sabato, dicembre 30, 2006

BUON ANNO
Per farvi i miei migliori auguri, vi lascero' una poesi di Ungaretti, che si chiama sì Natale, o almeno cosi' l'hanno chiamata dopo, ma rappresenta al meglio quello che sarà il mio capodanno, almeno spero....

Non ho vogliadi tuffarmi in un gomitolo di strade
Ho tanta stanchezza sulle spalle
Lasciatemi così come una cosa posata in un angolo e dimenticata
Qui non si sente altro che il caldo buono
Sto con le quattro capriole di fumo del focolare

A presto e buon 2007 dalla redazione di Libritudine.

mercoledì, dicembre 27, 2006

Jean-Claude Izzo "Casino totale" e "Chourmo" Edizioni e/o 8.00 € ciascuno.
Eccomi qua, dopo un po' di latitanza causa acquisto casa dei sogni, a recensire un paio di gialli di uno scrittore francese purtroppo già morto.
I due libri, sono i primi di una trilogia, detta la trilogia di Marsiglia, di cui sto andando a comprare la conclusione: Solea.
Il protagonista è un poliziotto/ex-poliziotto Ugo Montale che inizia dovendo scoprire come mai due sue amici, che avevano fatto scelte diverse dalle sue, vengono uccisi, per arrivare a capire se gli va di continuare a fare la guardia.
Sullo sfondo una Marsiglia molto più araba che francese, con il suo porto che l'aveva portata ad essere uno degli ombelichi del mondo e con rigurgiti nazionalisti di cui ache qui da noi si sente l'eco.
Libri amari, amarissimi per essere precisi, in cui niente e nessuno si salva se non il mare, lo stesso dove il protagonista si ritrova a pescare per farsi passare il magone, per quanto possibile e unica cosa che lo accomuna a Montalbano.
Non è un personaggio simpatico Montale, e non fa niente per diventarlo, rovina tutte le sue storie d'amore e tutti quelli che gli sono vicini hanno una spaventosa tendenza a morire prima del tempo, assomiglia alla signora in giallo per questa sua peculiare capacità di portare una sfiga nerissima; i suoi libri si divorano comunque ugualmente, pur con un'esagerata pletora di protagonisti che gli girano attorno e per i quali necessiterebbe una quarta di copertina come con i vecchi gialli della Christie, a cui si attinge quando non ci si ricorda chi è chi e fa cosa, situazione che mi è capitata più volte anche se i libri li ho letti senza grosse interruzioni.
L'autore ha scritto anche dei romanzi e un libro di racconti, per adesso vado con Solea, per il resto vi sapro' dire.

giovedì, dicembre 14, 2006

Libri che ho letto e recensisco brevemente:
Questo post lo metto per spiegare la latitanza, a dire la verità Gomorra ancora mi brucia dentro.
Andiamo con ordine: ho cominciato e non finirò "Devil wears Prada", veramente troppo stupido. Ho girato al faceto e mi sono divertita a farmi una sveltina con Rossana Campo e "Mai sentita così bene" è durato il tempo di un pomeriggio e come un tè mi ha un po' scaldato dentro, ma poi come sempre d'inverno, il freddo è tornato.
Ho ripreso il McGrath che mi mancava, sperando che Port Mungo e la sua amarezza servisse a dimenticare quella di Napoli, inspiegabilmente non c'è riuscito, eh sì che tra artistoidi, relazioni incestuose e suicidi c'era più di una vaga possibilità.
A questo punto, quando neanche il massimo del pessimismo cosmico sembrava funzionare, ho pensato che fosse il caso di tornare all'umorismo e mi sono letta "La mennulara" che in effetti non è niente male, infatti mi sono anche comprata "La zia marchesa" di Simonetta Agnello Hornby mentre mi chiedevo se fosse la moglie di Nick Hornby.
La carenza cronica di soldi mi ha fatto ripassare dalla mia splendida biblioteca che faceva l'offerta di natale, cioè 8 libri da prendere in prestito al posto dei soliti 4, fantastico, quindi nell'ordine mi sono letta una favola di Amos Oz (Dun tratto nel folto del bosco), Mitch Albom (5 persone che incontri in cielo) libri di cui non vale la pena parlare; due fantastici ma veramente eccessivamente autobiografici libri di Amelie Nothomb "Biografia della fame" e "Stupore e tremori". Fino a questo punto ho pensato che andava meglio e che quindi stava tutto tornando alla normalità e come sempre, ogni volta che uno abbassa la guardia rimane indifeso e soprattutto sprovveduto.
Tanto tempo fa ci sono state delle situazioni in cui avevo apprezzato Richard Bach, per questo ero tornata dalle sue parti sugli scaffali e mi ero "affittata" uno dei suoi pochi libri non letti e cioè "Via dal nido", gravissimo errore, oltre al fatto che è scritto male, sono una serie di luoghi comuni infilati in serie come le perline sulle collanine. Alla fine la domanda che mi sono posta riguardava il periodo della mia vita quando lo apprezzavo come scrittore, a che stavo pensando? Spero soltanto che non fossero tutti così, ma non tornerò indietro per verificare.
Tanto per concludere il cerchio negativo che mi ha bruscamente riportato a Gomorra, non tanto come libro triste quanto piuttosto come libro amaro mi sono letta Truciolo, di Marai, l'ho preso con grandi speranze, anzi Great Expectations come direbbe Dickens, in fondo era uno dei miei autori preferiti che parlava di uno dei miei sogni: un cane. Ecco, tanto perchè il diavolo fa le pentole e non i coperchi, non avevo pensato, dato l'argomento, che anche questo libro sarebbe finito male (come tutte le sue opere d'altronde), e invece sì, finale triste, scontato da quasi subito e profondamente doloroso per tutti coloro che hanno avuto un cane (o più di uno) e l'hanno amato come un fratello (Ice mi manchi ancora tanto piccolo infame).
A questo punto mi è sembrato di capire che non c'era modo di scampare allo spleen e ho fatto quanto potevo per adeguarmi, sono tornata sulla letteratura russa, una certezza, e ho affrontato un autore che mi mancava: Turgenev, con Padri e figli, perfetto. Assolutamente amaro, con atmosfere decadenti, ambientato in un periodo di poco antecedente alla caduta degli Tzar e di profonda attualità con l'incomprensione tra diverse generazioni.
Per riprendermi ho giocato il fil rouge e ho letto un capolavoro breve che mi sento di consigliare a piene mani: "Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio" il cui autore Lakhous Amara ha dimostrato come con ironia si possa discutere senza esagerare in serietà e pesantezza, ma senza svalutarlo, dell'integrazione degli extracomunitari in una città che come Roma, è piena di tante piccole civiltà e inciviltà.
Mi sembrava di aver dato abbastanza e chiuso il circolo dell'amarezza, ma avevo dimenticato il penultimo dei libri della biblioteca: Kazuo Ishiguro con Un pallido orizzonte di colline. La premessa è che questo autore lo apprezzo molto di più tradotto che non in lingua originale, perchè in inglese è meno scorrevole, la recensione è questa: io non l'ho capito, anzi se qualcuno gentilmente lo avesse letto e compreso, me lo può spiegare?
Questo romanzo, anche se breve, mi ha dato il colpo di grazia; non solo è triste e si somma alla malinconia del periodo, ma neanche capisco più quello che leggo quindi mi rifugio nella Litizzetto e Rivergination, me l'hanno regalato e ora me lo leggo, non importa se non me lo sarei mai comprata e se la trovo spesso ripetitiva, qualunque cosa per uscire da questo stato crepuscolare, mi sta venendo anche l'influenza....

martedì, novembre 28, 2006

Uccidete la democrazia – Deaglio, con Diario
Sabato sera ci siamo dati ad una visione “cor veleno” e io e il gonzorte, il quale si è assopito dopo cinque minuti dall’inizio e ha anche avuto il coraggio di chiedere com’era andata a finire, ci siamo visti, anzi mi sono vista, lo pseudo-documentario assurto all’onore della cronaca recentemente, per la sua rilettura diciamo controtendenza, delle ultime elezioni.
Comincio con il dire che se l’ho visto è chiaro che l’ho fatto per confermare quelle che sono sempre state le mie ipotesi di partenza e che quindi sono dichiaratamente di parte, inoltre pur spacciandosi come documentario, il pamphlet visivo in questione si basa su pochissimi dati oggettivi, e da’ una rilettura particolare e in soggettiva di quanto avvenne il 10 aprile dell’anno scorso.
Per essere un documentario, dicevo, manca il contraddittorio, oltre alle prove, che possiamo indicare come strettamente circostanziali (o indiziarie?) e poco sostanziali che sono nell’ordine:
- La riduzione del quasi 75% delle schede bianche su tutto il territorio e in particolare con punte di percentuale relativa altissima nelle regioni del sud;
- La sostituzione di 10 prefetti di province italiane ad una settimana dal voto, alcune delle quali verranno poi scelte come sedi del voto elettronico che si stava testando proprio durante le ultime elezioni;
- Il fatto che il voto elettronico fosse fatto passare sotto silenzio dieci giorni prima delle elezioni senza che se ne venisse a sapere niente, ma questo non è certo colpa di Scaiola.
Quanto sopra viene riletto da Deaglio nell’ottica di alcune circostanze, che vengono fatte incastrare nella situazione particolare che si è creata la sera delle elezioni in cui gli exit-poll hanno toppato al loro massimo storico: il ministro degli interni si intratteneva con il premier invece di essere al Viminale - come sempre - i dati per un certo tempo hanno tardato ad arrivare ed una serie di altre vicende che potrebbero non voler dire assolutamente niente, se non per il fatto che tante coincidenze che avvengono contemporaneamente come minimo danno da pensare.
La cosa più divertente è la presenza nel video di un attore che si finge la gola profonda, impersonando l’autore rimasto segreto del libello su cui il film si basa scritto da un tale “agente italiano”, che per primo ventilava l’ipotesi di un programma per il pc che nel trasferimento dei dati elettronici tra le sedi di seggio e il viminale, girava le schede bianche ad uno specifico partito, nella situazione forza italia.
Il fatto che si possano scrivere tre righe di codice per fare una cosa del genere e che sia già stata fatta, probabilmente negli stati uniti e proabilmente in Florida e probabilmente a favore dell’ultimo bush in ordine di tempo ma non di grandezza dei danni inflitti al mondo, non mi sembra che porti ovviamente all’accettazione dell’idea che quindi sia stato fatto anche qui; inoltre, esattamente come in Florida, mentre si effettuava l’ultimo conteggio il presidente attuale rilasciò interviste televisive dicendo “ho vinto io!” così ha fatto Fassino che ha affermato, ben prima che si sapesse con certezza, che il centro sinistra aveva vinto le elezioni.
Ricordo benissimo di essermi svegliata alle sei dell’11 chiedendomi se avevamo vinto al senato, ovviamente io e lui non abbiamo le stesse fonti, e per fortuna…..
Non sono sicura di quello che penso e credo che la verità non la sapremo mai, anche perché il conteggio delle schede bianche non conviene a nessuno, nè al centro destra se davvero l’uomo che sviene sul palco ha organizzato quanto detto, né al centro sinistra a cui nuove elezioni dopo questa finanziaria certo non gioverebbero, solo che prendendo per buona la spiegazione di Deaglio, che almeno darebbe ragione anche delle anomalie statistiche, troverebbe un senso anche la situazione che ha scioccato per primi i leader del centro destra, che IMHO tutto si aspettavano tranne di doversi tenere il portatore nano di democrazia come leader anche per i prossimi 5 anni; non a caso la versione di Deaglio è che i leader del centro destra appoggiati da Scaiola avrebbero impedito di portare il broglio fino in fondo consentendo la risicata vittoria del centro sinistra. Non possono nemmeno concludere con chi vivrà vedrà, perché tanto, come detto prima, non si saprà mai e oltretutto la triste realtà e che a tutti, tutti quelli che al parlamento ci si siedono, conviene così, che fine triste….

