giovedì, gennaio 26, 2006

Il CAF della CGIL
Come alcuni di voi che ci leggono sanno, il mio lavoro è un po' diverso da quello scritto sulla mia busta paga e ultimamente la tendenza è al peggioramento assoluto.
Così, come scegliamo i libri dalla copertina o dall'autore, stavolta mi permetto di pescare dalla mia vita privata per parlarvi del Centro di Assistenza Fiscale, che, come spesso accade, non conoscevo fino a quando non mi è servito.
Nella mia famiglia hanno tutti a che fare con i soldi (degli altri) tranne me (la mia ipotesi di base a me i soldi mi schifano e quindi tendono proprio a girarmi a largo), e questa premessa è d'obbligo perchè fino a poco tempo fa era mia mamma che seguiva le mie spassose dichiarazioni dei redditi, fino a quando non sono cambiate alcune cose e la situazione si è ulteriormente complicata, e peggiorata.
Lo sconforto dell'augusta genitrice nel non sapersi gestire alcune mie domande rispetto a come fosse possibile dover pagare certe tasse pur essendo sotto la soglia di povertà, mi ha spinto a cercare aiuto al CAF più vicino a casa mia, che, siccome abito nell'ameno borghetto comunista, è quello della CGIL.
La cosa mi preoccupava un pochino, pensavo che oltre a dirmi che dovevo pagare, mi chiedessero anche dei soldi per darmi le brutte notizie.
Allora al caf sono stati gentilissimi, per telefono mi hanno dato appuntamento al giorno dopo e un ragazzo carinissimo (sia di modi che di viso) ha trovato le parole per spiegarmi qual'era il problema, perchè avrei dovuto pagare dei soldi (non tutti i liberi professionisti guadagnano bene) e soprattutto lo ha fatto gratis, non bisogna nemmeno pagare l'iscrizione al sindacato.
Insomma il succo del discorso è questo: il lavoro è un diritto, qualsiasi cosa vogliano farci credere, quindi se avete dei dubbi ci sono posti come questo che ve li leva; sono anche i luoghi adatti per cominciare una vertenza, ma per fare questo ti chiedono di iscriverti, e a questo punto ben venga!

sabato, gennaio 21, 2006

Campo Felice - Happy Field
Dopo lunga latitanza eccomi tornata a voi per recensire un posticino carino carino dove andare a sciare se abitate in centro Italia e per voi Roccaraso è troppo lontana.
Campo Felice si trova all'uscita di Tornimparte sulla Roma - L'Aquila (A 24) ed è un ameno luogo pieno di montagne e seggiovie. Molto ben organizzato durante i giorni infrasettimanali ed un po' meno durante i week-end quando ha delle difficoltà a smaltire molte persone.
Le sue piste sono per la maggior parte rosse, senza dimenticare alcune notevoli nere e molti pezzi di raccordo che variano dal celeste al verde.
Per qualsiasi ulteriore informazione, dal meteo alla webcam, potete collegarvi al sito http://www.campofelice.it nel quale sono illustrate le modalità per arrivare, il prezzo degli skipass ed altre informazioni che potreste chiedervi.
Io ve lo consiglio perchè durante la settimana, in particolare il giovedi', potete levarvi notevoli soddisfazioni senza spendere un abominio; se avete fame fermatevi al chiosco ottagonale (ormai sostituito da nuova costruzione a maggior riprova che i panini con le salsiccie rendono ricchi) e sparatevi le patatine, meravigliose.

venerdì, gennaio 20, 2006

Il posto dell'anima - R. Milani - 2004

Questo film è uno scandalo.

E' uno scandalo che sia passato decisamente sotto silenzio, uno scandalo perchè non è mai stato riproposto in tv, (e ti credo dati i tempi) soprattutto uno scandalo perchè parla di operai e, per citare una battuta del copione "Ma non erano spariti?".

Se siete abruzzesi o limitrofi capirete meglio molte battute, se siete, come me, milanesi fan sfegatati di Paola Cortellesi ve lo godrete lo stesso. Silvio Orlando, Michele Placido e Claudio Santamaria sono un terzetto azzeccatissimo e la trama, molto semplice della lotta di un drappello di tute blu a causa della chiusura di una filiale al sud di una multinazionale (vi riporta qualcosa alla mente? Fiat...) è toccante e reale, senza togliere allo spettatore anche piu' di una risata.

