sabato, settembre 29, 2007

Richard Dawkins "The God delusion"

Forse qualcuno tra voi ha letto il "Gene egoista" precedente libro di questo professore di Oxford, grande amico di Douglas Adams a cui ha anche dedicato il presente saggio sulle varie ragioni per cui scegliere l'ateismo.
Si parte da una grande distinzione, quella cioè tra atei e agnostici, cioè tra coloro che prendono una posizione affermando di non credere e quelli che invece non prendono una posizione, un po' come mia mamma che è della Roma e della lazie....
Particolare come in Italia un titolo che letteralmente sarebbe "La delusione di Dio" è stato tradotto con "L'illusione di Dio", why, mapecchè?
La mia prima risposta sarebbe che è già tanto se l'hanno pubblicato, io non ci contavo e infatti me l'ero preso in inglese, ma tant'è meglio con il titolo cambiato che niente.
L'autore, con uno stile scorrevole, e a volte veramente divertente, smonta tutte le varie teorie filosofiche e teologiche dell'esistenza di Dio, e quando parla di Dio parla di quello monoteistico delle tre grandi religioni: ebraica, cattolica e islamica.
Passa poi a spiegare quali possano essere, in un ottica darwiniana, le ragioni per cui, comunque c'è sempre stato bisogno di una religione, anzi di una fede, partendo dall'inizio e arrivando alle attuali aberrazioni come il creazionismo o l'intelligent design, passando dal burka.
Ci sono dei passi molto duri ed altri durissimi in questo libro, specialmente quando si parla dell'indottrinamento dei bambini o dell'influenza delle religioni nei vari conflitti che hanno sconvolto o sconvolgono il mondo attuale, praticamente tutti se eslcudiamo l'attualità birmana, ma l'autore è bravo a anticipare ogni tipo di critica e a rispondere in modo dettagliato fornendo anche prove empiriche, ma questo è facile visto che dall'altra parte di prove empiriche non ce ne sono nè ce ne saranno mai, non a caso la fede è un dogma, oltre che un dono.
Da leggere assolutamente, a prescindere dalla vostra fede o mancanza della stessa.

mercoledì, settembre 26, 2007

GallONZE in fuga (di neuroni)

Ieri notte, una Gonza Alta e una Gonza Bassa nella stessa stanza, due libri diversi in mano. (Io ho appena iniziato Eclipse, il confronto Edward/GB e Jacob/GA si fa parossistico)
GA: "Senti qui, sono d'accordo con il tuo Edward, per una volta"
GB: "Che dice?"
GA: "Parla di Cime Tempestose. I don't understand why you like it. The characters are ghastly people who ruin each others' lives. I don't know how Heathcliff and Cathy ended up being ranked with couples like Romeo and Juliet or Elizabeth Bennet and Mr. Darcy. It isn't a love story, it's a hate story."
GB (luccicosa): "Ooooh, Orgoglio e Pregiudizio, la storia d'amore tra Elizabeth e Darcy è la mia preferita...Lizzie..."
GA (entusiasta): "Si, è vero, è splendida..."
GB: "Mr Darcy..."
GA: "Mr Darcy..."
GA+GB sospirano in coro con aria sognante e sguardo nel vuoto.

Primo teorema della letteratura Austeniana: Darcy c'è.

martedì, settembre 25, 2007

Solea - J.C.Izzo - Edizioni e/o

E come avevo preannunciato, una volta scalata la montagna Shantaram, ho terminato la bella e malinconica (oltre che dura) Trilogia di Marsiglia.
Letta in un soffio, un paio d'ore e già mi trovavo di fronte al congedo, letta piena di speranze e illusioni (alla fine di un ciclo ci credo sempre, nel lieto fine) e chiusa con una lacrima all'occhio.
Se di felicità o tristezza non ve lo dico.
Un libro che è una lettera, quasi un testamento, l'ultimo capitolo, in senso quasi letterale per quanto vola via il romanzo, di una storia che ha la sua spina dorsale in Casino Totale, i colori e i sapori in Chourmo e il cuore stanco di Montale proprio in questo Solea.
Da cui ci si stacca con fatica e con il mare negli occhi, anche se, come me, lo si legge in aeroporto.

