giovedì, dicembre 31, 2009

Da Libritudine, le Gonze, il Gonzino e tutto il fantastico cucuzzaro...

AUGURI di BUON CAPO D'ANNO

2010 LIBRI da amare!
e uno dei video più divertenti dell'anno...

martedì, dicembre 29, 2009

La solitudine dei numeri primi – Paolo Giordano –Mondadori – prezzo: regalo di compleanno.

Erano mesi che giravo intorno a questo romanzo. In libreria, aeroporto, anche in edicola e al supermercato.
Adocchiato e soppesato più volte e più volte lasciato perdere perché da più persone definito “triste” (e non è stato proprio un anno in cui avevo voglia di leggere di tristezze...no socia, stranamente non mi andava ;)).
Poi il mio compleanno, questo regalo, le feste di Natale con giornate piuttosto lunghe e fredde, lassù nel nord e l’occasione di affrontarlo, finalmente, con una grande attesa sul risultato.
I primi due capitoli avvolgenti, ben scritti, perfetti appetizers di una storia che ti sta adescando, che ancora non si sa come decollerà e subito dopo...la più totale delle delusioni.

Un raccontare che prende a girare su se stesso, a scappare altrove, pieno di buchi, diviso in capitoli senza criterio alcuno, senza un'evoluzione realistica come vorrebbe essere pretesa dell’autore.
Personaggi irritanti anche per lo scarsissimo spessore con il quale sono equipaggiati, un buon modo di scrivere perso in un disegno troppo ambizioso che semplicemente, ad un certo punto, si arrende. Una piccola folla di figure comprimarie dense di stereotipi: l’omosessuale (siamo ancora fermi li?), la governante extracomunitaria (e ti pareva), il giovane medico pazzo d’amore e fiducioso (un medico poi, ma stiamo scherzando?Sarebbe stato molto più credibile un ingegnere, a quel punto).
L’idea che siano stati presi due dei disturbi del comportamento più nominati e “in voga” (brutto a scriversi, ma questa è l’impressione che mi ha lasciato) per riempire un qualcosa che non fa che afflosciarsi, privo di puntelli, di ritmo, di profondità e studio.
L’ho letto in un fiato, con rabbia, la sensazione di essere stata presa in giro, in attesa di qualcosa che doveva, poteva arrivare, e mi sono sentita come chi ha seguito un filo che alla fine penzola nel vuoto.
Come chi vi sconsiglia vivamente di fare lo stesso.

