Excusatio non petita: probabilmente con questa recensione faro' impallidire la parte più raffinata ed intellettivamente sveglia dei lettori gonzici…(tutti scrivente esclusa quindi...), ma non posso e non voglio omettere di segnalarvi la mia ultima lettura.
Qualche giorno fa, a casa GonzaBassa adocchio in una pila enorme di tascabili pronti per la migrazione verso la magione in campagna, il Mio tascabile, quello che dopo avere letto diverse recensioni a riguardo e rimandato di libreria in libreria il suo acquisto, ("Si, sarà carino, ma dai…mi manca solo l'ombrellone e l'occhiale finto Gucci poi…") non mi ero ancora decisa a prendere, temendo fosse una versione irlandese dell'orrida Kinsella.
E me ne sono staccata ieri ringraziando il Cielo di essere in metro, perché quasi quasi ci spargevo anche qualche lacrima.
Intendiamoci, io sono un poco uterina recentemente e Rachel's holiday E' un chick flick, un libro per ragazze, facilone in molte parti e forse eccessivamente diluito.
Ma, a differenza di romanzetti dove la cosa fondamentale è la scarpa da abbinare al vestito, quante volte la protagonista si sollazza econ chi…questa novel ha qualcosa da dire e lo dice bene!
La storia è quella di Rachel Walsh (una delle sorelle su cui la Keyes costruisce diversi romanzi), una giovane irlandese a New York, che al principio del romanzo viene ricoverata di urgenza per una lavanda gastrica causata da "un'eccessiva quantità di sonniferi" misti ad altro.
Riportata a forza in Irlanda, "denunciata" dalla migliore amica e lasciata da Luke, il fidanzato, Rachel viene inserita dai genitori a Cloisters, una comunità terapeutica di Wicklow, che lei crede essere un trendissimo rehab center frequentato da celebrità e quindi una vacanza.
Ci vorrà tutto il libro, che parte faceto e via via si fa più serio (senza perdere un certo qual crudo umorismo irish), perché Rachel capisca di non essere affatto dove crede e realizzi di avere davvero "qualche " problema con la droga, traformando se stessa e rivedendo le sue relazioni.
Un libro che scorre velocissimo, magari un po' ripetitivo in alcuni passaggi, ma divertente. Non credo sia stato ancora tradotto e se lo è mi scuso, ma non ho capito da chi e come.
Se vi va di evadere o avete una qualsiasi dipendenza (anche dagli Smarties) è l'ideale.
Qualche giorno fa, a casa GonzaBassa adocchio in una pila enorme di tascabili pronti per la migrazione verso la magione in campagna, il Mio tascabile, quello che dopo avere letto diverse recensioni a riguardo e rimandato di libreria in libreria il suo acquisto, ("Si, sarà carino, ma dai…mi manca solo l'ombrellone e l'occhiale finto Gucci poi…") non mi ero ancora decisa a prendere, temendo fosse una versione irlandese dell'orrida Kinsella.
E me ne sono staccata ieri ringraziando il Cielo di essere in metro, perché quasi quasi ci spargevo anche qualche lacrima.
Intendiamoci, io sono un poco uterina recentemente e Rachel's holiday E' un chick flick, un libro per ragazze, facilone in molte parti e forse eccessivamente diluito.
Ma, a differenza di romanzetti dove la cosa fondamentale è la scarpa da abbinare al vestito, quante volte la protagonista si sollazza econ chi…questa novel ha qualcosa da dire e lo dice bene!
La storia è quella di Rachel Walsh (una delle sorelle su cui la Keyes costruisce diversi romanzi), una giovane irlandese a New York, che al principio del romanzo viene ricoverata di urgenza per una lavanda gastrica causata da "un'eccessiva quantità di sonniferi" misti ad altro.
Riportata a forza in Irlanda, "denunciata" dalla migliore amica e lasciata da Luke, il fidanzato, Rachel viene inserita dai genitori a Cloisters, una comunità terapeutica di Wicklow, che lei crede essere un trendissimo rehab center frequentato da celebrità e quindi una vacanza.
Ci vorrà tutto il libro, che parte faceto e via via si fa più serio (senza perdere un certo qual crudo umorismo irish), perché Rachel capisca di non essere affatto dove crede e realizzi di avere davvero "qualche " problema con la droga, traformando se stessa e rivedendo le sue relazioni.
Un libro che scorre velocissimo, magari un po' ripetitivo in alcuni passaggi, ma divertente. Non credo sia stato ancora tradotto e se lo è mi scuso, ma non ho capito da chi e come.
Se vi va di evadere o avete una qualsiasi dipendenza (anche dagli Smarties) è l'ideale.
4 commenti:
perché leggerezza non vuol dire superficialità...
ogni tanto qualche lettura di puro intrattenimeno non deve mancare... ;-)
Sono d'accordo con voi, alcune volte il momento storico chiama leggerezza...:-)
io ho adorato questo libro!!!
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