mercoledì, novembre 22, 2006

Roberto Saviano "Gomorra" Mondadori 15.50
Avevo detto che lo avrei letto ed ecco qua una delle recensioni più amare che abbia scritto su questo blog, perchè nonostante dell'argomento che già conoscevo se ne fosse discusso a oltranza su tutti i media, niente mi aveva preparato a quello che avrei letto, anzi per dirla tutta, ripensando ad un sacco di persone che ne hanno parlato, sono pronta a scommetere che solo il 10% di loro lo abbia veramente letto.
Il libro parla della camorra, di come vive e impera in un raggio piuttosto ampio che oltre alla Campania e ad una serie di altre grosse città italiane oltre a Napoli, fa grossi affari dal Canada alla Cina, passando per Russia e l'Argentina, giusto per dire che nessuno si salva.
Saviano racconta delle guerre di mafia, delle donne di mafia, dei ragazzi che diventano mafiosi e non lo fa con il pietismo e la condanna, o no, ci sono delle alternative, ma diciamo che per chi nasce a Secondigliano, sono moooooolte meno di quelle di un coetaneo nato a Roma, forse un po' di piu' di quelle di un bambino mai nato, citando la fallaci o anzi, meglio, come dice Frankie Hi sono carne morta in partenza.
La parola omertà assume tutto un altro significato quando viene inserito in un contesto in cui non abbassare lo sguardo può costarti un proiettile, figurarsi guardare chi esplode quelli destinati ad un altro.
Deve essere un bel tipo questo Saviano, amante di Pasolini e della verità, anche se questa è un'altra di quelle parole che vanno inserite prima in un contesto per capire di che si parla oltre una certa latitudine; andava in giro con la sua vespetta e documentava, vedeva i morti, conosceva i trasportatori, andava a cena con i cinesi e parlava sulla tomba dei suoi eroi, ma forse quello che mi ha colpito di più è stata l'amarezza e la bile che è riuscito a veicolare con le sue parole, la sconfitta trapelava assieme alla frustrazione e al senso di inutilità che rendevamo me incapace di stare ferma mentre leggevo il libro: quando l'incazzatura era arrivata al livello di guardia dovevo chiudere e questo spiega perchè ci ho messo tanto a finirlo, nonostante fosse scritto veramente in modo molto chiaro e scorrevole.
Sono d'accordo con chi un precedente post aveva affermato che questo libro dovesse essere letto in classe, è dai bambini che si dovrebbe cominciare, dando loro più opportunità, una cultura diversa e non basata sull'uso della forza; di oggi sono comunque tutte le vicende che riguardano i casi di bullismo, anche in questo caso, passato il quarto d'ora di celebrità, i giornali rivolgeranno i loro riflettori altrove, gli stessi giornali che si limitano ad un trafiletto o a due parole sull'ennesimo morto ammazzato nella guerra tra i clan.
Pazzesco come poi il solo essere ucciso metta le persone, colpevoli e no, nell'ombra della camorra: non puoi essere stato ammazzato perchè ti opponevi o perchè ti trovavi al posto sbagliato al momento sbagliato, o peggio ancora per interposta persona, in quanto cugino di ottavo grado del fratello del cognato del boss sbagliato, chiunque muoia sparato con un età superiore ai 13 anni, viene ammantato nel sospetto di essere collegato al sistema, vaglielo a spiegare che magari non avevi abbassato lo sguardo quando dovevi.
La cosa che salva l'Italia, secondo alcuni, è la grande capacità di adattamento degli italiani, il fatto che riescano sempre a trovare un modo per sopravvivere. Secondo me è una condanna, la stessa condanna che pesa sulla testa di tutti coloro che hanno visto e si sono girati e hanno pensato che in qualche modo se gli succede tutto questo la colpa è anche loro.
Io credo che sia soprattutto colpa nostra, di tutti quelli che vedono e pensano che non si può fare niente, anzi magari gli mettiamo una scorta a questo scrittore così ci mettiamo l'anima in pace. Io non so quando la mia smetterà di strillare, ci sto lavorando, un paio di romanzi di Candance Bushnell e passa la paura, e poi a me la mozzarella di bufala non mi è mai piaciuta....

martedì, novembre 21, 2006

Salvatore Niffoi "La vedova scalza" Adelphi €15 Recensore esterno: Mammola
Una bella, forte, cruda, romantica storia d'amore ambientata in Barbagia nel ventennio fascista, ma gli eventi dell'epoca poco hanno a vedere con il racconto di Mintonia Savucco.
Alcune pagine scorrono veloci, altre sono appesantite da un uso del dialetto che, almeno a me, ha privato della comprensione di filastrocche, poesiole e affermazioni che mi sarebbe piaciuto legare meglio al filo della trama. Sono molto contenta di averlo letto anche perchè mi è venuta nostalgia dei romanzi di Grazia Deledda e, considerando quanto mi ha coinvolto questa storia, forse non li ho gustati a pieno, forse perchè letti troppo da giovane.
Pur sapendo chi fosse l'autore e consapevole senza ombra di dubbio del luogo ove si svolgesse la storia, pur tuttavia ho avuto spesso la sensazione di stare a leggere un libro di Isabel Allende. Perchè? Forse perchè la protagonista della storia narra in prima persona (tipico dell'autrice cilena), forse perchè i due scrittori sanno immergerti dentro le descrizioni che stanno raccontando, forse perchè i loro protagonisti in fondo si muovono in scenari consolidati dentro ai quali loro recitano la parte che tutti si aspettano..

mercoledì, novembre 15, 2006

Gianrico Carofiglio "Ragionevoli dubbi" Sellerio 12€
Eccoci qui con uno dei best seller della stagione dell'autore già premio Bancarella nel 2005 con "Il passato è una terra straniera": la terza prova dell'avvocato Guerrieri ennesimo antieroe della letteratura poliziesca nostrana.
Strano incrocio tra Montalbano e Coliandro senza essere una "guardia", appoggiato da amici sbirri e difensore della giustizia, che anche in questo libro appare come una semplice parola senza connotati reali, impavido e anche un po' incosciente.
Non ho letto i due libri precedenti, lo farò probabilmente, ho sempre bisogno della mia dose di storie giornaliere, e poi il protagonista è simpatico e la scrittura scorre, anzi corre senza problemi.
La trama è presto detta: un antica conoscenza di Guerrieri viene accusato di spaccio internazionale e per difenderlo, scelta molto combattuta, l'avvocato deve incriminare un suo collega che lo ha difeso in primo grado in modo decisamente discutibile, il tutto circondato da una storia d'amore finita male, una finita prima di cominciare e l'andropausa che avanza in una Bari molto affascinante, tanto che viene voglia di conoscerla scordandosi che c'è nato cassano pallone boro. Forse la storia è un po' scontata, ma la piacevolezza della scrittura e la capacità dell'autore di rendere subito i personaggi intimi come dei vecchi amici, la rende comunque meritevole di lettura, IMHO.
C'è da dire che Sellerio fa uscire alcuni libri veramente carini, specialmente tra i gialli, la prossima volta vi recensisco Alicia Giménez-Bartlett, altra scoperta tra i libriccini blu.

lunedì, novembre 13, 2006

Andrea Camilleri "Le ali della sfinge" Sellerio, 12€
Nuova indagine del commisario più famoso di Basettoni e con lui di tutto il mondo di Vigatà, in particolare, e della Sicilia nell'Italia, in generale. Anche stavolta lo sfondo storico è quello dei giorni nostri, e Camilleri non si risparmia strali nè a destra nè a sinistra.
Lo spunto è quello dell'indagine che si snoda tra la moderna tratta delle bianche - ragazze dell'est europeo sfruttate come prostitute - e la nuova legge che permette di sparare ai ladri. Il commissario sta invecchiando e con lui la sua storia d'amore, ma per fortuna stavolta si torna ai vecchi tempi e alle solite "sciarratine" con Livia.
Un Montalbano piu' leggero dell'ultimo, piu' sarcastico e piu' sagace, divertentissima la parte in cui si finge un investigatore speciale dell'antimafia, anche se il potere della televisione mi fa già immaginare lo sceneggiato che seguirà da queste nuove avventure, comunque Zingaretti non è male, nessuno ormai potrebbe prendere il suo posto.
L'unico appunto è che questo libro dura troppo poco e la storia è piuttosto scontata, anche se la scissione di personalità di Salvo rende il tutto doppiamente divertente.

venerdì, novembre 10, 2006

Fabio Volo, Jennifer Vandever, Linus e The Big Khauna
Ultimamente mi è capitato di leggere due libri, niente di che, assolutamente stereotipati, in particolare l'ultimo di Fabio Volo (Un posto nel mondo) ha tirato fuori una serie di clichè uno appresso all'altro in modo talmente sistematico, che mi sono divertita ad indovinare quale sarebbe stato il successivo.
La Vandever con "L'amore non basta mai" ha fatto praticamente lo stesso con le storie d'amore, quelle in cui dopo tanto tempo uno dei due afferma che non sta vivendo, che sta solo tranquillo, che vuole cercare altro e che gli sembra di essere anestetizzato da tempo.
In tutto questo mi è tornato in mente una mia cliente poco più che adolescente che un giorno si è presentata da me con un E.P. di Linus, quello di radio dj e non quello di unix o dei Peanutes, affermando che aveva capito tutto della vita e che quel disco sarebbe diventato il suo personalissimo mantra di guarigione, guarda un po' il disco era "Accetta il consiglio", ovvero il monologo di Kevin Spacey in The big Khauna, riadattato da Manlio Sgalambro.
Poi un paio di giorni fa capito sul blog di un amico dell'altra gonza - Plasson http://www.viamacrame2.it/blog/2_via_macrame_2_plasson e ci leggo proprio il monologo, tra l'altro uno dei miei preferiti, quindi ho deciso che magari per stavolta saltiamo una pessima recensione di Fabio Volo e se vi va vi leggete qualcosa di bello.
Buon fine settimana.