domenica, settembre 23, 2007

Un sito per ogni stagione, un sito per ogni occasione
La prima segnalazione per questa nuova rubrica sui siti web consiste in un programmino da scaricare che vi permetterà di guardare una serie di canali televisivi in base all'argomento o al paese di origine, oltre a queste potete ascoltare anche una marea di radio in streaming: qui.
Altra segnalazione utile per chi invece utilizza spesso computer non propri, o non ha la possibilità di salvare i suoi siti Preferiti, ora esiste un sito che vi permette non solo di accedere ad una pagina web in cui sono salvi i vostri collegamenti, ma anche di condividerne quelli che preferite e segnalarli tramite tutta una serie di Tag. Questo invece lo trovate qui, e gettate un occhio a destra.
Ultimo, ma non per questo meno importante, anzi sicuramente il più divertente se siete persone che vanno sempre di corsa, è questo che vi permetterà di andare "Fast forward the boring part of life". Fantastica la parte del video per sbucciare le uova o quella per calmare il bambino che piange, ma in realtà sono tutti uno meglio dell'altro, per adesso io ho provato le scarpe e la maglietta e solo perchè il gonzorte mi ha impedito di parcheggiare....

sabato, settembre 22, 2007

S. Meyer "Eclipse"
Chi ci segue da un po' conosce la spiccata propensione della gonza bassa a leggere qualsiasi cosa preveda la presenza di vampiri, meglio se aggiunti anche ai licantropi. Il tutto raggiunge la perfezione se si mischiano in una storia d'amore, ed eccoci qua.
Terzo volume della saga creata da S. Meyer i cui protagonisti principali sono Edward, Bella e Jacob, di cui abbiamo già parlato qui. Si riprende esattamente da dove avevamo lasciato, con una Bella che deve scegliere tra gli uomini più importanti della sua vita, il tutto mentre Victoria continua a perseguitarla e suo babbo non la lascia vivere.
Capiamoci, non è uno di quei meravigliosi libri strappacuore come "Cime tempestose", a sua volta pluricitato in questo romanzo, e nulla come la cenere sotto il fuoco di Jane Austen (non gridate allo scandalo se ho osato un paragone tanto azzardato), ma è un libro d'amore che scorre come l'acqua, a volte fa anche ridere e poi a chi non piacerebbe vivere una storia d'amore PER SEMPRE, qui si parla di eternità mica ca§§i!
Divertentissima la lotta tra i due mostri per il predominio della lei in questione e non solo, non dico altro per non spoilerare niente, ma comunque, direbbe la socia alta, come è possibile che due persone del genere muoiano appresso a quella svampita, anzi, svampira?
La cosa migliore di questa saga, il cui ultimo volume è previsto per il 10 agosto 2008 (come farò ad aspettare così tanto?) è lo scambio di sms tra me e la socia alta: parteggiamo chiaramente per due fronti opposti e dimostriamo meno della metà dei nostri anni, ma il modo migliore per non invecchiare consiste proprio nel non prendersi mai troppo sul serio.
L'uscita di questo libro in italiano è prevista intorno alla metà di novembre, buona lettura!!!

giovedì, settembre 20, 2007

EAST COKER(No. 2 of 'Four Quartets')
T.S. Eliot



I
In my beginning is my end. In succession
Houses rise and fall, crumble, are extended,
Are removed, destroyed, restored, or in their place
Is an open field, or a factory, or a by-pass.
Old stone to new building, old timber to new fires,
Old fires to ashes, and ashes to the earth
Which is already flesh, fur and faeces,
Bone of man and beast, cornstalk and leaf.
Houses live and die: there is a time for building
And a time for living and for generation
And a time for the wind to break the loosened pane
And to shake the wainscot where the field-mouse trots
And to shake the tattered arras woven with a silent motto.

