giovedì, dicembre 14, 2006

Libri che ho letto e recensisco brevemente:
Questo post lo metto per spiegare la latitanza, a dire la verità Gomorra ancora mi brucia dentro.
Andiamo con ordine: ho cominciato e non finirò "Devil wears Prada", veramente troppo stupido. Ho girato al faceto e mi sono divertita a farmi una sveltina con Rossana Campo e "Mai sentita così bene" è durato il tempo di un pomeriggio e come un tè mi ha un po' scaldato dentro, ma poi come sempre d'inverno, il freddo è tornato.
Ho ripreso il McGrath che mi mancava, sperando che Port Mungo e la sua amarezza servisse a dimenticare quella di Napoli, inspiegabilmente non c'è riuscito, eh sì che tra artistoidi, relazioni incestuose e suicidi c'era più di una vaga possibilità.
A questo punto, quando neanche il massimo del pessimismo cosmico sembrava funzionare, ho pensato che fosse il caso di tornare all'umorismo e mi sono letta "La mennulara" che in effetti non è niente male, infatti mi sono anche comprata "La zia marchesa" di Simonetta Agnello Hornby mentre mi chiedevo se fosse la moglie di Nick Hornby.
La carenza cronica di soldi mi ha fatto ripassare dalla mia splendida biblioteca che faceva l'offerta di natale, cioè 8 libri da prendere in prestito al posto dei soliti 4, fantastico, quindi nell'ordine mi sono letta una favola di Amos Oz (Dun tratto nel folto del bosco), Mitch Albom (5 persone che incontri in cielo) libri di cui non vale la pena parlare; due fantastici ma veramente eccessivamente autobiografici libri di Amelie Nothomb "Biografia della fame" e "Stupore e tremori". Fino a questo punto ho pensato che andava meglio e che quindi stava tutto tornando alla normalità e come sempre, ogni volta che uno abbassa la guardia rimane indifeso e soprattutto sprovveduto.
Tanto tempo fa ci sono state delle situazioni in cui avevo apprezzato Richard Bach, per questo ero tornata dalle sue parti sugli scaffali e mi ero "affittata" uno dei suoi pochi libri non letti e cioè "Via dal nido", gravissimo errore, oltre al fatto che è scritto male, sono una serie di luoghi comuni infilati in serie come le perline sulle collanine. Alla fine la domanda che mi sono posta riguardava il periodo della mia vita quando lo apprezzavo come scrittore, a che stavo pensando? Spero soltanto che non fossero tutti così, ma non tornerò indietro per verificare.
Tanto per concludere il cerchio negativo che mi ha bruscamente riportato a Gomorra, non tanto come libro triste quanto piuttosto come libro amaro mi sono letta Truciolo, di Marai, l'ho preso con grandi speranze, anzi Great Expectations come direbbe Dickens, in fondo era uno dei miei autori preferiti che parlava di uno dei miei sogni: un cane. Ecco, tanto perchè il diavolo fa le pentole e non i coperchi, non avevo pensato, dato l'argomento, che anche questo libro sarebbe finito male (come tutte le sue opere d'altronde), e invece sì, finale triste, scontato da quasi subito e profondamente doloroso per tutti coloro che hanno avuto un cane (o più di uno) e l'hanno amato come un fratello (Ice mi manchi ancora tanto piccolo infame).
A questo punto mi è sembrato di capire che non c'era modo di scampare allo spleen e ho fatto quanto potevo per adeguarmi, sono tornata sulla letteratura russa, una certezza, e ho affrontato un autore che mi mancava: Turgenev, con Padri e figli, perfetto. Assolutamente amaro, con atmosfere decadenti, ambientato in un periodo di poco antecedente alla caduta degli Tzar e di profonda attualità con l'incomprensione tra diverse generazioni.
Per riprendermi ho giocato il fil rouge e ho letto un capolavoro breve che mi sento di consigliare a piene mani: "Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio" il cui autore Lakhous Amara ha dimostrato come con ironia si possa discutere senza esagerare in serietà e pesantezza, ma senza svalutarlo, dell'integrazione degli extracomunitari in una città che come Roma, è piena di tante piccole civiltà e inciviltà.
Mi sembrava di aver dato abbastanza e chiuso il circolo dell'amarezza, ma avevo dimenticato il penultimo dei libri della biblioteca: Kazuo Ishiguro con Un pallido orizzonte di colline. La premessa è che questo autore lo apprezzo molto di più tradotto che non in lingua originale, perchè in inglese è meno scorrevole, la recensione è questa: io non l'ho capito, anzi se qualcuno gentilmente lo avesse letto e compreso, me lo può spiegare?
Questo romanzo, anche se breve, mi ha dato il colpo di grazia; non solo è triste e si somma alla malinconia del periodo, ma neanche capisco più quello che leggo quindi mi rifugio nella Litizzetto e Rivergination, me l'hanno regalato e ora me lo leggo, non importa se non me lo sarei mai comprata e se la trovo spesso ripetitiva, qualunque cosa per uscire da questo stato crepuscolare, mi sta venendo anche l'influenza....

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