Goditi potere e bellezza della tua gioventù. Non ci pensare.
Il potere di bellezza e gioventù lo capirai solo una volta appassite.
Ma credimi, tra vent'anni guarderai quelle tue vecchie foto.
E in un modo che non puoi immaginare adesso.

Quante possibilità avevi di fronte
e che aspetto magnifico avevi!
Non eri per niente grasso come ti sembrava.

Non preoccuparti del futuro.
Oppure preoccupati, ma sapendo che questo ti aiuta quanto masticare un chewing-gum per risolvere un'equazione algebrica.
I veri problemi della vita saranno sicuramente cose che non ti erano mai passate per la mente, di quelle che ti pigliano di sorpresa alle quattro di un pigro martedì pomeriggio.

Fa' una cosa ogni giorno che sei spaventato: canta!

Non essere crudele col cuore degli altri.
Non tollerare la gente che è crudele col tuo.

Lavati i denti.

Non perdere tempo con l'invidia: a volte sei in testa, a volte resti indietro.
La corsa è lunga e, alla fine, è solo con te stesso.

Ricorda i complimenti che ricevi, scordati gli insulti.
Se ci riesci veramente, dimmi come si fa...

Conserva tutte le vecchie lettere d'amore,
butta i vecchi estratti-conto.

Rilassati!

Non sentirti in colpa se non sai cosa vuoi fare della tua vita.
Le persone più interessanti che conosco a ventidue anni non sapevano che fare della loro vita.
I quarantenni più interessanti che conosco ancora non lo sanno.

Prendi molto calcio.

Sii gentile con le tue ginocchia,
quando saranno partite ti mancheranno.

Forse ti sposerai o forse no.
Forse avrai figli o forse no.
Forse divorzierai a quarant'anni.
Forse ballerai con lei al settantacinquesimo anniversario di matrimonio.
Comunque vada, non congratularti troppo con te stesso,
ma non rimproverarti neanche: le tue scelte sono scommesse,
come quelle di chiunque altro.

Goditi il tuo corpo,
usalo in tutti i modi che puoi,
senza paura e senza temere quel che pensa la gente.
E' il più grande strumento che potrai mai avere.

Balla!
Anche se il solo posto che hai per farlo è il tuo soggiorno.

Leggi le istruzioni, anche se poi non le seguirai.
Non leggere le riviste di bellezza:
ti faranno solo sentire orrendo.

Cerca di conoscere i tuoi genitori,
non puoi sapere quando se ne andranno per sempre.
Tratta bene i tuoi fratelli,
sono il miglior legame con il passato
e quelli che più probabilmente avranno cura di te in futuro.

Renditi conto che gli amici vanno e vengono,
ma alcuni, i più preziosi, rimarranno.
Datti da fare per colmare le distanze geografiche e gli stili di vita,
perché più diventi vecchio, più hai bisogno delle persone che conoscevi da giovane.

Vivi a New York per un po', ma lasciala prima che ti indurisca.
Vivi anche in California per un po', ma lasciala prima che ti rammollisca.

Non fare pasticci con i capelli: se no, quando avrai quarant'anni, sembreranno quelli di un ottantacinquenne.

Sii cauto nell'accettare consigli,
ma sii paziente con chi li dispensa.
I consigli sono una forma di nostalgia.
Dispensarli è un modo di ripescare il passato dal dimenticatoio,
ripulirlo, passare la vernice sulle parti più brutte
e riciclarlo per più di quel che valga.

Ma accetta il consiglio... per questa volta.

lunedì, novembre 06, 2006

Andrea Vitali "Olive comprese" Garzanti 16€ - recensore esterno: MAMMOLA
La lettura del libro OLIVE COMPRESE di Andrea Vitali mi ha reso contenta.
Dopo aver letto un libro talvolta mi dico che è proprio un capolavoro (certamente esagerando); altre volte la lettura mi lascia angoscia per l'argomento trattato, altre volte pur riconoscendone la consistenza trovo subito qualche se e qualche ma (certa violenza mi sembra gratuita, quel passaggio pornografico inserito per....); qualche volta rimango stupita dalla fantasia dell'autore.
Questa volta,come ho detto prima, non mi sono chiesta e detta niente, mi sono solo sentita proprio contenta di averlo letto. Storie semplici che si intersecano tra di loro e danno un divertente spaccato di un'Italia con errore detta minore. In alcuni tratti mi sembrava di leggere Camilleri versione nord e idioma italiano.
Consiglio il libro a chi vuol leggere divertendosi e nel leggerlo ringraziare mentalmente chi ha utilizzato il suo tempo per rendere bello il tempo del lettore.

venerdì, novembre 03, 2006

Chuck Palahniuk "La scimmia pensa, la scimmia fa" Mondadori 15€
Nuovo prodotto da uno dei miei scrittori preferiti (a questo punto uno sui tantissimi che ho introdotto con questa frase) che non è però un romanzo, quanto piuttosto un excursus nella vita dell'autore stesso e una breve raccolta di articoli già pubblicati da altre riviste .
Si va dai saggi brevi scritti mentre era in giro per gli Stati Uniti, magari per le riprese di Fight Club - strepitoso il pezzo che ha come argomento le labbra carnose di Brad Pitt, che tra l'altro sottoscrivo su tutta la linea- alle interviste a personaggi famosi tipo Marilyn Manson o Juliette Lewis.
Alla fine del libro la sensazione è quella di aver letto di nascosto il diario segreto di una persona famosa, quasi i referti del suo psicoterapeuta, ma non è che uno non se lo poteva proprio immaginare, le prime righe dicono infatti testuali parole: “Casomai non ve ne foste accorti, tutti i miei libri parlano di una persona solitaria che cerca un modo per entrare in contatto con gli altri.” e nel mio caso c'è riuscito, anzi l'ho personalmente risollevvato dal limbo dove lo avevo accantonato dopo Diary e Cavie, due romanzi che poco avevano a che fare con i suoi precedenti capolavori (escludendo Portland Souvenir).
Come si dice quando si desidera essere banali: un libro che dopo che lo hai letto non sei più lo stesso, in effetti io vorrei essere Brad Pitt o se proprio non è possibile posso accontentarmi anche di Juliette Lewis, eviterei comunque di essere Palhniuk troppo difficile, troppo complesso, troppo doloroso, più facile è costruire un castello (e questa la capite se vi leggete il libro).

domenica, ottobre 29, 2006

Stephen King "La storia di Lisey" Sperling&Kupfer 18.00 €
Finalmente è tornato, altro che Cell, un libro da dimenticare, o Colorado Kid, un antipasto sul niente. Il re è tornato e lo ha fatto in grandissimo stile, 600 pagine di una storia di paura e d'amore, di fantasmi, di mostri e di cattivi, il tutto impastato condito e sformato con una ricetta di quelle che non dico si avvicina ai suoi capolavori, ma almeno si distanzia dalle ultime porcate e di molto.
La storia è quella della vedova di uno scrittore, Scott Landon, da lei molto amato e decisamente molto ricambiata la quale (Lisey da cui il titolo), a due anni dalla sua scomparsa, decide di liberare lo studio del marito per cedere alcuni dei suoi cimeli alle varie università che li richiedono, e qui non è difficile scorgere una specie di autobiografia dell'autore, però stavolta ha almeno evitato di entrare nel libro come ne "La torre nera".
Da questo momento in poi, ovviamente, come ogni kinghiano che si rispetti sa, tutto smette di essere come appare e ci spostiamo bruscamente su realtà parallele, costellate da donne catatoniche (It), fantasmi (Mucchio d'ossa), cattivoni che aspettano nell'ombra (Il gioco di Gerald), e varie altre amenità a cui il re ci ha abituato.
Storia di un matrimonio al di sopra di ogni sospetto in cui ogni capitolo sembra preso da Incubi e deliri, cioè si potrebbe estrapolare ogni storia e farne un racconto autonomo e resterebbe comunque un bel racconto, ma tutti insieme in un libro sono quasi commoventi, tre giorni a leggere e a non vedere l'ora di poter riprendere per vedere come va a finire, e sia chiaro, come ogni volta non è andato a finire come pensavo.
Mi piace pensare che l'autore si sia perso dalle parti della pozza delle parole, anzi ci sia caduto, e che per fortuna è tornato non tanto meglio di prima quanto piuttosto simile a quello dei suoi romanzi più stupendi, che per quanto mi riguarda sono, nell'ordine: L'ombra dello scorpione, Il talismano+La casa del buio (con P. Straub), It e Gli occhi del drago.
Da leggere e regalare, poi da rileggere e ripensare, quasi per tenersi dentro i personaggi il più a lungo possibile, e mi raccomando: niente frutta dopo il tramonto!

mercoledì, ottobre 25, 2006

Orhan Pamuk è un piatto complicato

Una di quelle ricette che vanno avanti per ore, con piu’ preparazioni laterali altrettanto esigenti di pazienza e attenzione.
Di quelle che a un tratto non ne puoi più e pensi a chi te l’ha fatto fare “e guarda quanto manca, ancora” e vorresti ordinare una pizza (o una Kinsella qualunque in questo caso), mandare all’aria tutto e ripulire la cucina.
Mollare, insomma.