In my beginning is my end. Now the light falls
Across the open field, leaving the deep lane
Shuttered with branches, dark in the afternoon,
Where you lean against a bank while a van passes,
And the deep lane insists on the direction
Into the village, in the electric heat
Hypnotised. In a warm haze the sultry light
Is absorbed, not refracted, by grey stone.
The dahlias sleep in the empty silence.
Wait for the early owl.
In that open field
If you do not come too close, if you do not come too close,
On a summer midnight, you can hear the music
Of the weak pipe and the little drum
And see them dancing around the bonfire
The association of man and woman
In daunsinge, signifying matrimonie—
A dignified and commodiois sacrament.
Two and two, necessarye coniunction,
Holding eche other by the hand or the arm
Whiche betokeneth concorde. Round and round the fire
Leaping through the flames, or joined in circles,
Rustically solemn or in rustic laughter
Lifting heavy feet in clumsy shoes,
Earth feet, loam feet, lifted in country mirth
Mirth of those long since under earth
Nourishing the corn. Keeping time,
Keeping the rhythm in their dancing
As in their living in the living seasons
The time of the seasons and the constellations
The time of milking and the time of harvest
The time of the coupling of man and woman
And that of beasts. Feet rising and falling.
Eating and drinking. Dung and death.

Dawn points, and another day
Prepares for heat and silence. Out at sea the dawn wind
Wrinkles and slides. I am here
Or there, or elsewhere. In my beginning.


II
What is the late November doing
With the disturbance of the spring
And creatures of the summer heat,
And snowdrops writhing under feet
And hollyhocks that aim too high
Red into grey and tumble down
Late roses filled with early snow?
Thunder rolled by the rolling stars
Simulates triumphal cars
Deployed in constellated wars
Scorpion fights against the Sun
Until the Sun and Moon go down
Comets weep and Leonids fly
Hunt the heavens and the plains
Whirled in a vortex that shall bring
The world to that destructive fire
Which burns before the ice-cap reigns.

That was a way of putting it—not very satisfactory:
A periphrastic study in a worn-out poetical fashion,
Leaving one still with the intolerable wrestle
With words and meanings. The poetry does not matter.
It was not (to start again) what one had expected.
What was to be the value of the long looked forward to,
Long hoped for calm, the autumnal serenity
And the wisdom of age? Had they deceived us
Or deceived themselves, the quiet-voiced elders,
Bequeathing us merely a receipt for deceit?
The serenity only a deliberate hebetude,
The wisdom only the knowledge of dead secrets
Useless in the darkness into which they peered
Or from which they turned their eyes. There is, it seems to us,
At best, only a limited value
In the knowledge derived from experience.
The knowledge imposes a pattern, and falsifies,
For the pattern is new in every moment
And every moment is a new and shocking
Valuation of all we have been. We are only undeceived
Of that which, deceiving, could no longer harm.
In the middle, not only in the middle of the way
But all the way, in a dark wood, in a bramble,
On the edge of a grimpen, where is no secure foothold,
And menaced by monsters, fancy lights,
Risking enchantment. Do not let me hear
Of the wisdom of old men, but rather of their folly,
Their fear of fear and frenzy, their fear of possession,
Of belonging to another, or to others, or to God.
The only wisdom we can hope to acquire
Is the wisdom of humility: humility is endless.

The houses are all gone under the sea.

The dancers are all gone under the hill.