La colonna sonora poi non è niente niente male. They say it would be wine an' roses If England were for Englishmen again...

martedì, gennaio 17, 2006

L'inverno del nostro scontento, di John Steinbeck

A volte basta la mail di un amico. Di uno degli amici lasciati a Milano a cui, forse un anno fa avevi consigliato un romanzo con gli occhi sognanti e che stamattina ti scrive "E' incredibilmente bello, l'ho letto e riletto".
Sgombriamo il campo immediatamente: io ADORO Steinbeck. Si possono avere opinioni diverse sulla narrativa americana, ma trovo che questo scrittore abbia tutte le caratteristiche del creatore di "classici".
E lo adoro proprio perchè ben piu' di dieci anni fa, leggendo uno dei tanti tascabili Mondadori da lire 100 sugli scaffali dei miei mi sono imbattuta proprio ne "L'inverno del nostro scontento".
Un libro che non ha nulla a che vedere con una quindicenne, ma che ha in sè un'attrazione unica, la rappresentazione di ogni tipologia umana, come se fosse un palcoscenico.
E' la storia di Ethan Allen Hawley, uomo di provincia con famiglia, discendente da una stirpe di commercianti e avventurieri,che, in pieno boom economico del dopoguerra, fa il commesso nel grocery store della sua "tranquilla" cittadina.
Metodicamente insoddisfatto e onestamente a servizio di un immigrato italiano, fino a che, dopo mille input ricevuti, a cavallo della Pasqua di "risurrezione", come per una improvvisa metamorfosi, dal bozzolo uscirà una persona nuova e non è detto migliore della prima.
Intitolato da un verso di Shakespeare, "Ora l'inverno del nostro scontento è reso estate gloriosa da questo sole di York" quello di Steinbeck è un romanzo cinico e umanissimo al tempo stesso, nel quale ogni personaggio interagisce secondo una ragnatela fitta di gerarchie, convenevoli e usi, ma è anche incredibilmente solo.
Ve lo consiglio in inglese se avete dimestichezza, non perderete il linguaggio anni cinquanta (per esempio il termine dago usato per marchiare gli italiani...), ma solo perchè la mia versione in italiano è vecchietta e non so come lo abbiano tradotto recentemente...
Fatemi sapere!

giovedì, gennaio 12, 2006

JTLeroy non esiste? (in quanto persona fisica)

La metà gonzica interista sta ballando una rumba forsennata. Alla faccia di Asia-ma-quanto-so'-gotica-e-incompresa....

mercoledì, gennaio 11, 2006

MEGANOIDI - Into the darkness, into the moda - 2001 Venus Distribuzione €12.90
Questo è un bel cd, decisamente particolare quando è uscito anche perchè non avevo familiarità con il mondo dello Ska, neanche adesso, ma almeno ho una vaga idea di cosa si parla.
Attualmente c'è in giro un altro mini cd dei Meganoidi, che hanno distribuito al loro concerto qui a Roma (al Cube, kiubbico): 5 tracce di cui la migliore è la terza, da cui anche il nome, ..and then we met Impero.
In questo vecchio però, si annoverano chicche come Supereroi -contro la municipale, supereroi contro le forze del male - Into the darkness e King of Ska?
Vale la pena comprarlo, anche perchè non è stampato da una grande etichetta ed il prezzo al pubblico era calmierato, diciamo.
Provate a cercarlo in giro e se non lo trovate fate un salto da Dark Star a via Attilio Ambrosini se abitate a Roma (che tra l'altro ha appena vinto con il Napoli e passato il turno di Coppa Italia - gaudeamus igitur).

martedì, gennaio 10, 2006

106 Haiku - I Miti Poesia Mondadori, 6.900 Lire
Questo minilibro l'ho scoperto per caso tra gli usati di Mel e me lo sono letto in piedi tra la gente che passava.
In realtà chi conosce gli Haiku sa perfettamente che per leggerne, anche 106, non ci si impiega tanto, ma poi si rileggono e si rileggono e si rileggono, o almeno a me fanno questo effetto.
Per Haiku s'intende un componimento di tre versi di 5-7-5 sillabe ed ogni poesia contiene una parola (Kigo) che evoca la stagione che lo incornicia, per esempio fiore, neve, etc.
Il mio preferito è questo:
ad una ad una
si affacciano nel freddo
le stelle
Il suo autore si chiama Tan Taigi ed era del 18° secolo. Buona lettura.