Poi, magia.
Finito di rimestare e unito il tutto, lasciato in cottura per un po’, con testardaggine e una presa di scetticismo…il piatto arriva in tavola.
E ha un sapore buonissimo. Persistente, armonico, fuori dall’ordinario.
Non dirò quindi che i romanzi di Pamuk sono alla portata di tutti.
Anzi, se non vi va di leggere con calma, di riprendere le frasi e siete colti da fame impellente o, viceversa, è un momento di scarso appetito, lasciate perdere.
Rischiereste di odiarlo e bollarlo per sempre.
Se invece, magari parallelamente ad altro, avete voglia di qualcosa di spesso, orientale e misterioso, da assaporare pian piano e con cui occasionalmente litigare…Se non vi fa paura un autore verboso, che procede con un ritmo irregolare e che non si sa dove arriverà o se volete essere a la page da veri radical chic “oh si, ha vinto il Nobel per la letteratura, l’ho letto!” , se avete amato la Turchia come la sottoscritta e volete ritrovarla nei suoi aspetti piu’ quotidiani e sfaccettati…qui sotto c’è la sua produzione tradotta.
Neve e La nuova vita li ho adorati. Dopo essere stata vicina a lanciarli dalla finestra…

Roccalba (o Il Castello Bianco)
La casa del silenzio
Il libro nero
La nuova vita
Il mio nome è Rosso
Neve
Istanbul

Psssttt....Il signor Pamuk è anche uno che non la manda a dire. E che ha rischiato per la sua presa di posizione sui curdi e gli armeni. (Un sottoprefetto ha addirittura ordinato la distruzione dei suoi romanzi nelle librerie e nelle biblioteche).
Se non volete affrontare subito i romanzi, cercate le interviste e gli articoli che ha dedicato alla politica del suo Paese. Ne vale la pena.

martedì, ottobre 24, 2006

Jim Thompson "L'assassino che è in me" Fanucci 7.90€
Ci sono delle volte in cui bisognerebbe semplicemente inchinarsi di fronte ai creatori, a coloro che introducono delle modifiche al sistema che daranno il via ad una serie di reazioni a catena, specialmente se hanno inventato qualcosa come il genere noir.
Questo libro è uscito per la prima volta negli Stati Uniti nel 1952, quando gli americani erano ancora più bambascioni di adesso ed è stato subito scandalo. Il perchè è presto detto, nella stessa america del KKK alcune scomode realtà dovevano venire celate, restare nascoste, tutto doveva sembrare perfetto, poco importa che non lo fosse, quindi chiunque alzasse il tappeto poteva solo soffocare nella stessa polvere che aveva alzato, gli altri si sarebbero girati dall'altra parte.
Il romazo parla di un vicesceriffo, la cui agghiacciante normalità è pari solo alla noia che ispira, peccato che come sempre accade, la realtà è un po' diversa, ma la cosa che distingue questo libro dagli altri romanzi in cui da subito sappiamo chi è il "cattivo", è il fatto che è raccontato in prima persona.
Mentre assistiamo al mondo visto dalle cornee dell'assassino, è piuttosto sconvolgente lasciarsi coinvolgere dai suoi stessi processi mentali e, quel che è peggio, arrivare a volte alle stesse conclusioni e soprattutto temere assieme a lui che le cose non si stanno affatto sistemando, ma che la conclusione si avvicina rapidamente e non è proprio quella che aveva preventivato.
Quasi un sollievo alla fine poter uscire dai suoi panni e trovarsi tranquilli sul proprio divano, peccato poi ricercare quello stesso sguardo negli altri e rendersi conto che alcune cose che abbiamo pensato e provato noi, sono piuttosto comuni, come dicevano in cari vecchi Smashing Pumpkins "...the killer in me is the killer in you".
La Fanucci sta ristampando tutti i libri dell'autore, qualcosa mi fa pensare che questa sarà solo la prima di una serie di recensioni....

sabato, ottobre 21, 2006

Buon Compleanno Libritudine!!
Ieri sera c'era la festa per il compleanno della mitica G. e in qeull'occasione ho realizzato che era circa un anno che Libritudine "viveva", proprio perchè il primo post l'ho scritto in merito al mio fortuito incontro con Stefano Tura, uno dei miei giallisti preferiti, nonchè corrispondente Rai da Londra.
Un anno dopo lo ri-incontro esattamente dove l'avevo lasciato, alla promessa del libro nuovo.
In questo caso sono stata più cauta nelle mie figuracce, mi sono avvicinata affermando di essere una sua lettrice (e con la certezza e speranza che non si ricordasse di me) e abbiamo ri-cominciato a parlare.
Un libro nuovo c'è, ma non uscirà a brevissimo, e confermo la teoria di molti e cioè che scrivere serve a soddisfare il proprio narcisimo, mi ha interrogato sui suoi libri!
Premesso che l'ultimo lo avevo finito quasi 20 mesi fa (e nel frattempo ne avrò letti almeno decinaia) mi ha chiesto se mi ricordavo il secondo (solo il titolo e vagamente la trama ovviamente) e si è arrabbiato perchè mi ha chiesto se era quello che preferivo e ho risposto che non era questo.
Non l'avessi mai detto, tuoni e fulmini, è il secondo il suo libro preferito (Non spegnere la luce), quello catartico aggiungerei io, quello dove la violenza viene spinta al parossismo e più che di un libro giallo si tratta di un libro dell'orrore con assassino espiatorio (riassunto breve delle sue parole).
Ammetto che è stato divertente, almeno stavolta non ho perso del tutto la dignità, ma resta il fatto che non c'è nessun ispettore Gerace in arrivo con nuovo romanzo al seguito, anzi,
SCOOP con
SPOILER
ha ammesso di volerlo uccidere (noooooooo ti prego sarebbe come suicidare Montalbano).
Le parole precise di Stefano comunque sono "Non voglio più scrivere i gialli perchè adesso i gialli li scrivono tutti, guarda, anche Faletti! Voglio scrivere un romanzo fantastico, onirico, un romanzo come "Il profumo" di Suskind, lo hai letto?"
"Si' "- ma ho tralasciato di dire che non mi è piaciuto da impazzire e se proprio mi doveva citare un libro onirico avrei capito di più l'Aleph di Borges.
Comunque Stefano è sempre un po' inquietante e quando mi ha detto "Non pensare che sia pazzo" ho pensato che non mi pagava abbastanza per farlo (e questa la capiamo in pochi), comunque ho anche scoperto che Dazieri è stato il suo editor e gli ho raccontato come si fosse avvelenato perchè non avevo apprezzato particolarmente il suo ultimo libro, tant'è nemmeno io avrei mai pensato che leggesse il mio blog, e poi per alcuni argomenti c'è ancora la libertà di opinione e di espressione, non faccio mica ingerenza spinta come il pastore tedesco.
Buon compleanno Libritudine, mi costi meno di una terapia....

giovedì, ottobre 19, 2006

Libri che non ho ancora letto: GOMORRA
Anche se sarò l'ultima in ordine di apparizione, vi vorrei parlare di un libro che non ho ancora letto, semplicemente perchè non ho ancora avuto i fondi neri per procurarmelo, quindi lascerò che un altro blogger di cui sono affezionata lurker, lo faccia al mio posto, perchè non amo parlare di ciò che non conosco, a parte gli uomini.
Buona lettura:
http://letturalenta.net/2006/10/gomorra/
e poi procuratevelo.
Come dice Heine: "... si comincia bruciano dei libri e si finisce bruciando le persone".

lunedì, ottobre 16, 2006

Giorgio Faletti "Fuori da un evidente destino" Baldini Dalai e Castaldi 18.90€
Eccoci qua a parlare di un libro che poteva essere un giallo e non lo è stato, un libro che poteva addirittura essere "de paura" e non lo è stato, un romanzo scorrevole come gli altri due, e non lo è stato, un po' vorrei ma non posso, come la serie 1 della BMW per capirsi.
L'autore, che ai più non piace perchè deve evidentemente scontare la colpa di non essere stato sempre e solo uno scrittore, personalmente non mi dispiace; "Io uccido" l'ho proprio divorato, anche perchè era scritto nello stesso modo in cui anche J. Deaver imposta i suoi gialli, e anche lui è uno dei miei autori preferiti. In "Niente di vero tranne gli occhi" la velocità era già rallentata e nonostante non mi piacesse tanto quanto il primo, era comunque carino pur se completamente surreale, quindi un bel libro da ombrellone, meglio poi l'edizione in paperback, così non pesava neanche troppo sulla pancia.
Questo ultimo romanzo rimane invece come incompiuto, la lentezza è sorprendete rispetto a quanto ci aveva abituato, per essere precisi è dominante, la descrizione intima dei personaggi rimane superficiale e particolarmente scontata, tutto è bene quel che finisce bene con tanto di nemesi.
Una delusione e mi dispiace anche perchè l'ho preso anche per regalarlo e quindi se la festeggiata mi chiederà che ne penso, mi limitero' a un sorrisetto tirato.

venerdì, ottobre 13, 2006

Massimo Carlotto " Il paese della mia anima" Edizioni E/O 15.00€
Come vi dicevo in questo periodo di vacche grasse stanno uscendo un sacco di libri nuovi dei miei autori preferiti, ho già in coda l'ultimo Palanhiuk e stanno arrivando Lucarelli e King, quanta abbondanza...
Questo nuovo Carlotto non è un giallo, ma la storia dall'infanzia ai giorni d'oggi di Beniamino Rossini, quel Beniamino che accompagna l'alligatore in tutte le sue imprese, che lo ha conosciuto in carcere e da allora gli è rimasto amico e accanto.
Questa è una storia che ripercorre grossomodo tutta le vicende italiane a partire dagli anni '20, quando fare il contrabbandiere (o lo spallone come si diceva) era un lavoro rispettato da tutti e i finanzieri non avrebbero mai sparato, anzi avvertivano prima di arrivare.
Beniamino comincia come contrabbandiere e diventa rapinatore, passa dalla montagna al mare, passa da mogli ad amanti, per essere precisi anche da donne a uomini, ma soprattutto vive tutta la vita con un intensità spaventosa, uno di quelli che riescono a vivere ogni giorno come se fosse l'ultimo, che oltre ad essere divertente solo per lui e non per quelli che lo circondano, denota anche una spiccata propensione a non prendersi nessuna responsabilità.
Ma non è soltanto una disamina critica della sua vita quella che fa Beniamino in prima persona, è piuttosto un suo lascito, ora che sta per morire e che di lui, dopo non aver riconosciuto il suo unico figlio, rimarranno solo pochi amici e molte persone che lo hanno temuto, e a ragione. Questa biografia è un modo per fare pace con la morte, ma soprattutto con la vita e forse uno dei grossi privilegi che ha il personaggio del romanzo è quello di poter chiudere qualche conto prima che sia troppo tardi, chissà se basta per morire in pace?

giovedì, ottobre 12, 2006


Joe R. Lansdale "Echi perduti" Fanucci €15.75
Anche per Lansdale vale lo stesso discorso di Ammaniti, libro nuovo di autore preferito, nessun rimpianto, bene!
Ultimamente stanno uscendo una caterva di libri nuovi, il gonzorte ha i capelli dritti, ma tant'è, arriveranno le vacche magre...
Questo romanzo prende probabilmente lo spunto da un vechio episodio di "Ai confini della relatà" se non mi sbaglio, comunque la trama è presto detta, un ragazzino ha un'otite purulenta a sei anni e, da quel momento, i rumori per lui diventano dei tramite per rivivere eventuali scene violente in cui quei rumori si erano sentiti la prima volta, per esempio: se sbatte la portiera di una macchina che aveva avuto un incidente, Harry si ritrova a viverlo come se fosse un fantasma, riprovando le stesse emozioni dei personaggi che vi erano coinvolti. Decisamente un bel problema.
Il nostro eroe inizialmente decide di combatterlo grazie allo stato di stordimento indotto dagli alcolici, fino a quando non incontra un vero personaggio stile Lansdale, un ex-maestro di arti marziali a sua volta alcolista. Assieme Harry e Tad aiutano un'amica di infanzia del primo a risolvere un vecchio giallo che vedeva coinvolto anche il padre della ragazza (Kayla). Detto questo potrebbe essere un thriller come un'altro, ma l'autore lo trasforma in un capolavoro di ironia e sagacia, non c'e' niente da fare un personaggio qualunque in mano a Lansdale diventa uno psicopatico simpatico, e quindi il romanzo è tutto da gustare.
Ho saputo che la Fanucci ha preso l'anteprima sulle traduzioni dell'autore, quindi non ci sarà nemmeno da aspettare tanto per avere i vecchi libri e racconti oltre che le novità!
Grande Fanucci, prima ristampa le vecchie edizioni dell'Editrice Nord e poi sforna questo, vorrei tanto lavorare per voi!

