venerdì, novembre 16, 2007

Ritmi di teatro e Dissolvenze
Presentano
IL SOGNO DEL SOLDATO
Da IL SOLDATO TANAKA, di Georg Kaiser
Regia di DIEGO PERUGINI E BEATRICE SIMONETTI

REPLICA DI BENEFICENZA all'Istituto Superiore Antincendi
sabato 17 novembre

Il Sogno del soldato è la rielaborazone del testo Il soldato Tanaka, di Georg Kaiser, autore massimo dell’espressionismo tedesco.
Scritto nel 1940, Il soldato Tanaka è uno degli ultimi lavori di Kaiser che morirà cinque anni più tardi in Svizzera.

Una storia semplice, raccontata dall’autore con l’ingenuità e il candore di una parabola.

Nel Giappone rurale, dove i contadini in mancanza d’altro si nutrono di radici sterrate, Tanaka torna presso il villaggio nativo, in visita alla sua famiglia povera che inspiegabilmente accoglie il buon figliolo con libagioni prelibate. Il clima gaio e pastorale lascia solo intravedere segnali d’inquietudine allorquando Tanaka chiede di Yoshiko, sorella minore promessa in sposa al suo amico e commilitone Wada, ricevendo dai genitori una vaga e imbarazzata risposta.
Il pasto in suo onore viene consumato in un clima d’euforia ed esaltazione sublimato dai racconti di Tanaka e Wada sulla magnificenza dell’Imperatore.
Tempo dopo, in un bordello dove con i suoi compagni di battaglione si trova a festeggiare una licenza premio,Tanaka il giusto, Tanaka l’ingenuo vedrà il suo mondo crollare. Le sue certezze si sgretolano di fronte al grande inganno, sua sorella venduta come prostituta dai genitori in cambio dei soldi per il lauto pasto che ha accolto il ritorno a casa del fratello soldato.
Il disinganno diventa allora vendetta, fratricidio, uccisione di un superiore.
Il lungo dibattimento sancisce la colpevolezza di Tanaka e ne decreta la morte.
Il suo valore e le circostanze che l’hanno indotto al gesto potranno tuttavia salvarlo, se chiederà scusa all’Imperatore.
Un lungo e struggente monologo finale chiuderà l’esistenza del soldato Tanaka, apolide senza più senso di appartenenza, consapevole dell’impostura dell’Imperatore e del suo grande inganno.

Prototipo dell’Idealismo tedesco, Tanaka incarna tutte le virtù del buon soldato. Leale, generoso, saggio, esprime nei suoi postulati la fede cieca nell’esercizio del Bene in un ordine sociale immutabile dove, speculare alla miseria dei contadini, si erge la potenza dell’esercito, magnifica emanazione dell’Imperatore.
Il sovrano, terminale e tramite divino in una struttura ascensionale dove anche la miseria e l’ingiustizia hanno una funzionalità positiva, è sempre al centro dei racconti di Tanaka. Nel furore mistico che accompagna le iperboli visionarie del soldato non è difficile scorgere un evidente riferimento alla gioventù hitleriana (il testo è del 1940, prima fase della Guerra Mondiale, quando la Germania avanzava incontrastata alla conquista dell’Europa).

Pur nella piena adesione all’impronta antiautoritaria e antimilitarista del testo originario, la messa in scena cerca il suo nucleo nel processo visto come contrapposizione fra l’Uomo Tanaka, ormai nudo in quanto spoglio delle sovrastrutture sociali (onore, lealtà, ubbidienza) e quella che un tempo era stata la sua Comunità. Egli non muore per l’uccisione del graduato, ma per il suo rifiuto a chiedere scusa rientrando così nei ranghi di un sentire comune in un luogo comune.
Tanaka lo straniero, scorge nei tratti cangianti dei suoi giudici le sembianze di quel mondo al quale un tempo appartenne e che ora, nel momento del congedo, saluta con le parole di Sartre “… Addio bei gigli, così delicati nei vostri piccoli santuari dipinti, addio bei gigli, nostro orgoglio e nostra ragion d’essere, addio, addio. Schifosi.”

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