III
O dark dark dark. They all go into the dark,
The vacant interstellar spaces, the vacant into the vacant,
The captains, merchant bankers, eminent men of letters,
The generous patrons of art, the statesmen and the rulers,
Distinguished civil servants, chairmen of many committees,
Industrial lords and petty contractors, all go into the dark,
And dark the Sun and Moon, and the Almanach de Gotha
And the Stock Exchange Gazette, the Directory of Directors,
And cold the sense and lost the motive of action.
And we all go with them, into the silent funeral,
Nobody's funeral, for there is no one to bury.
I said to my soul, be still, and let the dark come upon you
Which shall be the darkness of God. As, in a theatre,
The lights are extinguished, for the scene to be changed
With a hollow rumble of wings, with a movement of darkness on darkness,
And we know that the hills and the trees, the distant panorama
And the bold imposing facade are all being rolled away—
Or as, when an underground train, in the tube, stops too long between stations
And the conversation rises and slowly fades into silence
And you see behind every face the mental emptiness deepen
Leaving only the growing terror of nothing to think about;
Or when, under ether, the mind is conscious but conscious of nothing—
I said to my soul, be still, and wait without hope
For hope would be hope for the wrong thing; wait without love,
For love would be love of the wrong thing; there is yet faith
But the faith and the love and the hope are all in the waiting.
Wait without thought, for you are not ready for thought:
So the darkness shall be the light, and the stillness the dancing.
Whisper of running streams, and winter lightning.
The wild thyme unseen and the wild strawberry,
The laughter in the garden, echoed ecstasy
Not lost, but requiring, pointing to the agony
Of death and birth.

You say I am repeating
Something I have said before. I shall say it again.
Shall I say it again? In order to arrive there,
To arrive where you are, to get from where you are not,
You must go by a way wherein there is no ecstasy.
In order to arrive at what you do not know
You must go by a way which is the way of ignorance.
In order to possess what you do not possess
You must go by the way of dispossession.
In order to arrive at what you are not
You must go through the way in which you are not.
And what you do not know is the only thing you know
And what you own is what you do not own
And where you are is where you are not.


IV
The wounded surgeon plies the steel
That questions the distempered part;
Beneath the bleeding hands we feel
The sharp compassion of the healer's art
Resolving the enigma of the fever chart.

Our only health is the disease
If we obey the dying nurse
Whose constant care is not to please
But to remind of our, and Adam's curse,And that,
to be restored, our sickness must grow worse.

The whole earth is our hospital
Endowed by the ruined millionaire,
Wherein, if we do well, we shall
Die of the absolute paternal care
That will not leave us, but prevents us everywhere.

The chill ascends from feet to knees,
The fever sings in mental wires.
If to be warmed, then I must freeze
And quake in frigid purgatorial fires
Of which the flame is roses, and the smoke is briars.

The dripping blood our only drink,
The bloody flesh our only food:
In spite of which we like to think
That we are sound, substantial flesh and blood—
Again, in spite of that, we call this Friday good.


V
So here I am, in the middle way, having had twenty years—
Twenty years largely wasted, the years of l'entre deux guerres
Trying to use words, and every attempt
Is a wholly new start, and a different kind of failure
Because one has only learnt to get the better of words
For the thing one no longer has to say, or the way in which
One is no longer disposed to say it. And so each venture
Is a new beginning, a raid on the inarticulate
With shabby equipment always deteriorating
In the general mess of imprecision of feeling,
Undisciplined squads of emotion. And what there is to conquer
By strength and submission, has already been discovered
Once or twice, or several times, by men whom one cannot hope
To emulate—but there is no competition—
There is only the fight to recover what has been lost
And found and lost again and again: and now, under conditions
That seem unpropitious. But perhaps neither gain nor loss.
For us, there is only the trying. The rest is not our business.

Home is where one starts from. As we grow older
The world becomes stranger, the pattern more complicated
Of dead and living. Not the intense moment
Isolated, with no before and after,
But a lifetime burning in every moment
And not the lifetime of one man only
But of old stones that cannot be deciphered.
There is a time for the evening under starlight,
A time for the evening under lamplight
(The evening with the photograph album).
Love is most nearly itself
When here and now cease to matter.
Old men ought to be explorers
Here or there does not matter
We must be still and still moving
Into another intensity
For a further union, a deeper communion
Through the dark cold and the empty desolation,
The wave cry, the wind cry, the vast waters
Of the petrel and the porpoise. In my end is my beginning.