mercoledì, ottobre 11, 2006

Fotoleggendo 2006 - dal 6 al 20 ottobre 2006, Via del Commercio 13, Roma.
Questa mostra di fotografia mi è stata segnalata da un mio amico che partecipava (nella sezione Ostiense 25) e si tiene in una cornice molto bella quale l'Istituto Superiore Antincendi e la vecchia centrale elettrica Montemartini.
Attraverso corridoi e gallerie scopriamo che la mostra non è una, ma tante, tanti argomenti e tanti colori, oltre che tanti bianchi e neri, i miei preferiti. Tra gli autori più importanti c'è anche Fancesco Cito, conosciuto dai più, ma non da me come al solito, come uno dei più famosi fotoreporter italiani; mentre guardavo le sue foto mi sono ricordata di quando al Palazzo delle Esposizioni ero andata a vedere Robert Capa, si assomigliano.
Tante sono anche le foto che hanno come sfondo l'archeologia industriale e i palazzi in generale (Zanchetta - Cattedrali del lavoro e Bortolozzo - Olympia: Torino verso le Olimpiadi 2006), queste mi piacciono proprio tanto, e poi "Costole" di Anna Fabroni che mi è rimasta proprio in testa un po' per l'argomento, un po' perchè avevo un altro amico fotografo che per anni ha cercato di trovare delle anoressiche che si facessero fotografare, a quanto ho capito la sua unica speranza è diventare anoressico a sua volta.
Tenere sono le foto che appartengono alla serie "Seaside" del gruppo ferdinand f di Montepellier, con tutte figure in riva al mare, i bambini sono carini e anche quelle "Sulla riva" di Desideri.
Una bella mostra, ve la consiglio, la strada è la stessa dove si trova l'Alpheus. Buona visione e a seguire la poesia che gli organizzatori della mostra hanno scritto sul volantino:
La Fotografia
Per ricordatte, dice, veramente
de quarcosa che t'è rimasto in core
(n' amico, n' ber soriso, er primo amore)
la devi imprime bbene ne la mente
come fusse un capitolo de storia
oppuro, come fusse 'na poesia.
Ma si nun ciai la giusta fantasia
Osi te fa cileccha la memoria
invece de morì de nostrarggia....
nun è mejo fa' na fotograffia!?
Angelo C. Talarico
(agosto 1990)

lunedì, ottobre 09, 2006

Niccolò Ammaniti "Come Dio comanda" 19.00 € Mondadori
E' tornato, lo stesso uomo che ha scritto "Ti prendo e ti porto via" e "Io non ho paura" è tornato, e le cose non sono cambiate, per fortuna.
Ogni volta che leggo uno dei miei scrittori preferiti ho il timore che mi deluda, anche perchè bisogna ammettere che rimanere su certi livelli non deve essere facile, specie per tutte le pagine di questo libro, invece c'è riuscito.
Di Ammaniti avevamo già parlato alla fine del 2005 e io mi ritengo una sua grande fan, nonostante suo padre una decina di anni fa mi abbia bocciato all'esame di psicopatologia generale e dell'età evolutiva, ma si sa che le colpe dei padri non devono ricadere sui figli...
Quindi nonostante Branchie non fosse un granchè ho continuato a leggerlo e in questo caso quello che ho scoperto è che i romanzi gli vengono meglio dei racconti; deve avere delle origini sudamericane, senza però la necessità di farci affogare in milioni di personaggi.
Anche in questo nuovo romanzo è la disperazione a farla da padrone, una disperazione canalizzata che però esonda in una terribile notte di temporale, una specie di super signora delle pulizie che lava tutto prima di rimettere a posto.
C'è da dire che l'autore si conferma senza pietà, chi deve morire muore e peggio per lui, ma le cose più belle sono i pensieri di Cristiano, protagonista del romanzo insieme a suo babbo, probabilmente l'unico naziskin simpatico sulla faccia della terra, e credo sia dura.
La vita vista da un tredicenne, diversa però dai soliti libri sull'argomento, quelli in cui gli unici problemi sono dati dai brufoli e dalle ragazze: Cristiano ha ben altri problemi e se li risolve tutti da solo, mi ha fatto tornare in mente una frase di Che Guevara, quella che finiva con "...senza perdere mai la tenerezza."
Da un certo punto di vista questo è anche un libro d'amore e di come questo non sia mai lineare, ma trova sbocchi impensati e imprevisti, oltre a deviazioni e burroni, l'amore dal suo lato più dolente. Bel libro, valeva la pena aspettare così tanto.

domenica, ottobre 08, 2006

Melissa Bank "Manuale di caccia e pesca per ragazze", Sperling Paperback 8.90€
Libro pieno di racconti che piano piano si intrecciano intorno alla storia di una delle protagoniste, Jane, che entra nel complicato mondo delle relazioni tra uomini e donne passando dalla porta che le apre il fratello più grande, e che non contribuisce certo a renderle le cose più chiare.
Attraverso l'esprienze delle sue amiche e ovviamente delle sue, Jane apprende dell'inutilità dei libri per farsi sposare [Le regole: all'altare in poche mosse (senza passare dal letto) - un best seller anche qui] e della ricerca di logica e responsabilità personali in un mondo che sembra essere completamente privo.
La storia più lunga è quella che la vede coinvolta con un uomo più grande di lei, probabilmente la più importante della sua vita, che può aprire uno spiraglio alla comprensione di alcune coppie che ci circondano e che si rifanno alla solita vecchia dinamica padre-figlia e relative inversioni di ruolo. Scritto in modo scorrevole, con lampi di cinismo ed ironia che fanno sorridere a denti stretti è un libro corto e carino, da leggere di corsa e poi andare avanti senza rimpianti.

sabato, ottobre 07, 2006

Sandor Marai "La sorella" Adelphi 16.50€
Marai e io abbiamo una lunga storia, di cui chiaramente lui non è consapevole, anche perchè è morto suicida a San Diego nel 1989.
Quando mi consigliarono "Le braci" pensai che l'unica cosa che mi attirava di quel libro era la copertina, quindi bastava. Lo lessi tutto d'un fiato e poi a seguire "Divorzio a Buda" e "I ribelli", dei quali il primo lo ricordo bene, il secondo poco. Ho saltato "L'eredità di Ezter" e "La recita di Bolzano", ma conto di colmare presto la lacuna.
Un giorno da Mel sono incappata per caso in questo libro che non sapevo nemmeno esistesse e chiaramente è tornato l'amore; forse non era proprio il momento adatto per un libro in cui un uomo descrive una malattia che l'ha colpito rendendolo completamente paralizzato per poi lasciare come strascico l'incapacità di muovere solo due dita delle mani, peccato che fosse un pianista.
La descrizione così intima, profonda e dettagliata lascia senza fiato, le parole sono dosate e la pesantezza dell'argomento lascia il solito amaro in bocca a cui l'autore ci ha abituato, ma resta subline, pain is so close to pleasure direbbero gli inglesi.
Avrò bisogno di almeno quattro o cinque libri leggerini per rimprendermi, ne valeva comunque la pena, in alcuni momenti sembra di leggere lo zibaldone leopardiano, lo inserisco nel filone dolente che comprende anche McGrath e che forse potremmo addiritture far risalire a Zolà e Maupassant...sto esagerando, buon fine settimana.

giovedì, ottobre 05, 2006

OFF TOPIC
Avrei potuto intitolare questo post anche "dell'immenso potere dei blog" o di chi li legge, ma preferisco non anticipare l'argomento della mia personalissima disquisizione sull'argomento.
Poco più di un anno è passato da quando, ho cominciato a girare per la rete a leggere i famosi diari virtuali di persone sconosciute, mi stavo annoiando e non avevo un libro a portata di mano.
Parlandone con alcuni amici sono venuta a sapere che persone a me più o meno note ne avevano di loro e ne ho usufruito, tranquillamente, sono sempre stata una lurker, non ho mai commentato se non per salutare, e nel momento in cui mi sono trovata in violento disaccordo ho scritto una mail personale e privata e per quanto mi riguarda amici come prima.
Detto questo, ultimamente mi sono accorta come la mia presenza o quella di qualcun altro ha spinto alcune persone a rendere i loro blog privati o a chiuderli (o spostarli), non è un delirio di onnipotenza, quanto piuttosto una certezza.
Premesso che ognuno è liberissimo di fare quello che più gli aggrada, trovo piuttosto divertente il fatto che ci siano delle persone che mettono gli affari loro in piazza a patto che non li legga nessuno che li conosce, o quanto meno che non facciano parte di una selezionatissima clientela con caratteristiche simili o uguali alla compiacenza e alla venerazione, di cui la rete sembra assolutamente pullulare.
Potrei fare una serie di esempi, ma credo che il concetto sia piuttosto chiaro, il blog serve a soddisfare un bisogno narcisistico e ci sono persone che si creano proprio una personalità alternativa oppure usano il blog per sfogarsi di torti veri o presunti che siano, ci sono persone che diventano famose raccontando di piselli e cerette - e di cui recensisco i libri - e altre che si accontentano di narrare cose mirabilanti senza nessun riscontro con la realtà.
Io ho cominciato per tenere il conto delle cose che leggevo, per rispondere in una sola volta a tutte le persone che mi chiedevano cosa comprare per regalare e a quel minimo numero che mi chiedeva cosa poteva leggere in questo o quel momento, ma soprattutto ho cominciato e continuerò perchè almeno una volta, chiunque mi ha letto, ha pensato a me.
Quello che mi consola è che non c'è molta discrepanza tra chi scrive e chi vive, almeno per libritudine.

sabato, settembre 30, 2006

ALLENTIAMO LA TENSIONE
Un mattino il marito torna dopo molte ore di pesca e decide di fare un sonnellino.
Anche se non pratica del lago, la moglie decide di uscire in barca.
Accende il motore e si spinge ad una piccola distanza: spegne, butta l'ancora, e si mette a leggere il suo libro.
Arriva una Guardia Forestale in barca. Si avvicina e le dice: "Buongiorno, Signora. Cosa sta facendo?"
"Sto leggendo un libro" risponde lei (pensando "non è forse ovvio?!?").
"Lei si trova in una Zona di Pesca Vietata," le dice.
"Mi dispiace, agente, ma non sto pescando. Sto leggendo".
"Sì, ma ha tutta l'attrezzatura. Per quanto ne so potrebbe cominciare in qualsiasi momento. Devo portarla con me e fare rapporto".
"Se lo fa, agente, dovrò denunciarla per molestia sessuale" dice.
"Perchè? Non l'ho nemmeno toccata!" risponde la guardia.
"Questo è vero, ma possiede tutta l'attrezzatura. Per quanto ne so potrebbe cominciare in qualsiasi momento."
"Le auguro buona giornata signora" e la guardia se ne va.
MORALE: Mai discutere con una donna che legge. E' probabile che sappia anche pensare.

