storia viene brevemente accennata da quello che sarà il vero protagonista del romanzo: Rico, un uomo che varie vicissitudini e l'alcolismo hanno fatto precipitare "dalle stelle alle stalle", anche se poi sono veramente stelle quelle tra cui viviamo? o magari ci piace pensare così solo perchè le paragoniamo tra loro? Comunque l'approdo di Rico è sempre la Marsiglia di Izzo, quella città che ormai non vedo proprio l'ora di consocere per tutte le volte che ho scorrazzato tra i suoi vicoli attraverso le parole dell'autore, quella città meticcia il cui intreccio multietnico sembra renderla così unica.
Ogni città che Rico attraversa è caratterizzata da una donna, tutte così diverse tra loro che sembrano avere in comune solo il protagonista, donne forti, molto forti, tenaci e tenere allo stesso tempo, ma il personaggio che più mi è rimasto in mente è sicuramente Mirjana, una donna già morta, un'esule del conflitto che negli anni '90 uccise migliaia di persone sullo zerbino di casa nostra, una guerra che per varie ragioni mi è anche stata raccontata in prima persona e vi assicuro che conoscere coetanei che hanno fatto una guerra è qualcosa di sconvolgente, pensare che mentre il mio problema era analisi dei dati il loro era rimanere vivi relativizza parecchie cose.
Comunque la vita di Rico viene raccontata dalle parole di un altro fuggiasco dal mondo, Abdoul, arrivato esule di un'altra di quelle guerre interne che contano poco perchè girano pochi soldi, quella civile dell'Algeria, ustionato dal viaggio nella sala motori di un cargo, Abdoul che ha visto troppe cose e che farebbe da matti per un paio di Nike.
Insomma libro meraviglioso e in preda al deliquio mi sono andata a prendere anche l'unico che mi mancava, quell' "Aglio, menta e basilico" che invece è, IMHO, una mera operazione commerciale e che racconta a varie voci il romanzo noir, dei brevi racconti di Izzo tra cui un Montale inedito e sempre la città, protagonista assoluta. Unica nota positiva del libro, le parole con cui Izzo si riferisce al mio babbo adottivo (ancora inconsapevole) Erri De Luca.
Il libro "Il sole dei morenti" verrà poi commentato assieme al gruppo di lettura di Anobii "Maddecheeahoo", sentiremo che ne pensano anche loro....
2 commenti:
ma io questo post non lo posso ancora leggere... ;-)
molto bello anch'io me ne sono preso un altro ;-)
però il post lo scriverò dopo l'incontro anobiiano
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