mercoledì, settembre 19, 2007

Douglas Coupland "Fidanzata in coma"
Di solito mi piace molto questo autore, sia quello che scrive sia come lo fa, stavolta, però, nonostante lo stile immutato, la storia mi ha traumato.
Il titolo spiega sicuramente la prima parte del libro, raccontata dal fidanzato della suddetta "fidanzata in coma"... solo che ad un certo punto tale fidanzata si sveglia e poi finisce il mondo, e poi il mondo ricomincia, insomma un gran casino.
E' evidente che non riesco ad essere chiara, ma non vorrei rovinarvi la sorpresa. Pur non amandolo non posso negare che resti un gran libro, quindi da leggere, ma...accidenti che botta.
Ho passato tutta la prima parte ad aspettare che lei si svegliasse e contemporaneamente che lui non riducesse la sua vita troppo uno schifo; la secondo parte a sperare che si amassero ancora e rimanessero insieme per sempre, esattamente come Shrek, e la terza ho cominciato a pensare che da qualche parte doveva esserci la fregatura e sarebbe stata veramente molto molto grossa.
Ok, io sono una romantica patologica, ma se questa è la fine dei protagonisti di generazione shampoo non poteva andare peggio, se questo è quello che ci aspetta io mi chiamo fuori da subito, non mi sento destinata a salvare il mondo, tranne che da me stessa eventualmente.
La storia mi ha lasciato dentro una sensazione di estremo disagio, come quando stai facendo un giro sui canali e vedi una scena di un film dell'orrore, ma di quelli splatter.
E' stato come prendere un pugno nello stomaco quando ti aspettavi una carezza, non ero preparata, quindi...non so che dirvi, se lo leggete poi non venitemi a cercare, io vi avevo avvertito...

martedì, settembre 18, 2007

Shrek e Sicko
Cos' hanno in comune questi due film? Solo l'iniziale per quanto mi riguarda, per questo li ho infilati casualmente nello stesso post, giusto perchè a differenza della gonza alta di film non me ne intendo per niente.
Questo terzo capitolo di Shrek è un po' sottotono rispetto agli altri se escludiamo il versante colonna sonora, amazing. Il nostro orco è alle prese con le gioie della paternità a cominciare da un adolescente un po' sfigato; sempre aiutato dai suoi comprimari: un ciuchino divertente come al solito e un gatto con gli stivali veramente seducente, non a caso si sta parlando di uno spin-off.
Le principesse sono una versione fatata delle Charlie's Angels, ma ho fatto fatica a capire come mai nel cast ci fosse anche Vladimir Luxuria, non mi risultava uscisse dalle favole.
Discorso a parte merita Sicko, ultima fatica di Michael Moore, sul quale non spenderò una parola di più. Si parla di sistema sanitario nazionale americano, anzi si parla di quello che fu il sistema sanitario americano che è stato rimpiazzato dalle assicurazioni sanitarie e si spiegano accuratemente tutte le modalità che queste ultime hanno sviluppato nel tempo per evitare di risarcire i contribuenti che le avevano regolarmente stipulate.
Quello che ne emerge è un quadro che mette gli Stati Uniti sullo stesso piano di un paese del terzo mondo e ciò viene anche facilitato dalla costruzione comparativa del film, che passa poi ad evidenziare come invece le cose siano diverse in Canada, nel Regno Unito, in Francia e a Cuba.
Le storie raccontate sono di una tristezza inenarrabile, non c'è bisogno che ve lo dica, chiunque vada a vedere questo film dovrebbe essere preparato al fatto che non c'è salvezza nè redenzione, soprattutto sono pochissime le storie che vanno a finire bene. Sconsiglio la visione dei primi tre minuti ai palati sensibili, c'è una scena alla Rambo ariccojete la fascetta, solo che non sono effetti speciali. Personalmente sottoscrivo in toto le parole di Moore, che cita a sua volta, e afferma che il livello di un paese lo si vede da come tratta i suoi cittadini più deboli, a quanto sembra negli Stati Uniti, conviene essere veramente molto in alto come cittadini solo per sperare di sopravvivere.
Niente di nuovo per carità, se ne discute da tempo, ma vedere come le lobby hanno preso il sopravvento non solo sotto un governo repubblicano, ma anche democratico, porta in sè una ventata di gelo e se quello che accade in Italia in America è solo successo un po' prima, prepariamoci al peggio.