giovedì, settembre 28, 2006

Libri che non ho finito di leggere
Momento pesante questo, sarà che sembra estate e non lo è, sarà che stiamo cercando di cambiare casa, e non ci riusciamo, sarà che le cose succedono tutte assieme e quindi sono incappata in una serie di libri che non ho finito e che non finirò.
Che senso ha scrivere una recensione di un libro che non ho letto? Nessuno, ma vorrei comunque spiegare come mai non ci sono riuscita, e pensare che non mi succede spesso, anzi.
Il primo era in inglese e si intitola Vernon God little, l'autore è DBC Pierre, il cui acronimo sta a significare dirty but clean, un australiano che si è divertito - credo tanto visto che lo hanno anche premiato nel 2003 - a descrivere la vita nel Texas dove c'è appena stata una strage stile Columbine; il ragazzo killer si è poi suicidato e la ricerca del capro espiatorio elegge a suo personale rappresentante il migliore e unico amico dell'omicida, peccato che lui non c'entra, ma è troppo sfigato per riuscire a discolparsi in tempo.
La sensazione che ho avuto a metà romanzo era che ai personaggi come Fantozzi noi italiani siamo piuttosto avvezzi (e quindi stufi) e soprattutto mi chiedo se questo libro rientra in quelli che gli americani premiano per dimostrare come siano in grado di ridere di loro stessi (HAHAHAHA) o piuttosto non lo abbiano capito (la seconda che ho detto, credo).
L'altro libro era invece in italiano ed è stato scritto alla fine degli anni'50 da Hubert Selby jr., ne hanno tratto anche un film e si chiama Ultima fermata Brooklyn. Questo non l'ho finito perchè stamparne una versione con 42 righe per pagina è un affronto a chi un tempo era miope, e poi le storie sono proprio pesantissime, tutta la varia umanità che ruotava intorno ad un quartiere ultra popolare in una città in cui il divario tra i ricchi ed i poveri era lampante. In breve la verità è che trasudava tristezza, quindi mi affitterò il dvd se avessi proprio desiderio di sapere come vanno a finire i vari racconti ed i vari personaggi, ma in realtà riesco benissimo a farne a meno, almeno per ora.

martedì, settembre 19, 2006

Marina Lewycka "Breve storia dei trattori in lingua ucraina" Mondadori, 17.50€
Storiellina d'amore, o di quello che può scoppiare tra un vedovo di 84 anni e una donna di 36 che si è appena rifata le tette, considerando la loro origine ucraina e il - di lui- passaporto inglese.
La storia sembra una di quelle che riempiono le pagine dei giornali scandalistici e di cui potremmo anche noi conoscerne i personaggi, però è divertente, soprattutto perchè le figlie del vedovo tentano in tutti i modi di opporsi alla "spregevele" donna che vuole prendere, passando dal letto del padre, il posto dell'amata madre.
Tra l'esose richieste della tettona Valentina, tra cui anche una ROLLS, e i magheggi delle sorelle per evitare di farle avere il passaporto, emerge la storia del popolo ucraino a partire dalla rivoluzione d'ottobre e di come, nè russi nè polacchi, si sono trovati a fare da spartiacque e a rimanere schiacciati.
Personaggi che nonostante l'attuale vita agiata hanno un passato in campi di lavoro, una storia delle popolazioni dell'est prima e dopo il comunismo, che emerge tra le risate suscitate dalla prosa e che quasi le strozza in gola.
Il libro è questo ed altro, ma forse è solo una storia d'amore.

lunedì, settembre 18, 2006

Valerio Evangelisti "Distruggere Alphaville" l'Ancora 14.00€
Come pre-detto, ho letto il libro di Evangelisti da cui avevano tratto l'introduzione per il libro di Lupin e la contessa di Cagliostro, e l'ho trovato molto bello.
Intendiamoci non è un romanzo, quanto piuttosto una serie di scritti dell'autore di Eymerich sulla letteratura di genere e altre amenità di questo tipo.
Interessante e divertente, anche se alcuni di questi suoi interventi li avevo già letti su Carmilla, e-magazine che l'autore tiene con Giuseppe Genna su internet (www.carmillaonline.com), ma esileranti sono le aggiunte che prevedono una fantastica avventura in cui l'inquisitore Eymerich si scontra con Palahniuk o con Dan Brown.
Molto bello leggere, alla luce della sua recente scomparsa e conseguente venerazione, dell'invettiva in tre volumi scritta dalla fallaci e che l'ha riportata bruscamente agli onori delle cronache in occasione del 11 settembre e a seguire. Sarà stata anche un'ottima giornalista, ma con quella serie di "libri", personalmente è precipitata a livello di bondi, e ora che è morta tutti a dire quanto fosse critico il suo occhio sul mondo....forse all'inizio, sul seguito bisognerebbe condividere il suo mondo e personalmente come sono felice di pernsarla come Eco, tanto sono entusiasta di non pernsarla come l'ultima fallaci. Sono scelte, ognuno fa le sue.
Comunque tornando ad Evangelisti, nel suo stile scorrevole analizza alcune tra le pagine dei romanzi attuali e di come abbiamo dei best seller che non sanno di niente, vero, sono d'accordo specialmente su i cento colpi di spazzola e i vari ultimi Crichton, però anche qui credo sia importante sapere cosa vai a leggere proprio perchè in certi momenti servono anche certi libri e quindi ben venga un Faletti che scrive come Deaver, a me piacciono entrambi e poi magari se Melissa si è giocata il mio placet con il primo libro cosa volete che le importi? Nel frattempo è diventato un personaggio mediatico di primo piano, il vero problema è costanzo, non lei, e tutti quelli che considerano le sue parole interessanti solo perchè....perchè?
Più che un valore a certi libri secondo me sarebbe impoortante sapere cosa leggi, in questo modo la scelta è consapevole e allora ben vengano le prugne di Pulsatilla se in quel momento ci si sente mentalmente costipati, almeno ci si fa una bella risata.

sabato, settembre 16, 2006

BEN VENUTA PICCOLA MIA,
MEGLIO ROMA CHE TERNI SUI DOCUMENTI....

venerdì, settembre 15, 2006

Diego Cugia "Un amore all'nferno" Oscar Mondadori 8.40€
Cugia è l'autore dei testi di Jack Folla, personaggio che alcuni anni fa era il personaggio di uno programmi radio tra i più ascoltati, mi sembra su Radio 2. Io l'ho sempre odiato, quando passavo per caso su quelle frequenze dopo dieci minuti mi veniva da vomitare, la retorica delle parole del presunto carcerato nel braccio della morte mi sembravano più populistiche di quelle dell'ex e attuale premier del suo partito, ex e attuale presidente della sua squadraccia, ex e attuale chansonnier, tutto e il contrario di tutto, silvione riportone.
Quindi avevo accuratamente evitato di leggere qualsiasi cosa scritta da lui fino a quando non ho scoperto che questo libro parlava della morte di Francesco Narducci, dottore (sembra) morto suicida nel lago Trasimeno e, forse, implicato nei delitti del mostro di Firenze. Di questo personaggio avevo sentito parlare parecchio, fondamentalmente perchè il gonzorte proviene dagli stessi ameni luoghi del dottore e poi perchè, prima Lucarelli poi Polidoro, ne avevano discusso nei loro libri in relazione al caso pacciani e compagni di merende.
Racconto interessante, fatto in prima persona dall'autore che incontra per caso la vedova di Narducci e si fa raccontare la sua versione dei fatti e facendole, probabilmente, la domanda che tutti avremmo voluto farle senza magari averne il coraggio e cioè "Come si fa ad essere la moglie di un mostro e non rendersene conto?" Probabilmente la stessa domanda fatta più volte ai parenti di Ted Bundy o di altri personaggi similari.
lL risposta è semplice, non c'è peggior cieco di chi non vuol vedere e forse certe cose sono proprio troppo inimmaginabili per farsi venire anche solo dei dubbi. Ci sono tutte le attenuanti generiche del caso, la giovane età e le antiche famiglie che si schierano a comprire l'onta e la vergogna di non si capisce bene cosa, ma lei è un vero personaggio emerso da una tragedia greca, Eschilo non avrebbe saputo dipingerla meglio.
Bel libro, ben scritto, non apprezzerò mai jack folla, ma potrei leggere qualcos'altro di Cugia.

martedì, settembre 12, 2006

Roma, Stadio Olimpico.
Continuando sullo stile cose belle da vedere a Roma, dopo la Sinagoga vorrei parlarvi di un altro gran posto nella città eterna: la curva sud quando gioca la Roma, ovviamente.
In occasione della prima partita di Champions League sono riuscita a trascinare il gonzorte (piuttosto renitente devo ammetterlo) allo stadio dove non era mai stato e, fedele alla tradizione che volente o nolente lui alla Roma gli porta proprio fortuna, la mia squadrona ha infilato quattro gol a quei poveri sprovveduti dello Shakhtar Donetsk (Taddei, Totti, De Rossi, Pizarro).
Detto questo, per chi non ha mai frequentato l'ameno luogo di cui sopra la sensazione è meravigliosa, una marea di persone, tra cui alcune evidentemente cattive, che si abbracciano e si saltano addosso perchè la Roma ha segnato, senza contare che cantano e saltano per 90 minuti consecutivi vissuti in piedi. Sono sensazioni pazzesche, al primo gol urlavamo talmente tutti che è stato assordante e intanto le persone si tuffavano le une sulle altre e io assumevo la posizione d'urto mentre il gonzorte e il cuggino cercavano di non farmi schiacciare da nessuno.
Che cosa fantastica, era tanto che mancavo dallo stadio, infatti ho rischiato di non entrare anche stavolta, ai famosi tornelli ho infilato il biglietto e aspettavo che se lo succhiasse come sulla metro, peccato che avevo sette secondi prima che si bloccassero di nuovo e mentre stavo a guardare quello dietro di me ha cominciato a dire Vai, vai ohhhh entraaa. Non avevo capito subito che stava parlando con me...
Comunque l'Olimpico non è bello solo quando vinciamo, è proprio bello sempre, stasera c'era il tramonto e il cielo era rosso sopra la copertura, nell'aria quell'odore di maria mista ai fumogeni, la temperatura era mite e tutto era perfetto, che dire è stato un giorno per tornare con il pensiero a tanti anni fa quando con l'abbonamento in tasca non vedevo l'ora che arrivasse domenica, anni dopo ho in tasca le schedine del digitale terrestre e devo comprare tante ricariche e anche se l'amore è sempre grande le sensazioni non saranno mai le stesse, video kill the stadio star.