giovedì, dicembre 24, 2009

BUON NATALE CLASSICO
In occasione di queste festività, e, come già vi avevo accennato, per combattere la mia cronica ignoranza, vi parlerò in modo molto sciatto, sommario e superficiale di alcuni classici che mi sono imposta di leggere.
Cominciamo con Guerra e Pace, di cui avevo brevemente accennato nel mio post precedente e di cui posso solo dire che è un affresco monumentale di un'epoca decisamente affascinante. Alcuni tendono a considerarlo un mattone, non mi sento di dargli torto, sulle 40 pagine di epilogo ci stavo stirando le gambe ma vabè, altri ancora la considerano "la storia d'amore", insomma anche qui, i personaggi sono descritti tutti molto bene e approfonditamente, quindi mi chiedo questa svolta a massaia di Natasha come me la spiega l'autore? Non la spiega e quindi facciamocela andare bene comunque, chi sono io per discutere con Tolstoj? Anyway un libro che va letto e non fatevi spaventare dalla dimensioni, la pratica edizione Einaudi in due volumi aiuta e anche una buona dose di incoscienza, al massimo leggete molto velocemente la parte delle battaglie.
Continuiamo con Vita e opinioni di Tristram Shandy di Lawrence Sterne, di cui facevo meglio, potendo scegliere, a leggere il Viaggio Sentimentale (esagerando anche nella traduzione di Foscolo), perchè a me questo libro non è proprio piaciuto. Suddiviso in volumi di un centinaio di pagine racconta in modo frammentario e abbastanza sconclusionato una giornata di Tristram, che parla della sua nascita e poco altro, ma con immensi giri di parole e 10.000 storie che si intrecciano, nessuna delle quali secondo me degna di nota, o almeno piacevole da leggere, se escludiamo il suo battesimo. Indubbiamente un libro particolare che sconvolse le regole del tempo, evidentemente io ero troppo avanti per apprezzarlo. Conosco persone che stimo a cui è piaciuto molto, evidentemente quando la storia è scarsetta non c'è autore che tenga per quanto mi riguarda, innovatore o meno che sia.
Ad aiutarmi a sopportare il Tristram è arrivato per fortuna L'Asino d'oro di Apuleio che è un vero è proprio capolavoro, ironico, scanzonato, ben scritto ed estremamente divertente, a riprova che un paio di mille anni fa già ci sapevano fare con le parole. La vicenda di Lucio, che per conoscere un po' troppo la magia ne rimane scottato, è perfetta e potrebbe benissimo essere scritta oggi quindi consigliabilissima se volete ridere fino alle lacrime e ancora di più se volete vantarvi di aver letto Le metamorfosi di Apuleio senza appallarvi, in fondo anche questo è considerato un classico, nonchè con il Satyricon l'unico romanzo arrivato completo da 1900 anni fa. Storie di donne, soldi e potere, nonchè sesso, tresche e amore, praticamente un bestseller.
Altro bel libro è La cugina Bette di Honorè de Balzac, parte della Comédie Humaine, questa zitella che semina zizzania nella casa che l'ha accolta salvo poi epilogo salvacuore è un esempio di romanzo scritto a puntate che usciva sui giornali del tempo (primi 50 anni del 1800). Comincia in sordina, anche per presentare sia l'ambiente che tutti i protagonisti, per poi accelerare e arrivare al gran finale. Ben descritti i personaggi anche se le donne sono decisamente mal viste, vittime o carnefici ma senza scusanti comunque, e gli uomini giusto un po' meglio.
Molto simile come costruzione [capitoli molto simili, richiami al lettore per ingraziarselo e brevi riassunti ogni tanto perchè magari si è perso il filo dalla settimana precedente] è La fiera della Vanità di Thackeray, librone che racconta la vicenda di Becky ed Amelia, ragazze che vediamo giovani uscire dal collegio all'inizio del libro e che seguiremo per buona parte della loro vita; intrecci e intrighi, il bene contro il male e l'autore che non prende mai una posizione definita, anzi secondo me parteggia per "la cattiva" la maggior parte delle volte. Affresco di un'epoca come anche la cugina Bette e visione speculare delle guerre napoleoniche già trattate da guerra e pace, ma viste da luoghi diversi. Insomma attualmente mi considero esperta di come si viveva nel 1800 considerati che quasi tutti i libri letti recentemente erano ambientati in quell'epoca.
Ultimo classico, anche se non sempre considerato tale è Il libro dell'inquietudine di Bernando Soares, probabilmente uno dei migliori libri narrati in prima persona che io abbia mai letto. Una tristezza e un'inquietudine che escono dalle pagine e ti sommergono, ma le parole sono così belle, le sensazioni evocate così bene che finalmente ti sembra che qualcuno abbia trovato il modo perchè se ne possa parlare, insomma un CAPOLAVORO. Sul gruppo di lettura di anobii, molti dicono che questo non sia un libro da leggere tutto di seguito ma poco per volta, non c'è storia quindi la trama non si perde, probabile, ma una volta cominciato io non sono riuscita a smettere, posso dire solo questo a mia discolpa, magari vengo meno alla mia regola numero due e lo rileggo. La regola numero uno consiste nel finire comunque un libro, ma contravvengo anche a questa a volte, che ne so, nel caso di moccia per esempio.
Comunque buone feste laiche o religiose a tutti e ci sentiamo, ciao ciao!

mercoledì, dicembre 02, 2009

The book thief M. Zasuk, Edizioni Picador. Costo: in pound, boh....
Era da tempo che un romanzo non riusciva a catturare la mia attenzione in modo tanto graduale e "suadente".
Iniziato con perplessità, a rischio di bocciatura nelle prime pagine, The book thief si scioglie immediatamente dopo e ti avvolge come un filo intorno al dito del narratore...e che narratore, niente meno che la Morte in persona.
A differenza di quello che potrete pensare, è un romanzo vivace, commovente, divertito, vitale nel senso meno emotivo e più profondo del termine.
Ambientato durante l'ascesa e caduta del nazismo, per una volta impresso da un'ottica tedesca, per nulla aderente al regime, ma al tempo stesso stranamente obiettiva, quotidiano e solenne al tempo stesso è assolutamente accattivante.
Dopo "Il buio oltre la siepe" ho incontrato una delle figure di padri più forti e belle tra tutti i romanzi da me letti e una finestra grafica, non solo di parole che ti stringe il cuore.

Le copertine sono abbastanza terribili e, tanto per cambiare, l'edizione italiana mortifica e penalizza il romanzo ( editore Frassinelli) definitivamente con la traduzione del titolo.
Nota per il traduttore: "La bambina che salvava i libri" NON è uguale a "La ladra di libri", non lo è perché fuorviante, non lo è perché il titolo in italiano diventa inutilmente compiacente e "commovente" e per il peso che l'atto del furto ha, in questo romanzo.
Leggetelo in originale inglese (Zusak è australiano con radici chiaramente europee), datemi retta.