lunedì, gennaio 09, 2006

www.gadgetblog.it
...e credo che non sia necessario aggiungere altro a parte la dedica a mio babbo e ad Onas. Non dilapidate troppo.

domenica, gennaio 08, 2006

SAVE MY BLOG
A causa di una totale incapacità di una delle due Gonze (e del di lei gonzorte) di inserire link in questo blog, cerchiamo di fare la nostra parte publicizzando un'iniziativa che si chiama Save my blog, lanciata da un esimio commentatore di Libritudine.
Se necessitate di ulteriori informazioni andate a questa pagina: http://frenk.splinder.com/ e recatevi al post del 4 gennaio; comunque in parole povere si tratta di segnalare tra i link preferiti quelli di alcuni blog che rischiano di scomparire per penuria di commenti.
Credo sia un'idea carina, io mi diverto a saltare da un collegamento all'altro quando ho tempo e non devo fare finta di lavorare, inoltre posso utilizzare questa catena di link per iniziare a commentare e recensire alcuni dei blog nei quali potrei incappare per caso, come è già successo per The perfect housewife (http://casalinga.splinder.com/ - vedi post del 20/10).
Ultima postilla di questa giornata la Roma ha vinto la prima partita del 2006, e speriamo continui (difficile visto che domenica prossima c'è il milan).

sabato, gennaio 07, 2006

Quando sei nato non puoi piu' nasconderti
di Marco Tullio Giordana

Lo dico subito: questo non è un film perfetto.
E', a volte, sopra le righe, ma se state cercando qualcosa che vi faccia pensare senza che vi addormentiate sul divano (domenica pomeriggio magari) e senza una predica moralista, ve lo consiglio.
E' la storia di Sandro, un ragazzino della ricca provincia padana (perfetta la ricostruzione del papà, tipico bresciano con la fabbrichetta, mi sembrava di essere tornata a casa...) maturo, sensibile, alle soglie dell'adolescenza che per un caso drammatico e quasi impossibile, viene a contatto con la realtà dell'immigrazione clandestina, dei barconi e dei Centri di Permanenza Temporanea.
Sottolineo, non con la realtà dell'immigrazione e basta, perchè il mondo di Sandro è già multicolor: il suo migliore amico è di colore, come quasi tutti gli operai del padre (relativamente tollerante, ma finchè stanno su un gradino diverso). L'esperienza vissuta e gli interrogativi che ne seguono faranno nascere un Sandro diverso, un ex bambino alla ricerca di una verità coerente, che purtroppo non potrà ottenere.

venerdì, gennaio 06, 2006

Scusate, ma ieri sera abbiamo lavorato fino a tardi anche se ci eravamo suddivise tra settentrione e meridione, quindi per oggi niente a post...
A domani, le befonze.

giovedì, gennaio 05, 2006

Elena Ferrante "I giorni dell'abbandono" Edizioni e/o 14.00€
Trattasi di libro perfetto per le "Donne che amano troppo", ma vogliono smettere e possono farlo (questo è un augurio per la mia amichetta che si congela nella stanza accanto a me).
Fedele alla linea ho ignorato il film con Zingaretti e la Buy e letto libro prestato dalla mia Cricca.
La prima parola che mi viene in mente è fastidio.
Ho letto il romanzo tutto d'un fiato, cominciato stamattina in metro e finito stasera, forse non ha decantato abbastanza o forse non lo farà mai, tant'è questo è un romanzo pesante.
C'è pesante e pesante: non è agghiacciante come J.T.Leroy, non è cattivo come alcuni dei personaggi di Landsdale, ma è spietato come solo alcune storie d'amore finite male possono essere, lacerante è la seconda parola che mi viene in mente.
Mentre ci pensavo mi chiedevo a chi l'avrei consigliato, nè ad una donna, perchè se non c'è già passata potrebbe evitare di correre rischi (pensando "tanto a me non può capitare"), nè ad un uomo, perchè ne escono abbastanza male e io non voglio credere che siano tutti uguali.
Rimangono i bambini che ne potrebbero scrivere milioni di queste storie e qualcuna ne hanno raccontata anche a me, mentre disegnavano visi tristi o schiantavano animaletti di peluche.
Tutto sommato è vero che certe storie succedono, molto più frequentemente di quanto si pensa, ma forse non mi andava di immedesimarmi così tanto in qualcosa che spero non mi capiti più.
E non lo auguro a nessuno (forse).