lunedì, settembre 17, 2007

Shantaram di Gregory David Roberts

Scrivo questa recensione con i consigli e le segnalazioni degli amici ancora nelle orecchie.
Con i "devi assolutamente leggerlo!!!" e "uno dei libri più belli" che fanno eco, e forse proprio per questo, più motivata nel dire che a me, questo libro, in fondo non è mica piaciuto.
Sì, la vita dell'autore è innegabilmente avventurosa, ricca e addirittura incredibile per quanto colma di avvenimenti e prove al limite della sopportazione umana a volte.
Ma questo non basta a riempire 933 pagine (in edizione originale) in modo tale da esserne avvinti, secondo me.
Non basta perché per quanto molti punti siano interessanti e illuminanti sia per la conoscenza di Bombay che dei movimenti politico/criminosi che hanno portato a (ulteriori) guerre e alla discesa nell'attuale "pericolo terroristico", il complesso, la figura intera del romanzo è per me quella di un polpettone.
Polpettone testosteronico, originale, ma sempre una massa di alimenti non bene identificati.
Una delle frasi più citate dall'autore stesso e riferita a sé: "you're interested in everything and committed to nothing" rende l'idea di quale sia stato l'impatto del libro sulla sottoscritta.
Ho trovato irritante il votarsi a cause perse in nome di valori in realtà inesistenti e nell'intestardirsi a seguirli anche di fronte all'evidenza, la storia "d'amore" che dovrebbe essere il perno della vicenda e che amore non è, coltivata a sprazzi e basata su fraintendimenti (il personaggio di lei poi è la quintessenza di cio' che detesto nel genere femminile, bellezza a parte), il suo prendere e lasciare determinate situazioni con una incoscienza e una superficialità agghiacciante, a volte. La retorica presente in ogni pagina, le perle di saggezza attribuite a più personaggi e che vedrei bene sulle pagine della Smemoranda.
Forse solo la descrizione della sua dipendenza dalla droga e dell'esperienza di uscirne, ha in sé il cuore che in altri punti manca, mascherato sotto emozioni molto "americane".
Forse sono io ad essere troppo cinica.
Forse, come dice una mia cara amica si tende a trovare disturbante nell'altro quallo che riconosciamo come nostro difetto... chissà, sta di fatto che arrivata alla pagina 933 ho alzato le mani che nemmeno il capitano in touche (mmmh, vabbè, lasciamo perdere anche questo discorso).
Trovo particolarmente interessante il fatto che siano stati amici maschi e anglofoni per la maggior parte, a consigliarmelo, evidentemente le ragioni di fondo che li hanno spinti ad apprezzarlo la dicono lunga sul divario maschile/femminile…o su quello presente tra mentalità d'oltremanica e latina…
In ogni caso: troppo. E con tutto quello che c'è da leggere non ne vale la pena, sempre in my humble opinion.
Ma se volete provarci…fateme sapè.