lunedì, settembre 11, 2006

Notte bianca e Sinagoga
Aprofitto dello spazio per segnalarvi un posto molto bello da vedere e forse non è un caso che oggi sia l'11 settembre.
In occasione della notte bianca siamo andati a visitare la Sinagoga di Roma, quella più grande delle 12 che ci hanno detto essere nella capitale, ignoro l'ubicazione di tutte le altre 11, ma quella che abbiamo visto noi è quella sul lungotevere alle spalle del ghetto per capirsi.
La Sinagoga è molto bella, gli uomini per entrare devono mettere la papalina che viene prestata all'entrata dalle persone che si occupano della visita guidata. Oltre alla Sinagoga potete vedere anche la galleria dei marmi antichi, il tempio spagnolo e il museo ebraico di Roma, che fa effetto, non quanto via Tasso (Museo della Resistenza), ma fa tristezza quanto basta.
In seguito abbiamo visto anche la mostra di Cartier-Bresson, ma non è sto granchè...
La sinagoga è aperta tutti i giorni tranne il sabato, per ogni informazione www.museoebraico.roma.it oppure info@museoebraico.roma.it

sabato, settembre 09, 2006

Umberto Eco "A passo di gambero - guerre calde e populismo mediatico" Bompiani 14.00€
La premessa è che se io non sapessi cosa pensa Umberto Eco questo libro mi sarebbe sembrata una novità assoluta, ma non è cosi': ho coinciato con il nome della rosa e il pendolo e a seguire il secondo diario minimo, raccolte delle sue bustine di minerva, che leggo quando posso sull'espresso, quindi io sapevo cosa mi aspettava. Nonostante questo non posso che provare un immenso piacere e sommo autocompiacimento nel pensarla esattamente come qualcuno che ritengo un grandissimo uomo di cultura e ogni volta che mentre leggo riesco ad anticipare dove andrà a parare, nonostante tutta la parte di citazioni oscure che rimangono tali, sono felice come una pasqua.
Ok mi ci vuole poco, ma come dice Cicciolina chi si contenta gode e sapere che c'e' qualcuno in Italia che non si fa abbindolare e che i suoi libri, oltre che i suoi romanzi, vendono tanto, mi fanno sperare per il futuro di questa italietta dove i giornali si comprano sempre meno e sempre meno si spegne la tv, un posto dove i libri si regalano, ma non si leggono.
Questa raccolta contiene un'altra serie di bustine di minerva, saggi e pubblicazioni di relazioni tenute a vari convegni negli anni dal 2001 al 2005, quindi se comprate l'espresso o repubblica qualcosa l'avrete già letta, buon per voi, un ripasso non fa mai male, anche perchè sono tutti scritti con la sagacia propria del personaggio che io trovo, in alcune sue battute paragonabile a Benigni e se Benigni legge la divina commedia come Gassman (cioè benissimo), cosa impedisce ad Eco di essere simpatico?
Un'ultima postilla, in una bustina in cui discuteva di "The passion" il film di Gibson sulla passione di Cristo, aggiungeva che di tutte le critiche che gli erano piovute addosso una sola gli era rimasta particolarmente impressa ed era del lettore che gli aveva scritto "non ti perdonerò mai per avermi detto come va a finire il film!". Ecco, in questo libro si parla di moltissime cose intelligenti, di cultura, società, politica e soprattutto mass media, e io vado a ricordarmi una cosa del genere, sono estremamente superficiale (per non dire idiota), me ne rendo conto, ma darei qualunque cosa per essere citata da Eco....

venerdì, settembre 08, 2006


Sandro Veronesi "Caos calmo" Bompiani 17.50
Libro ottenuto in prestito dopo lunga posta alla mammonza e divorato anche perchè, IMHO, è scritto proprio bene.
La storia è quella di un vedovo con figlia decenne, la morta improvvisa di Lara compagna del primo e mamma della seconda mette le due persone alle prese con un dolore/non dolore da lasciare esterefatti. Sempre in attesa che uno dei due pianga fino allo sfinimento assistiamo allo sfasamento dei valori di Pietro Paladini e e di quelli della sua vita raccontata in prima persona. Dalla decisione improvvisa di passare il primo giorno della 5° elementare sotto la scuola della figlia all'impossibilità di spostarsi da li' quasi fino a Natale, sempre nell'attesa che la bolla di ovatta in cui sembrano vivere si rompa e li riporti bruscamente alla realtà e alle prese con un dolore incommensurabile.
Vari personaggi ruotano attorno al principale, che sembra con il suo dramma attirare tutti quelli degli altri, raccontati attraverso parole semplici che portano a visioni devastanti. La sofferenza dei suoi colleghi e delle persone che lo circondano, sembra prendere piano piano il posto di quella di Pietro e della figlia Claudia, immersi in varia umanità che certe situazioni non le ha mai superate e che forse nemmeno le supererà mai, semplicemente si è adattata ritagliandosi una nicchia di serenità.
Niente luoghi comuni, niente parole sprecate, niente pezzi di libro che puoi quasi saltare perchè sai già quello che scriverà; un fratello che sembra Renzo Rosso della Diesel, una cognata uscita da un film di Almodovar e una figlia che sembra la bambina perfetta che stacca le code alle lucertole nei film di Dario Argento.
Era tanto che non leggevo un romanzo lungo scritto da un autore italiano che mi piacesse così tanto, niente fiumi di lacrime e parole sprecate, solo quelle che servono per arrivare dritte al cuore e restarci.

mercoledì, settembre 06, 2006

Massimo Polidoro "Grandi gialli della storia" Piemme 5.90€
Massimo Polidoro è uno dei fondatori del CICAP (Centro di controllo delle affermazioni sul paranormale) e sullo stile del libro che vado a recensire, ha scritto anche i grandi enigmi della storia e i grandi misteri della storia, della serie trova il filone e scava come Paperone nel Klondike.
Il volume sceglie tra i più noti alcuni efferati delitti od omicidi e disquisice su questi senza mai azzardare una nuova ipotesi, non è nè un giallista nè un solutore di cold cases, quanto piuttosto elenca le varie ipotesi fatte fino a quel momento, additando quelle meno plausibili.
Le vicende analizzate sono quelle di Jack lo squartatore, dove esamina anche l'ipotesi di Patricia Cornwell del pittore pazzo, la maschera di ferro, la vicenda della donna che per tutta la vita ha detto di essere Anastasia, ultima discendente e sopravvissuta della famiglia Romanov, Kaspar Hauser, Amelia Earhart, il mostro di Firenze e JFK, dove ho scoperto che la riostruzione di Oliver Stone è completamente campata in aria e molto probabilmente la Cia non ha armato Oswald (ipotesi avallata anche da De Lillo in Libra).
Se l'argomento vi interessa le storie sono scritte in modo scorrevole e interessante, molto sullo stile Lucarelli e i misteri d'Italia.

lunedì, settembre 04, 2006

Swami Kriyananda "I segreti dell'amore" e "Il matrimonio come espansione del sè" Amanda Edizioni €11.50
Il più piccolo di questi due libri viene usato solitamente come bomboniera nei matrimoni, ed è infatti in questo modo che è arrivato a me. Come facilemente si deduce dal formato, è uno di quegli istant book costituiti da una frase per pagina ed accompagnato da immagini carine, in cui lo scopo è quello di fornire una specie di tavola della legge per quello che riguarda il sentimento in questione.
Oltre a I segreti dell'amore che, diciamocelo, non è che dica niente di diverso rispetto ai baci perugina, ci sono un'altra serie di librini tesi a svelare anche i segreti dell'amicizia, quelli del matrimonio, quelli per la pace sulla terra e per la pace interiore, non ultimi i segreti per il successo, per la meditazione e per la felicità, la panacea di tutti i mali insomma.
Tralascio ogni commento perchè a questo punto nelle mie intenzioni il sarcasmo delle mie parole dovrebbe essere sufficiente.
Diverso il discorso per il libro "Il matrimonio come espansione del sè", che invece non è niente male. Due parole vanno comunque dette prima sull'autore: Swami Kriyananda è un discepolo di Paramasha Yogananda (Autobiografia di uno Yogi, il suo bestseller che potete trovare nelle edizioni Astrolabio) ed ha formato vicino ad Assisi la comunità Ananda, non a caso la casa editrice di questi libri. Insomma un Ashram a pochi passi dal centro di Roma, parafrasando le case di Campagnano.
Il libro cerca attraverso esempi sia di tipo eccelso che comuni, dalle coppie storiche a quelle di tutti i giorni, di fornire un piccolo vademecum alle situazioni che tutti i giorni le coppie, sposate o meno, possono trovarsi ad affrontare utilizzando sempre l'amore come costrutto che tende ad allargarsi piuttosto che limitativo e limitante.
Interessante visione dei fatti, può essere utilizzato per ripassare durante un corso prematrimoniale o anche in quei momenti in cui la relazione di coppia sembra attraversare una fase di crisi e bisogna trovare un nuovo equilibrio.
Io l'ho trovato ad una bancarella e mi ha colpito subito, contemporaneamente il gonzorte è rimasto abbagliato da una camicia di lino da santone indiano, cosa vorrà dire?

domenica, settembre 03, 2006

Maurice Leblanc "Arsène Lupin e la contessa di Cagliostro" Einaudi 10.50€
Questo libro racconta della nascita di quello che diventerà uno dei ladri più famosi della storia della letteratura, oscurerà anche il Rocambole di Ponson du Terrail, e darà il via ad una serie di cartoni animati di Monkey Punch che restano a tutt'oggi un capolavoro.
Se come me siete cresciuti guardando le avventura di Lupin III e quelle dei suoi amici, questo libro vi lascerà un po' con l'amaro in bocca, perchè il personaggio letterario, a parte il nome, condivide molto poco con il suo quasi omonimo disegnato.
Questo Lupin, in quello che a detta di alcuni è anche uno dei romanzi migliori di Leblanc, è un arrogante bastardo, succube di una donna misteriosa, una di quelle che si ammantano di segretezza per aumentare il loro fascino. La contessa di Cagliostro è una donna condannata all'eternità dal suo stesso mito, costruito con cura, che ricorda molto la Milady dei tre moschettieri.
Non c'è niente in questo Lupin dell'affascinante ladro gentiluomo simpatica canaglia e perennemente innamorato di Fujiko/Margot, questo si limita a non uccidere, ma tanti altri scrupoli non se ne fa, tanto meno le persone a cui si accompagna.
[O.T.: Anche nella prima serie di Monkey Punch, quella in cui Lupin aveva la giacca verde e i peli sulle mani, lui e i suoi amici uccidevano i cattivi, però mai l'ispettore Zenigata.]
Quello che questo libro mi ha lasciato è una certa curiosità per le altre recensioni di Evangelisti, che ha scritto una prefazione a questo libro molto carina e molto interessante, e un vago interesse per le avventure tra Lupin e Herlock Sholmes, emulo del più famoso Sherlock di cui però l'autore non voleva pagare i diritti agli eredi per aver usato il ben più famoso personaggio.
Comunque continuerò a guardare i cartoni animati, in fondo Lupin III è il bisnipote e le colpe dei padri non devono ricadere sui figli....