mercoledì, gennaio 04, 2006

Porgy and Bess

Gershovitz, questo il suo vero cognome ed anche il nome non era da meno: Jacob Gershovitz. Per dire di come lui ed il fratello Israel rappresentino perfettamente la prima generazione di ebrei-russi-americani, e di come questo c'entri eccome in tutta la sua musica. Il fatto che Gershovitz sia diventato Gershwin e che Jacob sia diventato George, dice tutto sullo stato dell'integrazione nei primi anni del secolo in America. Sarà per questo che George cerca una via sua. Prende le lezioni di pianoforte classico (che mischia alle improvvisazioni inventate come dimostratore di pianoforti) le canzonette del teatro di rivista e la musica nera, quella dei quartieri bassi di New York: blues, spirituals, jazz, dixieland.
Nel 1926, con il fratello Ira, legge una storia di DuBose Heyward intitolata 'Porgy' e deve aver pensato che quella storia fosse l'ideale per quella musica che aveva in testa. L'ideale perché è una storia di neri, di speranze, di tradimenti, di schifezze, una storia dove farci stare tutto: gioia, amore, morte, degrado e bellezza. Questo è Porgy and Bess: è la ninna nanna immortale di Clara che canta "Summertime" (did you listen to Janis version?), la felicità di Porgy quando Bess entra nella sua vita in "I got plenty o' nuttin", un duetto d'amore degno di Verdi come "Bess, you are my woman now", ma è anche una parodia quasi blasfema di un sermone in "It ain't necessarily so" e la canzone disperata ed innamorata di Porgy "I'm on my way to a Heav'nly Land" che parte per inseguire per sempre la sua Bess.
E' un melodramma e quindi in quanto tale è vera opera, la più grande opera di colore che sia mai stata scritta e forse una delle cose migliori prodotte dalla vera cultura americana che è viva quando è sintesi di quello che la anima.

E' stata eseguita la prima volta nel 1935, quelli con il cappuccio bianco erano ancora in giro per il sud degli stati uniti, mentre da questa parte dell'oceano qualcuno parlava di razza ariana.
Non fu un successo.

(grazie a Yari per la recensione, primo non gonzico a scrivere sul blog!)

martedì, gennaio 03, 2006

Overheard in New York
Se conoscete abbastanza bene l'inglese e soprattutto lo slang New Yorchese questo sito è veramente divertente, e se vi trovaste nella grande mela potreste anche arricchirlo a vostra volta.
Praticamente si tratta di brandelli di conversazioni colti al volo e traslati sul sito, aggiornato costantemente e pieno di siti spin-off, come Overheard in office.
Se avete cinque minuti da perdere e vi volete fare due risate:
Un ringraziamento alla Perfect che ha scovato questa chicca per voi!

lunedì, gennaio 02, 2006

God of War - Sony BMG - 60.00 €
E' arrivato il tempo di recensire un altro giochino della PS2, uno di quelli vietati ai minori di 18 anni (17 in U.S.A.), per la violenza, il linguaggio e il sesso, che si esclude l'ultimo, scorrono veramente a fiumi. Kratos mitico eroe spartano, viene sfidato da un Dio (Ares - guarda un po' il dio della guerra) e deve cercare di trovare il modo di sconfiggerlo utilizzando i fulmini di Zeus, l'ira di Poseidone, la testa della Medusa, il vaso di Pandora ed altre amenità di questo genere.
I mostri presi pari pari (anche se a volte l'iconografica classica è differente) dalla mitologia greca, una spruzzata di Prince of Persia, una di Monkey Island e Doom+Quake ed ecco la ricetta per il videogioco che incolla l'allegro consorte allo schermo per ore.
Io mi diverto a guardarlo, perchè le ambientazioni sono splendide e anche i mostri; di solito accorro quando sento un nuovo tipo di grido, infatti sarebbe consigliabile l'uso delle cuffie.
Siccome è uscito da parecchi mesi è probabile che come noi lo troviate di seconda mano, fatemi sapere se vi è piaciuto...

domenica, gennaio 01, 2006