sabato, settembre 15, 2007

Tim Harford "L'economista mascherato" BUR 8.60€
Chi di voi mi conosce ha idea di quanto sia ampia e variegata la mia immensa ingoranza riguardante la macroarea dei soldi, non che questo sia un problema insormontabile, ma mi vengono dei dubbi genetici quando ripenso al gadget master bancario e alla mammonza insegnante di tecnica e ragioneria.
Fatta questa debita premessa c'è da dire che nel corso degli anni ho cercato piu' volte di cavare un ragno dal buco collezionado i fantastici volumetti de "L'economia di zio Paperone" usciti per anni assieme al Sole 24 ore; non è cambiato niente, ma almeno ho scoperto l'inserto cultura domenicale, che è l'unica cosa su sfondo rosa che arrivo, a volte, a capire in toto, escludendo la gazzetta dello sport.
Un altro dei miei tentativi è stato questo libro, che devo dire ha scalfito la corazza di ignoranza, anche se in piccola parte, vuoi perchè è scritto in modo facile e comprensibile, vuoi perchè fa degli esempi a prova di stupido, e di questo Harford ti ringrazio.
E' chiaro che se avete già studiato questi argomenti è difficile che qualcosa vi risulti particolarmente nuovo, ma sono di indubbio interesse i meccanismi delle aste, che si basano sulla teoria dei giochi, e le ragioni che possono spingere attualmente l'ecoomia cinese a velocità di curvatura rispetto a tutte le altre economie mondiali. Inoltre, per motivi strettamente personali che risalgono alla lettura di No Logo, ho molto interesse per quanto riguarda la faccenda della globalizzazione, che io ammetto di apprezzare per certi versi, ma mi piacerebbe che questo fosse un vantaggio molto più generale che strettamente personale.
Detto questo, se vi possono interessare gli argomenti, oppure la ragione che vi spinge a riemipire il carrello del supermercato quando vi serviva solo il pane, questo è il libro che fa per voi. Io l'ho usato come scusa per comprarmi i libri di Rampini e Freakonomics, che a breve troverete su questi schermi. Buona Lettura.

lunedì, settembre 10, 2007

L'arte contemporanea

La scorsa settimana abbiamo passato il week-end a Venezia, infilando in sole 48 ore la Biennale, la mostra del cinema e la regata storica.
Praticamente escludendo il Carnevale, abbiamo fatto tutto quello che la città offre in una botta sola e se proprio ve la devo dire tutta, Venezia è bella e io ci vivrei, eccome!
Lo scopo della nostra presenza era appunto la Biennale d'arte contemporanea, che si dipanava tra i padiglioni dei giardini, l'arsenale e varie postazioni sparse per la città.
Ora faccio la colta ma io di questa mostra non sapevo niente, se escludiamo il fatto che riguardasse l'arte contemporanea (che ovviamente chiamavo, sbagliando, moderna). Fortunatamente siamo andati con amici che erano molto più acculturati e ho anche imparato che alla fine della biennale eleggono pure un paese vincitore.
Per quanto mi riguarda ogni volta che uscivo da un padiglione ero sicura che avrebbe vinto il paese appena visitato, escludendo alcuni casi macroscopici, che sono sicura non aver capito (e questo per non fare un torto a nessuno).
Alla fine di questa scorpacciata di video, istallazioni, quadri, foto e sculture di varie forme, dimensioni e materiali, quello che mi è rimasto è che ho visto tante cose bellissime, ma non chiedetemi perchè. Questo tipo di bello è qualcosa che, parafrasando il sottotitolo della mostra, "...senti con la mente e pensi con i sensi", senza contare che mi sono comprata anche una bellissima borsa a forma di maglietta con scritto "I'm a conceptual piece of art"!
Per quanto riguarda la mostra del cinema abbiamo visto (in ordine di apparizione) Lino Toffolo (che poi abbiamo scoperto essere un autoctono), fabio capello (Boia), l'ultimo vincitore dell'isola dei famosi (che era uno sconosciuto prima e lo resta tutt'ora) e SPIKE LEE!!!!
Sabato invece in occasione della notte bianca e dopo il Vday, siamo andati al MaCro di Roma a vedere una mostra che si chiama Into me/Out of me, probabilmente ne avrete visto la locandina se vivete qui, è quella in cui c'è una lingua che lecca una pupilla, ed è disgustosa esattamente come pensate.
Una serie di foto, video e chissà come le chiamano gli autori, che fanno più impressione che altro. Diciamo pure che se volevano scioccare con me ci sono riusciti in pieno, fortunatamente venivo dall'altro lato dell'ex-mattatoio dove c'è la mostra di 80 anni di tifo romanista ed ero in gran forma, altrimenti sarei stata parecchio male, una fra tutte le installazioni, il fimato di una donna nuda che fa l'hula hoop con un filo spinato e tutto quello che ne consegue.
Continuando sulla notte bianca, che nel nostro caso è stato più che altro un pomeriggio, vi consiglio la mostra al vittoriano di Spider-man e quella subito sopra di Sughi. Sconsiglio invece il Bambin Gesù delle mani del Pinturicchio, perchè per un solo quadro costa veramente troppo e, se c'è ancora, la molto divertente mostra dei 75 cartoonist da tutto il mondo sul calcio, che si tiene a piazza Cairoli all'istituto di cultura latino-americana.
Anche quest'anno non sono riuscita ad andare a vedere il giardino all'Istituto di cultura Giapponese, ma conto di colmare al più presto questa ennesima lacuna. Sayonara.

