sabato, dicembre 30, 2006

BUON ANNO
Per farvi i miei migliori auguri, vi lascero' una poesi di Ungaretti, che si chiama sì Natale, o almeno cosi' l'hanno chiamata dopo, ma rappresenta al meglio quello che sarà il mio capodanno, almeno spero....

Non ho vogliadi tuffarmi in un gomitolo di strade
Ho tanta stanchezza sulle spalle
Lasciatemi così come una cosa posata in un angolo e dimenticata
Qui non si sente altro che il caldo buono
Sto con le quattro capriole di fumo del focolare

A presto e buon 2007 dalla redazione di Libritudine.

mercoledì, dicembre 27, 2006

Jean-Claude Izzo "Casino totale" e "Chourmo" Edizioni e/o 8.00 € ciascuno.
Eccomi qua, dopo un po' di latitanza causa acquisto casa dei sogni, a recensire un paio di gialli di uno scrittore francese purtroppo già morto.
I due libri, sono i primi di una trilogia, detta la trilogia di Marsiglia, di cui sto andando a comprare la conclusione: Solea.
Il protagonista è un poliziotto/ex-poliziotto Ugo Montale che inizia dovendo scoprire come mai due sue amici, che avevano fatto scelte diverse dalle sue, vengono uccisi, per arrivare a capire se gli va di continuare a fare la guardia.
Sullo sfondo una Marsiglia molto più araba che francese, con il suo porto che l'aveva portata ad essere uno degli ombelichi del mondo e con rigurgiti nazionalisti di cui ache qui da noi si sente l'eco.
Libri amari, amarissimi per essere precisi, in cui niente e nessuno si salva se non il mare, lo stesso dove il protagonista si ritrova a pescare per farsi passare il magone, per quanto possibile e unica cosa che lo accomuna a Montalbano.
Non è un personaggio simpatico Montale, e non fa niente per diventarlo, rovina tutte le sue storie d'amore e tutti quelli che gli sono vicini hanno una spaventosa tendenza a morire prima del tempo, assomiglia alla signora in giallo per questa sua peculiare capacità di portare una sfiga nerissima; i suoi libri si divorano comunque ugualmente, pur con un'esagerata pletora di protagonisti che gli girano attorno e per i quali necessiterebbe una quarta di copertina come con i vecchi gialli della Christie, a cui si attinge quando non ci si ricorda chi è chi e fa cosa, situazione che mi è capitata più volte anche se i libri li ho letti senza grosse interruzioni.
L'autore ha scritto anche dei romanzi e un libro di racconti, per adesso vado con Solea, per il resto vi sapro' dire.

giovedì, dicembre 14, 2006

Libri che ho letto e recensisco brevemente:
Questo post lo metto per spiegare la latitanza, a dire la verità Gomorra ancora mi brucia dentro.
Andiamo con ordine: ho cominciato e non finirò "Devil wears Prada", veramente troppo stupido. Ho girato al faceto e mi sono divertita a farmi una sveltina con Rossana Campo e "Mai sentita così bene" è durato il tempo di un pomeriggio e come un tè mi ha un po' scaldato dentro, ma poi come sempre d'inverno, il freddo è tornato.
Ho ripreso il McGrath che mi mancava, sperando che Port Mungo e la sua amarezza servisse a dimenticare quella di Napoli, inspiegabilmente non c'è riuscito, eh sì che tra artistoidi, relazioni incestuose e suicidi c'era più di una vaga possibilità.
A questo punto, quando neanche il massimo del pessimismo cosmico sembrava funzionare, ho pensato che fosse il caso di tornare all'umorismo e mi sono letta "La mennulara" che in effetti non è niente male, infatti mi sono anche comprata "La zia marchesa" di Simonetta Agnello Hornby mentre mi chiedevo se fosse la moglie di Nick Hornby.
La carenza cronica di soldi mi ha fatto ripassare dalla mia splendida biblioteca che faceva l'offerta di natale, cioè 8 libri da prendere in prestito al posto dei soliti 4, fantastico, quindi nell'ordine mi sono letta una favola di Amos Oz (Dun tratto nel folto del bosco), Mitch Albom (5 persone che incontri in cielo) libri di cui non vale la pena parlare; due fantastici ma veramente eccessivamente autobiografici libri di Amelie Nothomb "Biografia della fame" e "Stupore e tremori". Fino a questo punto ho pensato che andava meglio e che quindi stava tutto tornando alla normalità e come sempre, ogni volta che uno abbassa la guardia rimane indifeso e soprattutto sprovveduto.
Tanto tempo fa ci sono state delle situazioni in cui avevo apprezzato Richard Bach, per questo ero tornata dalle sue parti sugli scaffali e mi ero "affittata" uno dei suoi pochi libri non letti e cioè "Via dal nido", gravissimo errore, oltre al fatto che è scritto male, sono una serie di luoghi comuni infilati in serie come le perline sulle collanine. Alla fine la domanda che mi sono posta riguardava il periodo della mia vita quando lo apprezzavo come scrittore, a che stavo pensando? Spero soltanto che non fossero tutti così, ma non tornerò indietro per verificare.
Tanto per concludere il cerchio negativo che mi ha bruscamente riportato a Gomorra, non tanto come libro triste quanto piuttosto come libro amaro mi sono letta Truciolo, di Marai, l'ho preso con grandi speranze, anzi Great Expectations come direbbe Dickens, in fondo era uno dei miei autori preferiti che parlava di uno dei miei sogni: un cane. Ecco, tanto perchè il diavolo fa le pentole e non i coperchi, non avevo pensato, dato l'argomento, che anche questo libro sarebbe finito male (come tutte le sue opere d'altronde), e invece sì, finale triste, scontato da quasi subito e profondamente doloroso per tutti coloro che hanno avuto un cane (o più di uno) e l'hanno amato come un fratello (Ice mi manchi ancora tanto piccolo infame).
A questo punto mi è sembrato di capire che non c'era modo di scampare allo spleen e ho fatto quanto potevo per adeguarmi, sono tornata sulla letteratura russa, una certezza, e ho affrontato un autore che mi mancava: Turgenev, con Padri e figli, perfetto. Assolutamente amaro, con atmosfere decadenti, ambientato in un periodo di poco antecedente alla caduta degli Tzar e di profonda attualità con l'incomprensione tra diverse generazioni.
Per riprendermi ho giocato il fil rouge e ho letto un capolavoro breve che mi sento di consigliare a piene mani: "Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio" il cui autore Lakhous Amara ha dimostrato come con ironia si possa discutere senza esagerare in serietà e pesantezza, ma senza svalutarlo, dell'integrazione degli extracomunitari in una città che come Roma, è piena di tante piccole civiltà e inciviltà.
Mi sembrava di aver dato abbastanza e chiuso il circolo dell'amarezza, ma avevo dimenticato il penultimo dei libri della biblioteca: Kazuo Ishiguro con Un pallido orizzonte di colline. La premessa è che questo autore lo apprezzo molto di più tradotto che non in lingua originale, perchè in inglese è meno scorrevole, la recensione è questa: io non l'ho capito, anzi se qualcuno gentilmente lo avesse letto e compreso, me lo può spiegare?
Questo romanzo, anche se breve, mi ha dato il colpo di grazia; non solo è triste e si somma alla malinconia del periodo, ma neanche capisco più quello che leggo quindi mi rifugio nella Litizzetto e Rivergination, me l'hanno regalato e ora me lo leggo, non importa se non me lo sarei mai comprata e se la trovo spesso ripetitiva, qualunque cosa per uscire da questo stato crepuscolare, mi sta venendo anche l'influenza....