venerdì, settembre 01, 2006

Nagib Mahfuz "Il nostro quartiere" Economica Feltrinelli €6.50
Nella mia totale ignoranza ho creduto fosse il caso di leggere qualcosa di un premio nobel per la letteratura, purtroppo tornato alla ribalta solo in occasione della sua morte.
Mi sono quindi presa questo libro molto piccolo, ma molto molto bello. Sono racconti sparsi, tratti probabilmente dalle memorie giovanili dell'autore, e ogni piccolo paragrafo è una specie di polaroid di quella che doveva essere uno spaccato del Cairo dei primi del '900.
Vengo così a sapere che ogni quartiere era in perenne lotta con l'altro, esattamente come gli egiziani cercavano di scacciare gli inglesi e che c'erano i cosidetti futuwwa, gli "sceriffi" del quartiere, che si incaricavano di proteggerne la popolazioni dagli attacchi esterni, ma si facevano pagare tangenti dai negozianti e spadroneggiavano tirannicamente facendo i loro comondi in quanto intoccabili.
Osserviamo quello che per l'Egitto è stato un momento di passaggio tra l'imperialismo inglese e il raippropriarsi dei poteri, prima da parte del re e poi, in seguito, da parte del primo ministro Saad Zaghlul acclamato come salvatore della patria.
La parte migliore del libro è comunque lo sguardo innocente e contemporaneamente distaccato con cui l'autore riesce a cogliere i particolari, belli e brutti, tristi e felici che riempiono il libro, mi ha ricordato un pochino il Singer di "Un giorno di felicità", quello appunto in cui racconta della sua infanzia nel ghetto di Cracovia, approssimativamente negli stessi anni di Mahfuz.
Bel libro, sembra di guardare le foto delle vacanze di vostro nonno da bambino.

giovedì, agosto 31, 2006

DOMINO - http://www.dominomovie.com/ con Keira Knightley, Mickey Rourke e Edgar Ramirez
Cinema cinema, finita l'estate si torna ai film e questo mi è piaciuto molto.
Prendete "Pulp fiction", giratelo come "Paura e disgusto a Las Vegas" aggiungete "Scemo e più scemo" ed avrete la magica ricetta di uno dei film più pazzeschi che mi sia capitato di vedere ultimamente.
Gli attori sono bravi, ma io non me ne intendo, sicuramente Rourke non è proprio lo stesso di 9 settimane e 1/2, con questa facies che riprende quella di michael jackson, e non per colpa del pugilato, ma Edgar Ramirez nelle vesti di Choco, anzi meglio quando le vesti se le leva, è di un bello da far paura.
Lei è anoressica, ma la mia è tutta invidia.
Spettacolari nelle parti di loro stessi, vecchie stelline del serial Beverly Hills: Brian Austen Green (David) e Ian Zering (Steve). Sembra che chiunque sia famoso a Los Angeles in questo momento abbia avuto un cameo nel film, se guardate bene ne vedrete tanti; purtroppo poco tempo fa la vera Domino è morta di overdose e, in realtà, non tutti i morti sono morti: sul sito potete trovare la vera biografia della protagonista.
Un film che è adrenalina pura, particolarmente romanzato ma divertentissimo: il personaggio di Alf l'autista afgano è esilarante come anche i mafiosi che parlano al telefono in bolle di plastica dentro la piscina, sembrerebbe quasi vero...

mercoledì, agosto 30, 2006

Curtis Sittenfeld "Prep" Rizzoli, 17.50€
La parola Prep sta ad indicare ragazze la cui età ruota intorno a quella adolescenziale, in particolare, ragazze "agiate" che possono frequentare, come la protagonista del libro, una scuola preparatoria al college con una retta molto molto alta.
Lee Flora ha 13 anni quando un po' per caso e un po' per fortuna si sposta dall'Indiana a Boston per frequentare una di queste scuole superiori upper-class e la storia si articola nei quatro anni fino al momento del diploma, raccontato in prima persona una decina di anni dopo.
Lee non è particolarmente bella, neanche particolarmente intelligente e sicuramente non è ricca come la maggior parte delle sue compagne e compagni di classe, si trova ad Ault con una borsa di studio.
La storia ricorda un pochino Salinger, o Beverly Hills 90210 a seconda di quanto voglia esagerare con i richiami colti, pero' la cosa che più mi è piaciuta non è tanto la trama, scordatevi intrallazzi, sigarette, erba e sesso a volontà, anche di quest'ultimo la protagonista non fa abuso (seppure contro la sua volontà), quanto piuttosto alcuni dialoghi soprattutto interiori, uno stream of consciousness con la punteggiatura, una vera adolescente inquieta mascherata da acqua cheta.
Il sentirsi sempre fuori luogo, inappropriati, trasparenti o non abbastanza invisibili, un salto a piedi pari nel periodo schizofrenico denominato adolescenza, con tutto quello che comporta; troppe volte le parole di Lee sembravano quelle uscite dalla mia bocca e quasi sempre potevo ripensare a quando avevo riflettutto nel suo stesso modo arrivando alle sue stesse - errate - conclusioni. Ma non ci sono solo i rimandi all'adolescenza, ci sono purtroppo quei pensieri che arrivano dopo, quando uno diventa cronologicamente più grande e nonostante tutto si trova a rimpiangerla, non tanto nella sua globalità quanto piuttosto nei suoi piccoli episodi che sembravano così intrisi di vita che pensavi che poteva anche finire lì, eri abbastanza contenta tutto sommato, e invece no, la vita continua, le amicizie si perdono, i posti si lasciano e la vita continua con le tue cose più importanti che sbiadiscono lentamente dentro, perdendo di significato.
Forse questo non è un grande libro, forse potrebbe anche essere considerato una specie di Moccia per americani, però come sempre accade non è tanto il libro ma come lo leggi, e purtroppo a me riverbera parecchio, quindi nel bene o nel male sono contenta di averlo letto.

martedì, agosto 29, 2006

Kazuo Ishiguro - Non lasciarmi - Einaudi 14.00
Post mattiniero dovuto a insonnia causata da visione ennesima casa della mia vita, quindi vi parlo di un libro di quelli che rimangono dentro, uno di quelli che si insinua per capirsi.
La storia fondamentalmente parla di tre persone, due femmine e un maschio ed è narrata da una delle ragazze: si comincia in un collegio che sembra Hogwarts e piano piano alcune parole lasciate cadere dall'autore ci fanno capire che le cose non sono proprio così come sembrano.
Mentre i personaggi crescono anche noi capiamo un po' di piu' e veniamo a conoscenza che questa Inghilterra cronologicamente appaiata a noi si trova, per fortuna, in un'altra dimensione, dove le persone vengono coltivate come nelle serre, per fornire pezzi di ricambio.
L'idea non è proprio una novita', giusto un annetto fa al cinema faceva flop The island e tra i lettori di horror quella dei cloni per gli umani non è che un topos molto sfruttato, ma il libro parla di altro.
Ishiguro non a caso è anche l'autore di Quello che resta del giorno e in qualche modo le stesse atmosfere rarefatte le ritroviamo qui, come anche quelle emozioni che sembrano ormai di un'altra epoca, in alcuni casi sembra quasi di trovarsi in una trasposizone moderna di Jane Austen, anche se leggermente riveduta e corretta.
Libro bellissimo, credo anche nella traduzione italiana, parole scelte con cura e sensazioni che arrivano dritte nello stomaco, ma come una carezza.
La fine, struggente, resta una "non fine" esattamente come quando, almeno per me, terminato il libro, mi è rimasto dentro e a occhio e croce ci resterà parecchio.

lunedì, agosto 28, 2006

James Patterson, il Women's murder club ed altro
Torniamo al giallo classico, quello di cui abbiamo già parlato, quello seriale in cui i protagonisti, o in questo caso le protagoniste, ritornano libro dopo libro, anche se in questo 4° (4 di luglio) e 5° (Il 5° cavaliere - dell'apocalisse) c'è la sostituzione di un personaggio, morto nel libro scorso.
Ritroviamo l'agente Boxer alle prese con dei bambini veramente cattivi ed un omicida che i bambini li adora. Storia non proprio scontatissima, con un finale quasi azzeccato.
Un po' meno nell'altro libro in cui si privilegia la storia della nuova arrivata e sembra piu' un romanzo di Grisham, ambientato in tribunale per capirsi, piuttosto che un giallo, al quale vengono ritagliate giusto le ultime pagine.
Ultimo libro dello stesso autore di oggi è Lifeguard, bagnino, in cui un ragazzo viene designato come capro espiatorio nel furto di alcuni capolavori della pittura, seguono una serie di colpi di scena, dove, aiutato da un'agente FBI che strizza l'occhio alla Jodie Foster del Silenzio degli innocenti, il protagonista puro e buono nonostante tutto, sistema le cose. Libro veloce e carino, particolarmente estivo.
Patterson lo preferisco comunque alle prese con il detective Alex Cross e a occhio e croce è giunta l'ora di un nuovo romanzo.

domenica, agosto 27, 2006

Jeffrey Eugenides "Le vergini suicide " e "Middlesex"
Quello che piu' di tutto mi sconvolge di questo autore è principalmente la semplicità delle sue storie: senza essere nè splatter, nè paurose o particolarmente incalzanti riescono a tenerti legato al libro soltanto per la trama.
Un annetto fa ho letto middlesex, fondamentalmente perche' non avevo capito il titolo, e la storia era quella di un ragazzo ermafrodito cresciuto come una femmina -Calliope - fino a circa 18 anni, con tutto quello che ne consegue, in una famiglia che sembra quella de il mio grosso, grasso matrimonio greco. Storia interessante, con richiami al passato particolare della famiglia di Cal, scampata al massacro dei turchi in grecia.
Quest'altro libro l'ho trovato al mare e l'ho comprato perche' mi ricordava una storia di cui avevo sentito parlare, ma non ho mai saputo se fosse stata vera o meno. Tutto ruota attorno a cinque sorelle dai 13 ai 17 anni che piano piano si suicidano, ma detto cosi' non rende l'idea. La narrazione viene fatta dai ragazzi del quartiere che le veneravano come fossero delle dee e la cui scomparsa cosi' tragica e inspiegabile rende il loro mito una leggenda.
Questo libro è diventato un film di Sofia Coppola parecchi anni fa (forse era il 1999), anche perche' l'edizione originale è del 1993, mentre con Middlesex l'autore ha vinto il premio Pulitzer nel 2003.
Eugenides vive ora a Berlino e spero un giorno di poterlo incontrare anche solo per poterlo guardare, mi accontento di poco, come i vicini di casa delle sorelle Lisbon.