sabato, settembre 08, 2007


Ciao piccolo giocatore della futura grande Roma, ben arrivato.....

venerdì, settembre 07, 2007

Rugby World Cup 2007 - 7 sett/20 ott

E cosi'...ci siamo arrivati! Pensavate vi avrei lasciato in pace, ma visto che le Gonze questa primavera hanno portato bene, è il momento di rispolverare i felponi azzurri dall'armadio, ripassare qualche regola e abbonarsi al pub di quartiere con Sky (perchè OVVIAMENTE da noi non verranno trasmessi in chiaro)
La chiusura del Sei Nazioni con il suo clima di festa sembra appena trascorsa e invece, tra nove ore, inizieranno i Mondiali della palla ovale e per più di un mese la Gonza Alta potrà bearsi di partite, rosicando come un castoro perchè se li perde dal vivo e nel 2011 saranno in Nuova Zelanda...
Questa sera si aprono le danze con Francia- Argentina (forza Pumas!!!) e domani in fascia prandiale, Nuova Zelanda - Italia. Oltre a cantare l'inno potremo vedere la haka degli All Blacks...
Io non vedo l'ora.

mercoledì, settembre 05, 2007

Sandro Veronesi "Brucia Troia" Bompiani 16.00€

Nella speranza di esservi mancata tantissimo, eccovi l'ultima fatica di Veronesi, conosciuto e apprezzato con Caos Calmo, che mi lascia con questo suo ultimo romanzo, un po' interdetta.
Il racconto è particolare indubbiamente, la storia parallela di tre orfani, due uomini e un sacerdote, in un hinterland intorno agli anni '60/70 che potrebbe benissimo essere quello di una qualsiasi grande città .
Un prete visionario modifica un orfanatofio per renderlo una rappresentazione della Madonna in terra, un bambino scappa e viene adottato da un uomo e poi da un'altro che lo renderà un incendiario, il tutto condito da metafore che andranno a finire, come il titolo lasciava chiaramente immaginare, in un rogo purificatore che si porterà via buoni e cattivi. Tra l'altro il titolo e sembra anche il libro, si ispira alla canzone omonima di Vinicio Capossela, tratta dall'ultimo album.
Insomma, non è che il libro sia brutto, ma che proprio sia bello non mi viene di dirlo, diciamo che mi lascia agnostica, (che mi sembra di aver capito significhi non prendere una posizione, a differenza di ateo che invece non crede in niente).
PS1 Il prossimo post riguarderà Venezia e la biennale e ho una lista di libri in coda, tra quelli che mi sono riportata dall'Irlanda anche se ora mi fiondo su Eclipse, che la beneamata socia mi ha fatto trovare al mio ritorno.
PS2 Nei pellegrinaggi estivi mi è capitato di vedere Dita Von Teese molto da vicino e devo ammettere che è bellissima... mi piacerebbe dire che a 35 anni vorrei essere come lei, ma dato che all'evento mancano sei mesi, posso arrischiarmi ad affermare che non sarà così. Peccato.